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Il segretario Ania: «Basta bugie sull'alcol, provoca tre incidenti su dieci»

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Ha solo 40 anni e da cinque è il segretario della Fondazione per la Sicurezza stradale dell'Ania, l'associazione delle compagnie assicuratrici. Si chiama Umberto Guidoni, come il nostro astronauta, ma non sono parenti e neppure si conoscono.
Perché questa nuova legge va così a rilento?
«Diciamo innanzitutto che è una buona legge, intelligente e completa, che si occupa dell'educazione stradale, dei giovani alla guida, della tragedia dell'alcol, dei guidatori professionali. E anche dei conducenti anziani : nel nostro Paese il 25 per cento della popolazione ha superato i 65 anni».
Sì, ma perché il giro di vite tarda ad arrivare?
«Il sistema del bicameralismo perfetto del nostro Paese porta a rallentare l'iter di approvazione delle leggi. Noi ci auguriamo che il senso di responsabilità dei senatori conduca, in ogni caso, a una rapida approvazione delle nuove norme»
Cominciamo dall'alcol, Siete d'accordo con il tasso zero per neopatentati e camionisti?
«Fosse per noi saremmo per il tasso zero per tutti i conducenti. Eviteremmo così anche tutte queste polemiche nate sul federalismo alcolico. Perché, vede, l'alcol alla guida altera la percezione, altera la risposta all'imprevisto. E non vengano a rimetterci sotto il naso le solite cifre ufficiali, quelle che parlano di un'incidenza del 2 per cento sugli incidenti. Uno studio dell'Istituto superiore di Sanità sulle dimissioni ospedaliere dopo gli incidenti dimostra come il 30 per cento degli incidenti sia "alcol correlato". E si capisce anche perché: se un'automobilista si uccide e uccide guidando a 170 all'ora quell'incidente passerà alle statistiche come eccesso di velocità, non andranno certo a misurargli l'alcol che aveva in corpo».
Già, le cifre. Ne circolano di ogni tipo.
«Noi abbiamo le statistiche assicurative . Sono le più complete perché ci arrivano da tutti gli incidenti denunciati. I feriti del 2007, ad esempio, per l'annuario Istat sono 325.850, per noi circa un milione. E gli incidenti che a noi risultano non sono 230.871, ma tre milioni e seicentomila. Un bello scarto. Inoltre, è importante sottolineare che la metà dei morti per infortunio sul lavoro oggi in Italia sono morti in incidenti stradali. Incidenti stradali sul lavoro».
I controlli non sono sufficienti. Cosa si può fare?
«In Italia oggi vengono effettuati un milione e quattrocentomila controlli, ed già è una bella crescita rispetto al recente passato. Ma è stato calcolato che per far diventare questi controlli un vero deterrente, cioè perché se ne abbia percezione, perché ognuno tema davvero di essere fermato se ubriaco o drogato al volante, bisognerebbe salire almeno a tre milioni e mezzo di controlli, cioè meno della metà degli 8 milioni che oggi vengono effettuati sulle strade della Francia. E' un problema di risorse che mancano, questo va ribadito . La Fondazione Ania -tanto per parlare di risorse- in questi cinque anni ha investito 30 milioni di euro in sicurezza stradale, e cioè più di quanto abbia fatto lo Stato».
Abbiamo qualche possibilità di raggiungere l'obbiettivo che l'Europa ci ha imposto, e cioè il dimezzamento dei morti rispetto al 2000?
«Dovremmo scendere a circa 3.500 morti entro il 2010. Essendo gli ultimi dati disponibili del 2007, dovremmo sperare in un calo dell'undici per cento annuo -abbiamo calcolato- nei tre anni successivi. Mi sembra francamente improbabile. La Francia, è già al 49 per cento e sta per raggiungere in anticipo l'obbiettivo».