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News di Alcologia

L'alcol e si suoi rischi: il punto di vista di due medici e di un ex-alcolista

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"L'alcol e suoi rischi": Il resoconto
Il tema del nostro forum è "L'alcol e suoi rischi", ne parliamo con il dott. Stefano Dell'Aera, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile del

Sert di Enna, il dott. Michele Parisi, responsabile del Sert di Nicosia, e il Signor Stefano Armenio, ex alcolista, che ci racconterà la sua

esperienza.
- L'abuso di alcol è una patologia oggi sempre più diffusa, ma cos'è l'alcolismo?
Dell'Aera: "L'alcolismo non è un vizio ma una malattia, una tossicodipendenza a tutti gli effetti con tutte le sue caratteristiche, purtroppo

la "droga alcol" è legalizzata e pubblicizzata, il problema viene sottovalutato e visto come vizio, assumendo caratteristiche morali che sono

fuori dalla questione reale. L'alcolismo è una malattia del cervello, che prende poi tutto il corpo con una serie di danni che vanno dal

sistema vascolare al fegato e a tutto quanto il resto dell'individuo. Le droghe, se usate in una certa maniera possono essere conciliabili

con la vita, quando diventano dipendenza questo margine finisce e si ha una patologia devastante, non solo per chi le usa, ma quanto per l'

effetto sulla società, sotto forma di incidenti stradali, sul lavoro ecc. Occorre precisare il concetto di dipendenza poiché viene molto

sottovalutato: quando si dice che l'alcol fa male non è solo l'ebrezza acuta e l'ubriachezza, ma un problema di dipendenza. L'alcol come

tante altre sostanze, da' dipendenza e quindi il soggetto perde il controllo della sua vita che è rivolta principalmente alla ricerca e al

consumo di questa sostanza, in questo caso alcol, ma la libertà è finita."
- Dott. Parisi quali sono le cause, i sintomi e i fattori rischio dell'abuso dell'alcol?
"Non esiste una causa ben precisa, le cause sono diverse da persona a persona, non possiamo mai parlare di una causa unica che porta al bere problematico, sono un insieme di fattori che portano al manifestarsi del problema. Per quanto riguarda i sintomi, dobbiamo distinguere se parliamo di dipendenza e cioè una condizione di legame con l'alcol che dura da parecchio tempo, con sintomi legati comunque a effetti dell'alcol o relativi anche ad una singola assunzione di alcol. Se parliamo di effetti a lungo termine, quindi di dipendenza, abbiamo tutta una serie di sintomi che in determinate situazioni si manifestano con l'astinenza: tremori alle mani soprattutto al mattino, che normalmente è il periodo più lungo in cui si rimane senza bere e miracolosamente passa appena la persona assume la sostanza. Queste manifestazioni possono essere molto gravi perchè l'astinenza grave si manifesta con il cosiddetto "delirium tremens", che in alcuni casi può essere anche mortale, sopratutto quando non viene riconosciuto. Noi medici, a volte, non siamo adeguatamente formati nel nostro corso di studi su queste problematiche e quindi può capitare che alcuni di questi sintomi non vengano riconosciuti. Poi ci sono una serie di problematiche che possono essere legate anche al consumo di un singolo episodio: ad una festa bevo, poi mi metto a guidare e ho un incidente grave, conseguenza non di un problema di dipendenza ma di un semplice consumo di alcol che può determinare questi danni. Ci sono singoli episodi che possono portare alla pancreatite acuta, che è molto grave e che può essere rapportata ad un abuso di alcol e cibo."
- L'alcolismo si può ereditare?
Dell'Aera: "E' un tema dibattuto, in realtà penso personalmente di no, perchè il problema è a monte della questione ereditarietà. Ci sono

pochissime patologie ereditabili, l'ereditarietà in generale è molto rivista, certo, una donna che beve durante la gravidanza trasmette al

