Faenza: serata di sensibilizzazione sul tema del policonsumo
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Faenza: Droga quotidiana
Una serata non di «sensibilizzazione» ma di testimonianza scientifica, quella organizzata dall'associazione Polis lunedì 15
giugno all'Auditorium di Sant'Umiltà. Il tema, le tossicodipendenze. Un problema che sta pericolosamente scivolando via
dall'attenzione dei media e della collettività, sempre più percepito in una prospettiva di normalità anziché di emergenza.
Lo denunciano, con dati, numeri e grafici alla mano, tre operatrici del Sert: Manuela Martoni, psicoterapeuta responsabile
dipendenze patologiche del Sert di Lugo, Linda Lombi, sociologa, e Deanna Olivoni, responsabile dipendenze patologiche del
Sert di Faenza.
E tra i numeri ce ne sono tanti che danno l'allarme. 16 anni, l'età del primo incontro con l'eroina. Per un 8%, gli anni
scendono a 12. Tre minorenni su 100 consumano eroina tutti i giorni. I dati arrivano da una ricerca del 2007 svolta nell'
ambito del progetto «Safe Style», promosso dalla Ausl. L'indagine ha battuto le notti della riviera romagnola raccogliendo
5.233 interviste di ragazzi e ragazze dai 13 anni di età in su.
Dalle risposte, acquisite con questionari anonimi e autosomministrati, emergono nuovi scenari su cui spostare attenzione e
prevenzione. L'assunzione di sostanze stupefacenti (tali cioè da alterare lo stato psicofisico) è legata non tanto alla
«discoteca» quanto alla notte: non è il luogo a favorire il consumo, ma il tempo, la dimensione notturna. Che inizia a casa.
O addirittura con l'aperitivo. Da tenere monitorata, osservano le esperte, anche la modalità del consumo: si accentua il
fenomeno della poliassunzione. I giovani consumatori tendono a sostituire, scambiare, mescolare, alternare diverse sostanze
tanto nel lungo quanto nel breve periodo. Come il fumatore non beve un caffè senza accendere la sigaretta subito dopo, allo
stesso modo, e per lo stesso principio, si tende a combinare alcol e coca, alcol e fumo, eccitanti e oppiacei.
Ma al di là dei dati, il vero allarme lanciato dal Sert sta nella progressiva, quasi impercettibile, accettazione sociale del
problema droghe, che si rileva da una pluralità di indicatori: la maggiore facilità e il minor costo con cui è possibile
reperire le sostanze, la tolleranza verso il loro uso «responsabile», l'assunzione legata al tempo libero, in esaurimento nel
weekend e, proprio per questo, ancora più allarmante. Perché denuncia la normalizzazione, la sottovalutazione dei rischi e
dei danni. È la tossicodipendenza che si insinua nel quotidiano, quasi come un'occupazione tra le tante. Un vizietto che ci
si concede, «tanto smetto quando voglio». Questo, secondo le tre dottoresse, il dramma che si consuma, in silenzio, dietro al
sipario delle notti romagnole