Alcol, Scafato (Iss): minaccia alla salute per oltre 700 mila minori
ALCOL, SCAFATO (ISS): MINACCIA ALLA SALUTE PER OLTRE 700 MILA MINORI
"Un fenomeno tutt'altro che isolato e, in alcune circostanze, è quasi sempre la noia e la voglia di trasgredire che caratterizzano comportamenti resi ancora piu' possibili dall'abbassamento della percezione del rischio, fatto tipico tra i minori e che l'alcol amplifica"
ROMA - "Un fenomeno tutt'altro che isolato e, in alcune circostanze, è quasi sempre la noia e la voglia di trasgredire che caratterizzano comportamenti resi ancora piu' possibili dall'abbassamento della percezione del rischio, fatto tipico tra i minori e che l'alcol amplifica. È da notare che in coma etilico un minore non ci va per una quantita' industriale di alcol, non avendo la capacita' di metabolizzare la bevanda alcolica che consuma. Motivo per il quale l'alcol assorbito circola immodificato nell'organismo e raggiunge il cervello determinando, secondo modalita' che sono differenti rispetto ad un adulto, un dato d'intossicazione acuta che troppo facilmente puo' evolvere in un coma etilico". Lo dice Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto superiore di Sanita' (Iss), commentando la notizia riportata da il gazzettino.it su una tredicenne finita in coma etilico a Pordenone nel giorno della Festa della Repubblica.
Tutto e' successo martedi' pomeriggio. La ragazza era con degli amici al parco di via Brusafiera, e con loro "i bottiglioni di vino portati da casa". Perde conoscenza e viene lasciata sola: "È in coma etilico e- scrive il gazzettino.it- anziche' starle accanto, gli amici con cui e' uscita scappano". A salvarla saranno "alcuni adulti che hanno assistito alla scena e chiamano la sala operativa del 118".
Il direttore dell'Osservatorio continua: "Nel caso della ragazza la bevanda consumata era quella presente a casa, il vino. Ma nei fatti tutte le bevande alcoliche, a partire dalla birra e dai cocktail superalcolici, minacciano quotidianamente la salute di oltre 700 mila giovani in tutta Italia al di sotto dell'eta' minima legale dei 18 anni. Eta'- ricorda il medico- in cui nessun adulto dovrebbe vendere, somministrare o comunque mettere nelle disponibilita' di un minore qualunque tipo e qualunque quantita' di bevanda alcolica. La sfida per gli adulti- precisa l'esperto- e' quella di riuscire a svalorizzare il senso di un comportamento determinato sostanzialmente dal valore d'uso della sostanza psicoattiva piu' diffusa nella societa'. Sottrarre i minori fino ad una eta' di 18-21 anni - quando matura sia la capacita' di metabolizzare l'alcol, sia le strutture celebrali che caratterizzano l'individuo come razionale - e' una priorita' non solo sanitaria ma soprattutto sociale e a cui tutti, a partire dalle istituzioni, dalle famiglie e da chi dispensa gli alcolici nei luoghi di aggregazione giovanile, sono chiamati a contribuire".
In Italia esistono "contesti in cui questi fenomeni sono piu' incidenti, in cui ambienti familiari e sociali normalizzano maggiormente il consumo di alcol da parte dei minori a partire dall'abilitazione al consumo precoce all'interno della famiglia. È chiaro che il problema si pone in tutte le situazioni in cui i giovani si trovano a gestire, spesso senza averne la capacita', situazioni e contesti che sono imposti dal 'mercato' e dalle logiche che vorrebbero chi non beve come persona da escludere dal gruppo. La verita' e' l'esatto contrario- conclude Scafato- solo chi non beve mantiene il controllo di se stesso e rischia meno".
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Salute_e_Ricerca/News/info-1103650527.html
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)