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Belluno: alcol, pazienti raddoppiati in dieci anni

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Alcol, pazienti raddoppiati in dieci anni


Negli ultimi dieci anni il numero delle persone seguite dal Sert Alcologia tra Belluno, Agordo e Auronzo è raddoppiato. Un dato che fa saltare agli occhi come il fenomeno legato all’alcool e alle dipendenze sia sempre più un’emergenza sociale. Se ne è parlato ieri a Belluno al Centro Giovanni XXIII, durante il convegno organizzato nel capoluogo per celebrare i trent’anni di vita e attività del Ceis.


Numeri in crescita. Dei numeri provinciali ha parlato Alfio De Sandre, direttore del Dipartimento delle dipendenze dell’Usl 1. Lo scorso anno i pazienti nei tre Sert della provincia sono stati 1.107, di cui 692 alcolisti (268 a Belluno 268, 330 ad Auronzo, 94 ad Agordo), 318 tossicodipendenti (247 nel capoluogo, 28 e 43 ad Auronzo e Agordo) e 97 appoggiati. «Molto rilevante», ha precisato De Sandre, «anche il numero dei soggetti che, per dipendenze, hanno dovuto sottoporsi a un accertamento dell’idoneità di guida. Lo scorso anno erano 253, mentre nel 2003 se ne contavano 6».


L’alcologia di Auronzo, che quest’anno compie trent’anni, dal 1983 al 2012 ha registrato 5.328 ricoveri, 1.271 trattamenti ambulatoriali e 214 con approccio metadonico. Il totale: 6.723. «Ricordiamo che un terzo delle persone interessate è bellunese», ha aggiunto De Sandre, «perché il 35% è arrivato da altre regioni d’Italia e il 32% da altre province del Veneto».


Più giovani e più soli. A preoccupare gli operatori è soprattutto la giovane età di chi vive situazioni di dipendenza. «In trent’anni di attività», ha evidenziato il fondatore e anima del Ceis don Gigetto De Bortoli, «sono cambiate tante cose: ora i ragazzi usano di tutto. Il fenomeno della dipendenza da alcool o stupefacenti continua a crescere e forse ora è anche più nascosto. Un aspetto che ho notato è che cresce la solitudine. Sono sempre di più ragazzi e ragazze che chiedono aiuto e sono soli, senza una famiglia che li supporti».


Insieme ai giovani, aumentano i casi nelle persone di mezza età, specie quelle che ricadono nella dipendenza e decidono di ritentare di uscirne. «Nella nostra provincia», ha spiegato il direttore del Ceis Belluno, Giulio Martini, «siamo in linea con il dato italiano, che dice come una famiglia su tre sia colpita da dipendenze. Nel territorio provinciale si aggiunge però qualcosa di sconfortante, vale a dire i suicidi, di cui registriamo il triste primato nazionale». «Numeri, in questo caso, che sono il doppio di quelli regionali», ha fatto eco De Sandre, «e il triplo dei nazionali».


L’impegno continua. A questo si aggiunge il problema delle nuove povertà, come ricordato da Angelo Paganin. Non a caso il Ceis è capofila di un progetto che ha avviato delle “esperienze” di microcredito. «Il nostro impegno continua», ha ribadito don Gigetto, «e andiamo avanti con la nostra mission, vale a dire aiutare le persone in un percorso che permetta loro di riacquistare la libertà, non da intendersi come possibilità di fare tutto quello che si vuole, ma di poter scegliere in autonomia e senza dipendere dagli altri».


Intanto negli anni la rete del Centro alcologico territoriale funzionale della provincia di Belluno è andata potenziandosi. I Club alcologici sono 50 (uno ogni 4.277 abitanti, 6 nell’Agordino, 9 in Cadore, 16 in Valbelluna e 18 nel Feltrino). «Una rete», ha evidenziato De Sandre, «che comprende i Sert, rete ospedaliera, le comunità terapeutiche, cooperative sociali, volontariato, agenzie del privato sociale, con attività ambulatoriale, trattamenti residenziali (il day hospital alcologico, con una disponibilità di 15 posti letto) e le comunità terapeutiche, come il Ceis e Landris».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)