Alcol: farmaco sperimentale. Risultati di uno studio
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Con un farmaco sperimentale è stato individuato nel cervello il bersaglio specifico su cui l'alcol agisce per causare i suoi effetti più pericolosi : effetti a breve termine, come ad esempio la sedazione, la sonnolenza e la mancanza di coordinamento, molto spesso causa di incidenti stradali.
Lo si evince dai risultati degli esperimenti su cellule umane con un farmaco eseguiti da Richard Olsen e Martin Wallner del Department of Molecular and Medical Pharmacology dell'Università di Los Angeles, resi noti sulla rivista dell'Accademia Americana delle scienze PNAS.
I ricercatori hanno scoperto che l'interferenza della molecola Ro15-4513, il principio attivo del farmaco in questione, impedisce all'alcol di legarsi ai recettori e di indurre gli effetti stupefacenti dell'alcol.
A rivelare gli stessi risultati in Italia, Gianluigi Gessa, dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Cagliari: che ha affermato che lo studio è ancora a livello sperimentale: "Il farmaco non è ancora stato testato sull'uomo, bensì soltanto sugli animali. In genere però tutti i risultati degli esperimenti riguardanti l'alcolismo fatti su cavie sono stati confermati anche sull'uomo".
I ricercatori Usa sono arrivati ad isolare il sito studiando il meccanismo di azione di un farmaco sperimentale, la molecola "Ro15-4513", nella speranza, poi rivelatasi vana, risultasse utile contro l'alcol-dipendenza.
"Ro15-4513 induce sobrietà - ha confermato il professor Gessa. Riesce addirittura a far uscire dallo stato di coma etilico che si ha quando si abusa d'alcol. Un farmaco che non è certo nuovo: "E' da almeno 15 anni che lo si conosce, ha il brevetto ma non è stato mai messo sul commercio perché non solo è inutile nella lotta all'alcolismo ma potrebbe addirittura aumentare il numero di alcol- dipendenti. In un certo senso, cancellando gli effetti indesiderati, potrebbe addirittura indurre a bere di più".
Lo studio è comunque importante per sviluppi futuri: "Abbiamo cominciato a capire come l'alcol agisce sul cervello. Adesso bisogna lavorare su farmaci che riducano il desiderio di bere.