Belle, famose ed infelici
alcol droga psicofarmaci dipendenze donne malattie giovani alcolismo
Sono belle e famose. Possiedono cultura, talento, sensibilità e passionalità. Hanno tutto: successo, uomini, denaro, applausi. Sono scrittrici, poetesse, attrici, fotografe, cantanti, artiste. Le numero uno. Inseguono come un fuoco fatuo la felicità. Ridono in pubblico e piangono in privato. Sono percorse dall'inquietudine. Torturate dall'ansia, aggredite dal male di vivere, depresse, disperate. Meravigliosamente infelici. Hanno un'estrema sensibilità. Non reggono la fatica di vivere. Non sono amate e non si amano. Hanno paura di affrontare se stesse. Le loro notti si fanno più cupe, le giornate in salita, l'esistenza priva di significato. Un oceano di vuoto. Quando non riescono più a sorridere passano all'alcol. Si intossicano di pastiglie, cercano di dimenticarsi con gli psicofarmaci. Alcol e droga diventano i loro demoni custodi. Molte se ne vanno disperate, alcune convivono con il male oscuro. Altre, le più forti, vincono la loro battaglia, recuperando un buon rapporto con se stesse e con gli altri. Ventitre ritratti di donne celebri, di muse idolatrate, seduttrici senza limiti, amanti maltrattate e comunque bombe a orologeria di sentimenti e di carattere, sono raccolti in un libro di Marco Innocenti "La malattia chiamata donna"; sottotitolo: "Erano belle, famose e depresse" (edito da Mursia, 17 euro). Femmine dai percorsi artistici e privati eccezionali e tumultuosi: da Zelda Fitzgerald a Silvana Mangano, da Margaux Hemingway a Billie Holiday a Françoise Sagan. Fino a Gene Tierney, attrice negli anni '40 corteggiatissima da John Kennedy che prima la fa innamorare poi la lascia, nel suo stile e del suo clan. Storie dannate come quella di Romy Schneider, fascino malinconico, che ha amato più di quanto è stata amata e che confessò «non sono fatta per essere felice»: non si riprenderà più dalla morte del figlio quattordicenne e si lascerà morire spegnendosi come una fiamma una notte di maggio in abito da sera, «fragile, nobile, solitaria e fiera» come aveva sempre vissuto. D.H. Lawrence l'ha paragonata a Dickens. Virginia Woolf ha detto di lei: «Era la sola di cui sono stata veramente gelosa». Katherine Mansfield, la farfalla malata, prosa intensa e raffinata, sceglie la scrittura come mezzo di espressione. Insofferente alle convenzioni, fa della sua vita un banco di prova per la gioia e il dolore, tra matrimoni e separazioni lampo, flirt, amori omosessuali, un aborto, passioni e tentazioni bohémienne. Tra le grandi della letteratura, Virginia Woolf, talentuosa scrittrice inglese, ma donna fragile e inquieta, che muore al terzo tentativo di suicidio spingendosi nelle acque del fiume Ouse nel Sussex con due sassi nelle tasche. La divina tra le divine Marilyn Monroe che cerca nei fuggevoli incontri di una notte e nelle false promesse degli uomini la sicurezza che le manca e quell'amore paterno mai avuto, ma sempre cercato. La geniale e disperata Camille Claudel giovane scultrice vittima dell'amore succube per il suo pigmalione Auguste Rodin che la attrae come una mantide nel suo atelier e nella sua vita. L'8 dicembre 1883 Camille entra nella prigione dell'amore e della malattia. Un'infanzia segnata quella di Billie Holiday, dalle violenze, dal razzismo, dalla brutalità di una vita per strada; trova solo per un attimo una luce di redenzione nella musica blues. La sua vita difficile riempie di verità le note che escono dalla sua bocca, ma il destino è già tracciato e la conduce tra droga, alcol e continui arresti alla tragica fine in un letto di ospedale. Si fa carico delle ingiustizie del mondo e ne rimane segnata per sempre Diane Arbus, che ha voluto dar voce agli invisibili e agli emarginati con la sua fotografia. Una vita brevissima quella della bellissima Margaux Hemingway, nipotina prediletta di Ernest, che va alla deriva in un mercato del glamour e della passerella e che ha voluto staccare da sola il biglietto d'addio. E i dati sulla depressione non sono rassicuranti: ne soffre una donna su sei. L'Organizzazione mondiale della Sanità lancia l'allarme: nel giro di una decina d'anni sarà la seconda causa di invalidità nel mondo sviluppata e declinata al femminile.