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I rischi dell'abuso di alcol per il mondo del lavoro

I rischi dell'abuso di alcol per il mondo del lavoro

I RISCHI DELL'ABUSO DI ALCOOL PER IL MONDO DEL LAVORO

A fronte di una riduzione generale del consumo di alcool, un rapporto pubblicato ieri dall’OCSE Tackling Harmful Alcohol Use: Economics and Public Health Policy mette in guardia sul preoccupante aumento di comportamenti a rischio dovuti al consumo eccessivo di bevande alcoliche, in particolare tra giovani e donne. Secondo il rapporto, questa tendenza è in parte dovuta alla maggiore disponibilità di bevande alcoliche, più a buon mercato e meglio pubblicizzate. Per questo, sostiene l’organizzazione parigina, serve focalizzarsi su politiche mirate ai forti bevitori ovvero gli heavy drinkers, soprattutto nella popolazione più giovane.


Tra i comportamenti a rischio il ben noto fenomeno che dilaga tra i giovani del binge drinking, ovvero l’assunzione di più bevande alcoliche nell’arco di poche ore con l’evidente obiettivo di stordirsi. In Italia, la percentuale di giovani (18-24 anni) che ha sperimentato il binge drinking è cresciuta dal 21% del 2005 al 24% nel 2010 fra i maschi e dal 7% al 9% tra le femmine. Allarmante anche il dato sui giovani sotto i 15 anni che ha consumato alcolici almeno una volta passata dal 37% nel 2002 al 70% nel 2010.


Oggi, il consumo di alcool da parte della popolazione adulta nei paesi OCSE è di 10 litri di alcool puro a persona ogni anno, pari a 100 bottiglie di vino. Molti paesi del sud e centro Europa, dove il consumo è da sempre stato piuttosto elevato, hanno sperimentato una drastica riduzione come l’Italia, Francia e Germania. Dall’altro lato, il consumo è cresciuto in maniera significativa in molti paesi del Nord Europa come Estonia, Norvegia e Polonia.


I livelli di consumo di alcool in Italia sono tra i più bassi dei paesi OCSE con una media di 6,1 litri di alcol puro a persona nel 2010, contro una media OCSE di 9 litri. Maglia nera a Austria, Estonia e Francia dove i livelli sono tra i più elevati con un consumo pro capite nel 2012 di circa 12 litri.


Il consumo eccessivo di alcool è una scelta personale che però ha conseguenze sociali. Innanzitutto resta una delle principali cause di decessi e disabilità causando più morti dell’HIV/AIDS, della violenza e della tubercolosi messe insieme. Tra il 1990 e il 2010, l’abuso di alcol è passato dall’ottavo al quinto posto come causa di morte e disabilità a livello globale. Inoltre, oltre ai rischi ovvi a cui vengono esposti i non bevitori, come il coinvolgimento in incidenti stradali o episodi di violenza, l’abuso di alcool ha anche delle conseguenze rilevanti per il mondo del lavoro.


In generale, la relazione tra problemi di alcool e lavoro è molto complessa. Il consumo eccessivo può essere un modo per fronteggiare lo stress, ad esempio la preoccupazione della disoccupazione, oppure legato a alcune tipologie di professioni o condizioni di lavoro. Di certo, è appurato che il consumo eccessivo di alcool in età precoce ha un impatto di lungo termine sulla vita lavorativa delle persone. Uno studio realizzato negli Stati Uniti ha dimostrato che la reputazione professionale delle persone che fanno un uso abituale di alcolici nel periodo che va dai 18 e ai 30 anni è maggiormente compressa nei 15 anni avvenire, rispetto ai bevitori occasionali.


L’abuso di alcool è anche la ragione di elevati tassi di assenteismo dovuti ai postumi di una sbornia, infortuni causati da incidenti, malattie psichiatriche e psicosomatiche. In Australia, per i consumatori di alcool più a rischio le probabilità di assentarsi dal lavoro sono di 22 volte maggiori rispetto ai consumatori meno a rischio.


Ma anche quando si va al lavoro, la performamnce del bevitore è comunque inferiore rispetto a quella dei colleghi. Si tratta di una condizione chiamata “presenteismo”, il lavoratore è presente ma dal punto di vista del risultato è come se non ci fosse. Alcuni studi asseriscono che la ragione principale della riduzione di produttività per abuso di alcool non è tanto la perdita di giorni lavorativi, quanto piuttosto la bassa produttività quando si è presenti sul posto di lavoro. Il presenteismo è molto più difficile da monitorare rispetto all’assenteismo in quanto può manifestarsi attraverso comportamenti meno visibili come l’incapacità di concentrarsi sul lavoro, il deterioramento della performance e delle relazioni con i colleghi, gli elevati rischi per la sicurezza e la riduzione generale della prestazione. Tutto questo può portare, di conseguenza, a controversie, reclami, perdita di ore lavorate e riduzione della produttività.


Naturalmente, tra le conseguenze più gravi dell’abuso di alcool sul lavoro non possono che esserci gli incidenti e gli infortuni. Secondo alcuni studi, tra il 20 e 25% degli incidenti sul lavoro sono causati dal consumo di alcool e questa cifra può essere una sottostima in quanto spesso il lavoratore tende a nascondere la ragione per paura di sanzioni.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.lavorodignitoso.org/acm-on-line/Home/News/articolo18014306.html


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)