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L’università che paga gli studenti per sniffare cocaina

Il prestigioso King's College di Londra ha deciso di condurre uno studio scientifico sugli effetti della sostanza. Le persone che riceveranno la somministrazione nasale della polvere bianca saranno pagati per testare la droga.

OFFERTA DI COCAINA - Gli studenti del King’s College di Londra hanno ricevuto una mail dalla loro università che ha creato molto scalpore. Al fine di condurre una ricerca scientifica sugli effetti della droga riceveranno una somministrazione nasale di cocaina sotto la stretta sorveglianza dei ricercatori. Oltre alla “barella”, come veniva chiamata una volta a Milano, gli studenti potranno anche aspettarsi una “ragionevole ricompensa finanziaria” che copra il tempo, lo sforzo e le spese effettuate per partecipare allo studio. La ricerca durerà per 120 giorni, e prevede sette visite all’ospedale, all’interno delle quali i ragazzi dell’università, oppure altre persone di età compresa tra i 25 ed i 40 anni, potranno consumare la droga.

STUDIO SCIENTIFICO - Come rimarca The Huffington Post, la notizia ha creato grande clamore tra gli studenti, che su Twitter hanno esultato per un’offerta di lavoro che si basa sul consumo di una droga apprezzata in molti ambienti, e piuttosto costosa. Non tutti però potranno partecipare allo studio. Precondizione è infatti il non essere consumatori abituali di cocaina, e solo se verrà superata un test fisico, nella prima visita, la droga verrà somministrata ai partecipanti dello studio. Nelle cinque visite successive i ricercatori preleveranno campioni di sangue, urina, capelli, sudore e liquidi orali al fine di valutare gli effetti della cocaina sul corpo umano. Chi partecipa allo studio non potrà né tagliarsi né tingersi i capelli, mentre dalla ricerca sono stati esclusi gli studenti di medicina e di odontoiatria. Il King’s College ha ribadito, tramite il proprio portavoce, che si tratta di uno studio scientifico molto rilevante, per capire gli effetti della cocaina e dei suoi metaboliti sul corpo umano.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)