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Alcohol prevention day 2011: il resoconto e le presentazioni

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Alcohol prevention day 2011: il resoconto e le presentazioni
È giunto alla decima edizione l'Alcohol Prevention Day. Celebrata oggi all'Istituto superiore di sanità, ancora una volta la

giornata è stata occasione per fare un bilancio sui cambiamenti dell'abitudine al bere nell'ambito dei comportamenti

individuali e sulle iniziative intraprese da parte delle istituzioni per contrastare l'uso dannoso e rischioso di alcol.
Un bilancio positivo sottolineato dal presidente dell'Iss Enrico Garaci nella sua introduzione giacché l'attività svolta in

questi anni dalle istituzioni e dalla rete di interlocutori che si avvantaggiano del prezioso contributo delle associazioni

di volontariato, di advocacy e di categoria. Un approccio basato sull'integrazione dei ruoli e delle competenze che ha

consentito di monitorare con sempre maggior dettaglio un fenomeno che avrebbe rischiato altrimenti di essere sottostimato.

Ciò è stato possibile grazie all'instaurarsi di più intense sinergie tra le istituzioni, come testimoniato dalla presenza del

capo del Dipartimento per le politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giovanni Serpelloni, che ha

sottolineato, apprezzando il profilo delle ricerche e delle attività svolte dall'Iss, la necessità di un approccio integrato

a tutte le dipendenze: alcol, droga, fumo e uso di farmaci. Apprezzamento e sostegno manifestato anche da Paolo Casolari,

Direttore dell'Ufficio IV della Direzione Generale della comunicazione e relazioni istituzionali del Ministero della Salute

che garantisce costantemente attraverso un importante collaborazione la comunicazione istituzionale orientata alla

prevenzione articolata attraverso la consistente offerta di materiali delle campagne annuali sull'alcol e la disponibilità

dell'informazione sul sito istituzionale.
Le tendenze
È toccato a Emanuele Scafato (Cnesps-Iss) e a Domenico Adamo (Istat) illustrare, da due punti di vista diversi, la situazione

del consumo di alcol in Italia. Non si registrano variazioni importanti rispetto agli anni scorsi, piuttosto si consolidano

tendenze sotto osservazione da tempo. Soprattutto il progressivo allontanamento, specialmente delle classi di età più

giovane, da modelli di consumo mediterraneo (moderato e ai pasti) a favore di modelli culturalmente estranei al nostro Paese

e comunque socialmente disapprovati fino a non molto tempo fa: happy hour, open bar, pubs' crawl, drink as much as you can. A

preoccupare sono soprattutto le ragazze comprese tra gli 11 e 15 anni, classe di età in cui si registra una media di

consumatrici nettamente superiore alla media femminile italiana. Attenzione meritano anche gli anziani, in cui si concentrano

abitudini di consumo poco compatibili con la fisiologia della terza età. A tale scopo di grande utilità si sta dimostrando il

Progetto europeo Vintage-Good Health into Older Age, progettato proprio dall'Osservatorio nazionale alcol del Cnesps-Iss.
Il contesto internazionale
Sono 2 miliardi nel mondo le persone che consumano bevande alcoliche e 2,3 milioni muoiono per causa correlate all'alcol (è

al 7° posto tra i fattori di rischio più letali). Più di 76 milioni invece le persone affette da patologie alcol-correlate.

Come se non bastasse, l'alcol rappresenta (in maniera diretta o indiretta) la prima causa di morte tra i 15-29enni in Europa.
Questi i dati internazionali presentati da Lars Møller (WHO Regional Office for Europe) che ha illustrato inoltre le

strategie dell'Oms per la prevenzione e il contrasto dell'uso dannoso e rischioso di alcol. Nell'intervento di Lidia Segura

(Generalitat de Catalunya, Departament del Salut) un'analisi dei progetti europei finalizzati all'identificazione precoce del

bere problematico, con un occhio di riguardo all'Italia che si è dimostrata un buon esempio per gli sforzi profusi nella

ricerca e nelle attività di implementazione.
Il consumo secondo la scienza
Nell'intervento di Gianni Testino (Società italiana di alcologia) il delicato rapporto tra alcol e tumori. Delicato, non

soltanto per l'impatto sociale del cancro, ma soprattutto perché presente anche nei casi di consumo sociale (quello che non

sconfina nell'abuso). Dalla revisione della letteratura appare chiaro il coinvolgimento dell'alcol nell'insorgenza di tumori

della cavità orale e della laringe, dell'esofago e del colon retto, del fegato e del seno. Soprattutto, sembra chiaro che non

esiste una quantità di alcol che non comporti un aumento del rischio di tumori.
Dati che non è possibile ignorare nella messa a punto di nuove linee guida per il consumo di alcol in Italia. Insieme a tutte

le altre evidenze scientifiche che sottolineano i rischi dell'alcol da soppesare di fronte ai benefici. È quel che ha fatto

Andrea Ghiselli (Inran) confermando che alla luce delle attuali conoscenze scientifiche i consumi da non superare sono 2

unità al giorno per i maschi, 1 per le donne e 1 per gli anziani. Per categorie specifiche (come bambini, adolescenti e donne

in gravidanza) è d'obbligo l'astensione.
Infine, nell'intervento di Valentino Patussi (Centro alcologico regionale della Toscana) il difficile rapporto tra alcol e

lavoro.
In conclusione della giornata ampio spazio è stato riservato agli interventi di rappresentanti del mondo associativo ed

economico:
- Aa (Alcolisti anonimi)
- Aicat (pdf 112 kb) (Associazione italiana degli alcolisti in trattamento)
- Asaps (Associazione sostenitori amici Polizia Stradale)
- Comune di Nove
- Confida (Associazione italiana della distribuzione automatica)
- Coop (pdf 3,6 Mb)
- Eurocare Italia (pdf 3,8 Mb)
- Moica (Movimento italiano casalinghe)
- Moige (Movimento italiano genitori).