Alcol e sindrome metabolica: un consumo moderato può essere d'aiuto
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Secondo quanto segnalato dal Centro Studi dell'Alimentazione (Nutrition Foundation of Italy), un consumo moderato di alcool si associa a una minore incidenza della sindrome metabolica.
Lo suggerisce una metanalisi di studi osservazionali, pubblicata il mese scorso su "Atherosclerosis". Lo studio, che ha coinvolto circa 40.000 soggetti di entrambi i sessi, ha preso in considerazione tutte le pubblicazioni scientifiche rilevanti che hanno sondato la possibile correlazione tra il consumo di alcol e la Sindrome Metabolica. Lo scopo era quello di scoprire in modo preciso questa relazione.
Dall'analisi è emerso che un consumo di alcol nella misura massima di 40 g al giorno negli uomini, e fino a 20 g al giorno nelle donne, riduceva in maniera significativa l'incidenza della sindrome metabolica. Nello specifico, la probabilità di sviluppare la Sindrome si riduceva di circa il 16% tra gli uomini (1 caso su 6 evitato) e del 25% tra le donne (1 caso su 4 evitato) rispetto a quanto si è potuto osservare tra gli astemi. Nei casi di consumo di alcol più elevati, invece, il vantaggio protettivo si riduceva e perdeva di significato statistico.
L'assunzione di alcol nella misura indicata pare non essere significativa se questa avviene per mezzo di vino, birra o altre bevande. In questo modo appare evidente che l'azione è dovuta al componente alcolico e non ad altri eventuali componenti delle singole bevande.
La sindrome metabolica (SM), ricorda l'NFI, è una patologia sempre più diffusa nel mondo occidentale (fino al 15% degli adulti ne sono portatori), caratterizzata dalla presenza di almeno tre delle seguenti condizioni: circonferenza addominale aumentata (> 102 cm negli uomini e di 88 cm tra le donne), pressione arteriosa > 130/85 mmHg, trigliceridemia > 150 mg/dL, glicemia > 100 mg/dL, colesterolemia HDL < 40 mg/dL tra gli uomini e < 50 mg/dL tra le donne. La SM rappresenta un aggravio notevole per la salute e l'economia dei paesi sviluppati, per la sua correlazione con il rischio di essere colpiti sia dalla malattia diabetica che da eventi cardio-cerebrovascolari come l'infarto miocardico e l'ictus cerebrale.
Secondo NFI, questo effetto protettivo potrebbe essere dovuto, almeno in parte, all'azione antinfiammatoria che l'alcol stesso, sempre a dosi moderate, ha mostrato di possedere in numerosi studi. Nella SM, infatti, i meccanismi dell'infiammazione sono di solito attivati. Anche gli effetti favorevoli dell'alcol sulla colesterolemia HDL e soprattutto sulla sensibilità all'Insulina - parametri che in genere risultano alterati nella SM stessa - possono contribuire a spiegare il ruolo protettivo osservato.