Savona: progetto "Chill-out"
Savona: progetto "Chill-out"
Decompressione dopo la disco: cibo e relax prima di mettersi alla guida
Savona. Si chiama zona "Chill-out" ed è la nuova frontiera della prevenzione e sensibilizzazione del popolo della notte, che
ogni fine settimana affolla i locali cittadini e della Riviera per l'escalation di feste, musica e divertimento che spesso,
purtoppo, si lascia alle spalle una scia di sangue inconcepibile. La zona Chill-out è uno spazio di decompressione soft,
all'interno della discoteca o del locale notturno, nella quale i ragazzi possono sostare per un adattamento graduale al
"silenzio" esterno e agisce come una sorta di tranquillante naturale. Si potrebbe definire come lo spazio di transizione tra
pista, le luci e la musica e il volante dell'automobile utilizzata per tornare a casa. L'iniziativa, sviluppata del Ser.T
dell'Asl 2 Savonese, diretta da Francesca Romani, ha fatto il suo sbarco nella discoteca Soleluna Beach di Albisola Marina
nella nottata di sabato scorso, per il primo di tre appuntamenti - sperimentazione. La camera Chill-out fa da contrasto
all'energetica pista da discoteca con il suo ambiente new age, fatto di candele, musica rilassante e un servizio
completamente opposto a quello del bancone del bar del locale. All'interno infatti, oltre a potersi sottoporre gratuitamente
all'alcool test, c'è anche la possibilità di rifocillarsi grazie ad nutella party, focaccia, succhi e snack di ogni tipo.
Tutto, insomma, progettato per poter prendere contatto con il proprio stato di benessere fisico e psichico. All'interno del
Soleluna, a confermare una tendenza già riscontrata dalle forze di polizia impegnate nei controlli su strada, sono i
giovanissimi le persone che meglio recepiscono la sensibilizzazione di un problema serio, mentre gli over quaranta, nega
spesso le proprie responsabilità. «È la prima volta che vedo una iniziativa del genere - dicono Andrea Castaldo e Andrea
Catapano- ed abbiamo voluto provare il servizio. Ogni volta che si esce da un locale si rimane confusi, ancora con la musica
nelle orecchie. Poi non si può dire che non si beva e quindi poter abituarsi allo stacco dalla pista e sapere quando ci si
può mettere al volante è importante. Ci tranquillizza».
Andrea è uno dei primi ad utilizzare il servizio che Asl 2 e Soleluna mettono a disposizione dei propri clienti, vuole la
nutella anche se gli piacerebbe avere ancora una birra. Sono però quasi centocinquanta i raggazzi che da soli o in compagnia
entrano nell'angolo di decompressione. «E' molto tempo che quando usciamo - spiega Luca Maida , studente ventunenne -
decidiamo a sorteggio chi della combriccola non beve e riaccompagna a casa tutti. Questa iniziativa potrebbe cambiare le
nostre abitudini anche se, come ci hanno detto, è importante capire perchè si beve e quanto bere».
Questo, infatti, è uno degli altri motivi per i quali si cerca di fare prevenzione sugli effetti della guida in stato di
ebbrezza dopo le serate da leoni passate in discoteca. Non esiste solo il problema di quanto si beva, ma anche del perchè si
beva tanto. Un professionista di 42 anni che si è sottoposto al test dell'etilometro si è stupito del tasso riportato: 1,20
grammi/litro, negando poi di aver bevuto tanto. Diverso è l'approcio per i giovani. che, quantomeno, riconoscono il problema.
«Si pensa che bere aiuti a divertirsi - dice Giordana Ghiso, studentessa savonese - però oltre una certa soglia è come non
essere più al mondo. Ho mangiato focaccia e fatto il test dell'etilometro e, almeno per questa sera, so che non dovrò
aspettare ancora molto prima di poter tornare a casa».
«La priorità del nostro intervento - spiega la dottoressa Maura Chiarlone, responsabile del progetto Chill Out - è avvicinare
il popolo della notte, cioè la parte più vulnerabile rispetto al problema dell'alcool e non solo, alla coscienza e alla
consapevolezza dei pericoli che derivano da un atteggiamento sbagliato nei confronti di sostanze alcooliche e stupefacenti.