Attacchi di panico: nei giovani sintomo di disagio sociale
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Attacchi di panico: nei giovani sintomo di disagio sociale
Nei giovani l'attacco di panico può essere una spia di difficoltà in famiglia e nell'approccio con il mondo.
Recenti ricerche hanno confermato che l'attacco di panico è legato a fattori genetici. Il fatto che il sintomo si presenta in maniera sempre più frequente anche in giovane età fa pensare ad un'importante incidenza di fattori ambientali.
A fornire argomenti interessanti per l'origine genetica degli attacchi di panico avevano già contribuito i ricercatori dell'Istituto di biologia medica e molecolare di Barcellona uno studio pubblicato sulla rivista New Scientist. Nello studio si arrivava alla conclusione che lo scatenamento degli attacchi di panico ha alla base un'anomalia genetica. Come responsabile di questa vulnerabilità i ricercatori individuarono una piccola regione del cromosoma 15, che appare raddoppiata nei pazienti colpiti.
Una ricerca più recente (di poco più di un mese fa) conferma la possibilità che ci sia una spiegazione genetica agli attacchi di panico, infatti le persone che ne soffrono hanno ridotte quantita' di una molecola in alcuni circuiti cerebrali connessi con la genesi dell'ansia. Molecola che si trova in alcuni circuiti cerebrali connessi con la genesi dell'ansia. La molecola in deficit e' il recettore della serotonina 5-HT1A, noto per essere il bersaglio farmacologico di alcuni tra i piu' famosi ansiolitici. Autori della scoperta sono Alexander Neumeister e Wayne Drevets, del National Institute of Mental Health (NIMH) e a riferirlo è stata la rivista Journal of Neuroscience.
Si calcola che l'attacco di panico è un problema che affligge il 2% della popolazione mondiale.
Una ricerca su 'Disagio giovanile e attacchi di panico' realizzata a Torino dall'Associazione per la ricerca sulla depressione parla di dati molto più allarmanti: il 33% dei giovani tra i 18 e i 25 anni soffrirebbe di attacchi di panico.
Un dato così elevato fa pensare che se una predisposizione genetica è alla base dell'insorgenza dell'attacco di panico, il fattore ambientale, ed in particolare sociale, ha un ruolo determinante nel manifestarsi di quella predisposizione o nell'insorgenza tout-court del disturbo.
Nei giovani la solitudine, l'incomunicabilita', le situazioni familiari critiche e le difficolta' nell'approccio con il mondo del lavoro possono esprimersi con il ricorso ad alcol o stupefacenti, con atteggiamenti a volte violenti e aggressivi. In questo quadro, gli attacchi di panico diventano un'ulteriore mezzo di espressione psichica del malessere e del disagio, dicono gli esperti. Lo studio clinico piemontese, che sara' presentato ufficialmente mercoledi' prossimo alle 11 nella sede dell'associazione in via Belfiore 72 a Torino, ha coinvolto un campione di persone che si sono rivolte al Servizio di ascolto dell'Associazione, con la richiesta di un colloquio informativo di orientamento. Si tratta di un incontro di 45 minuti che si tiene in presenza di uno psicologo, durante il quale si parla dei propri problemi e si ricevono indicazioni personalizzate sui percorsi di cura. Nel periodo di osservazione, tutto il 2003, l'attenzione si e' concentrata prevalentemente sul vissuto soggettivo del disturbo, sulle risposte dell'ambiente familiare e amicale nei confronti della malattia e sul rapporto esistente tra disagio giovanile e disturbo da attacchi di panico.
L'attacco di panico è il modo in cui, senza altri segni premonitori, può manifestarsi l'ansia.
E' caratterizzato da un improvviso senso di terrore acuto e violento, angoscia e timore di perdere il controllo, talvolta accompagnate da paura di morire, palpitazioni, affanno, tremori, sudorazione, senso di soffocamento, dolori al torace o all'addome, bisogno disperato di aiuto.
Pur durando pochi minuti lascia un profondo senso di malessere e disagio, ma soprattutto la paura che esso possa ripetersi. Dopo un periodo di relativo benessere l'attacco di panico si ripete con frequenza creando di solito la paura di allontanarsi dal luogo o dalla situazione in cui ci si sente sicuri, si cerca la compagnia di una persona di fiducia e si tende a stare a casa e se si decide di uscire lo si fa con paura e si seguono percorsi prefissati limitandosi ai luoghi conosciuti. Questa condizione è nota come agorafobia e spesso segue l'attacco di panico. La persona colpita spesso tende a non parlare del proprio disturbo e a non si rivolgersi al medico.
L'attacco di panico è di solito associato all'ansia, ma le persone che soffrono di depressione possono facilmente trovarsi di fronte ad un attacco di panico. Probabilmente in questi casi, è la stessa disposizione rispetto alla propria vita che genera l'una e l'altra condizione. Questo nesso è particolarmente importante, poiché nella vita della persona depressa, quando cioè la depressione è uno stato costante, l'attacco di panico può presentarsi, paradossalmente, come l'unica vera forma di emotività intensa, entro un quadro di vita caratterizzato dall'ipercontrollo sulle proprie emozioni.
Finora, se si escludono le ipotesi qui formulate, non sono noti i fattori scatenanti. C'è chi ha ipotizzato come causa l'attivazione di alcuni nuclei ipotalamici connessi allo stress, e la liberazione di alcuni neurotrasmettitori, detti catecolamine, dando per scontata la presenza di problemi di personalità alla base. Tra i fattori considerati anche l'"iperfunzionamento" della tiroide.