I giovani bevono meno (grazie anche alle famiglie)
I giovani bevono meno (grazie anche alle famiglie)
Si fa l’esperienza del primo bicchiere più in là con gli anni e cresce la percentuale di chi non ha mai assaggiato alcol. Papà e mamme sono meno condiscendenti
Aumenta l’età del primo contatto (in ambiente familiare) con una bevanda alcolica, cresce la percentuale di chi non ne ha mai assaggiato una e diminuisce la frequenza con cui abitualmente si consumano.
Il problema dell’alcol fra i più giovani è ancora un’emergenza ma sembra che qualcosa stia cambiando in meglio. Il dato incoraggiante emerge dalle prime anticipazioni relative alla terza edizione dell’indagine «Adolescenti e Alcol» condotta da Laboratorio Adolescenza e Osservatorio Permanente Giovani ed Alcol in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Iard.
L’indagine
L’indagine - che sarà ufficialmente presentata nel mese di settembre - è un appuntamento biennale realizzato su un campione nazionale rappresentativo di 2 mila studenti di terza media (12-14 anni).
La tendenza «virtuosa» si era già intravista confrontando i dati del 2015 con quelli del 2017, ma si è significativamente rafforzata nel 2019. «Un risultato - commenta Michele Contel, segretario generale dell’Osservatorio Permanente Giovani e Alcol - che può farsi derivare in buona parte da un mutato atteggiamento da parte delle famiglie, che appaiono più attente ad affrontare l’argomento alcol con i figli. Ne parlano spesso, in particolare con i maschi, il 17,5 % , mentre era il 13,6% a farlo nel 2017»
«Rispetto al passato si trasmette un messaggio più “restrittivo”: “Mai bere sostanze alcoliche, a prescindere dall’età, perché fanno male” (32,3% oggi, 29,5% 2017); “Mai bere sostanze alcoliche da bambini o adolescenti, perché fanno male” (36,7% oggi, 33,1% 2017). In sostanza inizia a farsi strada un atteggiamento per cui il bere underage viene percepito come non accettabile anche sotto il profilo culturale».
Gli adolescenti mostrano inoltre maggiore consapevolezza. Rispetto al 2017 infatti cala la percentuale di chi ritiene che «Se una persona sopporta bene l’alcool, significa che l’alcool non le fa male» (9,8% contro 13,3%) o quella di chi ritiene che «Le bevande alcoliche allungate con acqua fanno meno male» (48,4% contro 55,9%). E c’è più consapevolezza del rischio che si corre nel mettersi alla guida dopo aver assunto anche quantità modeste di alcol (68,9% contro 61,6%).
Le ubriacature
L e evidenze positive emerse dall'indagine non devono però fare abbassare la guardia, perché se l'esordio e il consumo abituale di bevande alcoliche in ambito familiare appare in riduzione, sul fronte dei comportamenti più a rischio (le ubriacature) non si registrano gli stessi evidenti segni di miglioramento.
A una leggera riduzione della percentuale di adolescenti che dichiara di avere avuto ripetute esperienze di ubriacatura (6,3% nel 2019 , 7,1% nel 2017) risponde un aumento (specie tra le femmine) della esperienza singola di ubriacatura (16% nel 2019, 13,7% nel 2017). Ciò conferma l'evidente influenza condizionante del gruppo dei pari, ammessa dagli stessi intervistati. Tra le motivazioni da loro indicate, che spingono un adolescente a bere, perdono complessivamente peso, rispetto al passato, quelle di tipo «individuale» (dimenticare i problemi, sentirsi bene, vincere la noia) e aumentano quelle «sociali»: adeguarsi al gruppo (prima motivazione in assoluto), darsi delle arie, aprirsi agli altri.
Accessi al Pronto soccorso
«Se all'atteggiamento più attento delle famiglie nei confronti dell'alcol ha certamente contribuito il messaggio forte dei pediatri in questa direzione - afferma Gianluigi Marseglia, direttore della Clinica Pediatrica dell'Università di Pavia - dobbiamo rendere più incisiva la nostra azione direttamente nei confronti degli adolescenti. È infatti preoccupante il fenomeno che vede ragazze e ragazzi (soprattutto della fascia d'età appena superiore a quella osservata dall'indagine) accedere al Pronto soccorso, specialmente nel fine settimana, per problemi legati al consumo eccessivo di alcol, se non addirittura in stato di vero e proprio coma etilico. Oltre a cercare di correggere questo atteggiamento, noi pediatri dobbiamo esercitare una forte azione di prevenzione e informare correttamente i più piccoli sui danni dell'alcol può sia a breve sia a lungo termine».
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)