Indagine: cosa si nasconde dietro i "raptus domestici"
cufrad newsalcologia alcolismo droga
In genere, succede all'improvviso. Proprio per questo motivo, quando se ne scrive, la prima parola che esce è raptus, che
significa strappo. Uno strappo alla regola, alla normalità, spesso uno strappo irreparabile dell'anima e della carne.
Quando succede un improvviso episodio di violenza, anche se i vicini di carnefici e vittime descrivono quasi sempre la
situazione come «normale» e l'accaduto come «imprevedibile», esistono sempre delle cause di fondo ineliminabili, come la
malattia psichiatrica o una dipendenza (dalla droga, ma anche dall'alcol).
Così accade che la routine, la famiglia più o meno allargata, il ballatoio di casa diventino il centro del malessere, il
fulcro da cui la rabbia scaturisce e in cui, centripeta, torna a riversarsi con violenza.
Liti in famiglia e omicidi di prossimità
Normalmente, capita spesso che in famiglia ci si prenda delle libertà impensabili con gli estranei o anche solo con gli
amici. Se dobbiamo mandare qualcuno "a quel paese" spesso e volentieri lo facciamo con il marito e non con il capo. Perché
lui ci perdonerà (ancora una volta), mentre sappiamo che il datore di lavoro non sarebbe così magnanimo.
Quando i freni inibitori (che ci permettono di restare al mondo, di mantenere un lavoro, di condividere gioie e dolori con un
partner) si inceppano, magari per via di una debolezza psichica (dalla nevrosi alla schizofrenia il range è piuttosto ampio)
o di una dipendenza (dall'alcol, dalla droga o magari dal gioco d'azzardo) allora è molto difficile controllarsi.
E in qualche tragico caso si perde il controllo. Com'è accaduto il 14 novembre a Monte Procida dove uno zio (pare
tossicodipendente) ha ucciso con un fendente la sua nipotina di due mesi. O in Molise dove, nello stesso giorno, un uomo ha
ucciso sua madre e una parente per poi suicidarsi.
Omicidi di prossimità, vengono chiamati, perché a cadere vittima di questi assassini (spesso e volentieri disperati, tanto,
appunto da uccidersi a loro volta) sono quelli che stanno loro più vicini. Secondo le statistiche, pare che l'omicidio di
prossimità sia maggiormente frequente in provincia e che l'assassino sia arrivato a colpire dopo un periodo (da lui
giudicato) particolarmente stressante. Quasi sempre l'omicida è un uomo.
Patologie mentali e moventi nascosti
Ma quali sono i motivi di esasperazione? In alcuni casi, si tratta di liti e malumori familiari che sfociano nella tragedia.
Incomprensioni, problemi economici, malattie croniche fanno sì che la situazione diventi ingestibile, sempre dal punto di
vista di chi la sta vivendo. Visti da fuori, infatti, certi problemi possono sembrare beghe di tutti i giorni, ma all'interno
le dinamiche familiari le cose si ingantiscono sempre.
E si può solo cercare di immaginare cosa possa aver letto un tossicodipendente, a cui magari mancavano i soldi per la dose,
nel pianto di una bambina di due mesi. In particolare, sembra proprio che il pianto di un bambino sia uno dei "rumori" più
difficili da sopportare.
Rosa Bazzi che nel 2006, insieme con il marito Olindo, uccise a Erba i suoi vicini di casa, compreso un bambino di due anni,
si lamentò proprio del fatto che il continuo piangere del bambino la innervosiva. Tra gli omicidi di prossimità, si possono
annoverare anche quelli tra vicini di casa.
C'è chi, negli anni, studiando i casi, ha dato la colpa di questi delitti alla disgregazione della famiglia e all'
individualismo imperante. Ma, in realtà, i delitti di questo tipo ci sono sempre stati e accusare le famiglie allargate o l'
egoismo non risolve il problema. Vero è che stanno aumentando, ma una volta i panni sporchi si lavavano in famiglia e i
delitti non arrivavano (tutti) alla ribalta delle cronache.
Ma qual è il problema allora? Nella maggior parte dei casi, è proprio la malattia mentale che obnubila il pensiero e arma la
mano. Le perizie, spesso e volentieri, parlano di personalità disturbate. Anche se i vicini interpellati, in genere, si
mostrano stupiti e rispondono sempre con la classica frase «era tanto una brava persona».
Questo succede perché non tutte le patologie mentali danno luogo a comportamenti eccessivi e quindi riconoscibili. Alcune non
vengono viste né capite, magari neppure in famiglia, sul lavoro o dai vicini.
Le persone che arrivano a commettere gesti inconsulti contro chi gli sta vicino, spesso sono convinte che tutti e tutto sia
contro di loro, che nessuno le ami, che chiunque possa tramare alle loro spalle, che il mondo andrà sempre peggio. E così,
nella loro follia, si convincono che l'unica chance che hanno sia quella di farla finita. Di ammazzare tutti. Di ammazzarsi.
Moventi (ovvero motivazioni a uccidere) e modalità sono poi differenti. C'è chi uccide perché è convinto che il vicino sia
innamorato di sua moglie (vendetta/passionale) anche se lui non si è mai sognato neppure di guardarla, chi lo fa perché lo
stereo è sempre troppo alto, il bambino piange di continuo e la tv è sempre accesa (movente d'odio), chi se la prende con il
figlio ritardato perché sente che sta invecchiando e che lui resterà solo (amore, un amore folle) e chi, infine, lo fa per
salvarsi e salvare la famiglia dall'imminente apocalisse (follia). E poi ci sono quelli a cui la droga e l'alcol hanno
lasciato poca lucidità e uccidono perché la bimba piange. Ecco tutto. Facile, quanto assurdo.