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Consumo di alcol: aumenta se si lavora troppo

Consumo di alcol: aumenta se si lavora troppo

CONSUMO DI ALCOL: AUMENTA SE SI LAVORA TROPPO
Studio finlandese pubblicato sul British Medical Journal: un numero eccessivo di ore settimanali induce entrambi i sessi a trovare consolazione nelle bevande


La notizia ha già fatto il giro del mondo: eccedere nel lavoro, superando le 48 ore settimanali, induce ad un consumo alcolico rischioso per la salute, con un aumento dell’11% delle probabilità di abuso. E questo vale per tutti, donne e uomini, giovani e vecchi; una soprendente omogeneità che si mantiene anche se si considerano altri fattori, come l’occupazione svolta,  il livello socioeconomico e l’area geografica. A dirlo è uno studio finlandese del Finnish Institute of Occupational Health condotto su oltre 400mila lavoratori.


Di bevande alcoliche ce n’è per tutti i gusti, dolci, amare, a volte coloratissime e ogni occasione è buona per alzare il gomito: perché finalmente è venerdì, perché è di nuovo lunedì, per consolarci dopo una dura giornata di lavoro o per festeggiare un successo. Se i pretesti non mancano, ora abbiamo una ragione in più per pensarci due volte. La revisione della letteratura esistente sull’argomento - pubblicata sul British Medical Journal - riguarda 81 studi relativi alle popolazioni di molti paesi, come Inghilterra, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Svezia e Stati Uniti. Secondo i risultati dell’analisi dei dati provenienti da 18 studi, per chi lavora dalle 49 alle 54 ore settimanali il rischio di iniziare a consumare pericolosamente alcol aumenta del 13% rispetto a chi si limita alle canoniche 35-40 ore; il rischio aumenta del 12% in chi arriva a superare le 55 ore settimanali.


ALCOL: FACILE SOLLIEVO AL TROPPO LAVORO
Il limite massimo delle 48 ore lavorative settimanali,
inclusi gli straordinari è stabilito da una direttiva europea del 2003 (European Union Working Time Directive). Il conteggio delle ore potrebbe non essere sufficiente nel descrivere tutte le condizioni lavorative che pure potrebbero essere influenti, come il ritmo di lavoro, la distribuzione delle ore nel corso della settimana, la regolarità dell’attività svolta e la sua continuità, spesso a rischio a causa dell’instabilità e dell’incertezza lavorative.


Si potrebbe supporre che sia proprio il poco tempo rimasto libero dagli obblighi lavorativi a spingere molti a «rivolgersi all’alcool come rapido analgesico fisico e mentale in grado di alleviare lo stress e le tensioni associati a molte ore di lavoro» scrive nell'editoriale Cassandra Okechukwu della Harvard School of Public Health. Inoltre, l’organizzazione lavorativa, come la saltuarietà o il lavoro per turni, sulla quale molti lavoratori non hanno alcun potere di controllo, influenza il modello di consumo alcolico in modo determinante per la salute.


Quel che è certo è che i danni provocati dall’alcol vanno ad aggiungersi alle altre conseguenze negative di ritmi lavorativi estenuanti ed esagerati. A questo si aggiunga che le condizioni lavorative spesso non sono fonte di gioie e soddisfazioni, come mostrano i risultati scoraggianti di una recente indagine Gallup che indica l’amore per il proprio lavoro come il privilegio di un lavoratore su dieci, precisamente il 13% (dato da cui l’Italia non di discosta molto).


Il troppo lavoro influenza la nostra vita molti modi, come accade per ogni attività cui dedichiamo tanta parte della nostra vita. E, comunque, il possesso di un lavoro stabile, per quanto impegnativo, può essere comunque meglio di un’occupazione saltuaria e della disoccupazione, condizione il cui legame con comportamenti a rischio è noto. Gli occupati, inoltre, hanno una maggior probabilità degli altri di recuperare in caso di cattive abitudini.


(...omissis...)


nicla panciera


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.lastampa.it/2015/01/15/scienza/benessere/consumo-di-alcol-aumenta-se-si-lavora-troppo-PxR4vziOk212XoVOcMFeuN/pagina.html


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)