Adolescenti obesi e dipendenti: un sondaggio del CNR di Pisa fotografa le abitudini "malate" degli adolescenti
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Adolescenti obesi (e dipendenti)
Il sovrappeso sarebbe solo una faccia di una generale tendenza a non poter fare a meno di sostanze, fumo, alcol, gioco
d'azzardo o, appunto, cibo
MILANO - I bambini e gli adolescenti italiani sono fra i più obesi d'Europa, ormai non è un segreto per nessuno: la
percentuale di ragazzini più che sovrappeso è intorno al 6 per cento nel Nord Italia e oltrepassa il 17 per cento al Sud. Ma
che cosa c'è dietro i chili di troppo, nella vita di questi ragazzi? Come vivono in famiglia, hanno altre "debolezze" oltre
al cibo? Alcuni ricercatori dell'Istituto di Fisiologia del CNR di Pisa se lo sono chiesto, indagando i comportamenti degli
adolescenti italiani obesi attraverso l'analisi di oltre 40mila questionari spediti ad altrettanti studenti fra i 15 e i 19
anni nell'ambito dello studio ESPAD ("European School Survey Project on Alchool and other Drugs"). Le risposte date dai
ragazzi obesi dipingono il ritratto di adolescenti sofferenti, che in un caso su quattro sono in preda a quella che i
ricercatori hanno battezzato "sindrome della dipendenza": in questi giovani l'obesità, in altri termini, sarebbe solo una
faccia di una generale tendenza a non poter fare a meno di sostanze, fumo, alcol, gioco d'azzardo o, appunto, cibo.
DIPENDENZE - «I ragazzi obesi si rapportano al cibo in modo bulimico, compulsivo e ne sono di fatto dipendenti; inoltre,
questi adolescenti fanno uso di allucinogeni, stimolanti, perfino cocaina o eroina più spesso dei loro coetanei normopeso»,
spiega Sabrina Molinaro del CNR di Pisa, coordinatrice della ricerca assieme alla collega Francesca Denoth. «La dipendenza è
essa stessa una malattia, indipendentemente dall'oggetto o dalla situazione di cui non si riesce a fare a meno. E le "vie
biologiche" delle diverse dipendenze hanno elementi in comune: il nucleo accumbens nel cervello, ad esempio, è coinvolto in
tutte le forme di dipendenza - interviene Gianluigi Conte dell'Istituto di Psichiatria e Psicologia dell'università Cattolica
di Roma -. Poi, a seconda del temperamento della persona, delle sue esperienze e delle occasioni che si presentano, la
"sindrome da dipendenza" diventerà abuso di sostanze, eccesso di cibo, comportamento compulsivo o un mix di questi. Ci sono
ragazzi che cercano l'eccitazione, altri che vogliono la calma, quelli che preferiscono ipnotizzarsi di fronte alle slot-
machine, quelli che si nascondono dentro un corpo enorme». Stando ai dati raccolti dai ricercatori pisani, nelle ragazzine la
correlazione fra l'obesità e altre forme di abuso di sostanze è ancora più forte e alcune dipendenze, ad esempio quella dal
gioco d'azzardo, sembrano quasi esclusivamente femminili.
MASCHI E FEMMINE - «Le differenze fra maschi e femmine sono evidenti attorno ai 15-16 anni, quando sono soprattutto le
ragazze a incanalare la sofferenza nel vedersi obese in comportamenti "devianti". Probabilmente dipende dal fatto che i
ragazzini, a quell'età, sono ancora un po' "bimbi" mentre le adolescenti sono più consapevoli, non si accettano e patiscono
di più la loro non-rispondenza ai modelli di bellezza proposti dalla società - osserva Molinaro -. I nostri dati, inoltre,
confermano che gli adolescenti con problemi di peso passano più tempo degli altri di fronte alla tv e ai videogiochi: i
genitori dovrebbero porsi qualche domanda se i figli sono spesso soli a casa, hanno comportamenti insoliti e tendono ad
accumulare peso. Purtroppo però i rapporti familiari degli adolescenti obesi con comportamenti di dipendenza non sono dei più
facili: il 30 per cento di loro non vive con entrambi i genitori o ha grossi problemi di relazione in famiglia». L'80 per
cento dei ragazzi obesi con "sindrome da dipendenza" si circonda di amicizie sbagliate, che favoriscono l'uso di droghe; poco
meno del 30 per cento non frequenta regolarmente la scuola. Ragazzi allo sbando, insomma, che avrebbero bisogno di una guida
almeno in casa. «Oggi però molte famiglie sono disgregate e, anche se non sono la causa diretta dei comportamenti anomali dei
giovani, di certo non aiutano a contenerli - sottolinea Conte -. Per questo nei giovani le terapie più efficaci delle
dipendenze prevedono un approccio alla "alcolisti anonimi": il contatto con persone con lo stesso problema o con coetanei che
si presume possano comprendere meglio i loro problemi aiuta i ragazzi a parlare senza vergognarsi e facilita la guarigione».
Elena Meli