figlio quella che si chiama "sindrome alcolica fetale", ma è presente solo al momento della nascita, non c'è ereditarietà.
- Cosa si può fare per la prevenzione?
Dell'Aera: "Quando nel precedente governo, ero membro della Consulta Nazionale degli Esperti nel campo delle tossicodipendenze e alcolismo, col Ministro Ferrero abbiamo provato in tutti i modi ad abolire la pubblicità dell'alcol. E' stata una battaglia impossibile, perchè l'alcol ha alle spalle una lobby potentissima, con dentro anche il fatto che ci sono degli usi e costumi culturali o meglio sottoculturali, che incentivano il consumo dell'alcol, ribadisco che occorre educare a tutti i piaceri, ivi compreso quello dell'alcol. E' innegabile che l'alcol sia una sostanza usata nelle situazioni conviviali, per cui i festeggiamenti, lo stare insieme sono contrassegnati dalla presenza dell'alcol.

Il problema della prevenzione, poi, è immenso, riguarda tutta la società, l'alcol ha diecimila sfaccettature, è molto diffuso dai 10 anni in

su, c'è ancora l'alcolismo della casalinga, che tiene la bottiglia sotto il lavello e ogni tanto attinge e beve. Oggi c'è di tutto e di più e

se si deve fare prevenzione ci si deve sedere a tavolino e cominciare a sviscerare il problema, lavorando dalle scuole elementari fino ai

novant'anni. Abbiamo in cura gente di settantacinque anni, convinta che il "vinello di casa" non faccia male, ed un errore cognitivo

bestiale, molta gente si ammalerebbe di meno se facesse un vino migliore, di qualità e moderandone l'uso. L'alcol c'è sempre stato, come

tutte le droghe, ma il grande problema è come ci rapporta con esso.
- Dott. Parisi parliamo del binomio alcol-giovani e alcol-donne?
"L'Organizzazione Mondiale della sanità ha formulato principi che si pongono degli obiettivi, tra cui quello della riduzione del consumo di

sostanze alcoliche, perchè solo così si può ridurre il problema. Il problema della prevenzione è quello di creare una sensibilizzazione di

tutta la popolazione per ridurre i consumi. Il motto dell'organizzazione mondiale della sanità è "Meno è meglio". Per quanto riguarda i

giovani, c'è da dire che oggi sono cambiati i modelli di consumo, i giovani consumano quasi sempre fuori dai pasti con modalità cosiddette

"da sballo", quindi l'allarme è sicuramente legato a questo, ma occorre dire che il modello di consumo dei giovani è legato ai consumi degli

adulti, perchè in famiglia spesso i bambini vengono abituati ad assaggiare l'alcol e questo fattore favorisce sicuramente il consumo dell'

alcol, dimenticando i rischi che sono legati al suo uso. Il consumo do alcol tra le donne non si differenzia da quello maschile, con un

problema in più, quello che la donna ha una capacità di smaltire l'alcol che è della metà di quella maschile, così i danni per una donna

raddoppiano, e il fenomeno è in costante aumento.
- Perchè si usa l'alcol come rifugio?
Dell'Aera: "C'è una concomitanza con i disturbi psichici, quelli d'ansia, attacchi di panico, disturbi d'ansia generalizzato, disturbi

ossessivi e dell'umore, allora l'alcol non è soltanto rifugio nelle situazioni depressive ma diventa un rimedio anche nelle situazioni di

ansia, perchè effettivamente l'alcol ha un primo effetto ansiolitico. Ma il problema sta nel fatto che l'alcol molte volte è una droga di

accompagnamento a varie situazioni psicologiche insieme al fumo, alla cannabis e alla sempre più diffusa cocaina. Attenzione: l'alcol è un

amico-nemico, ti aiuta tanto all'inizio ma ti tradisce molto di più dopo, perchè il problema si raddoppia, se bevo perchè sono depresso la

causa della depressione rimane e in più si aggiunge l'alcol. Sotto i diciotto anni non si dovrebbe mai bere, come pure chi ha problemi

dell'umore, perchè l'alcol in questo tipo di disturbo diventa molto più devastante e incontrollabile e nessun tipo di psicoterapia sarà in

grado riportare il cervello al suo normale funzionamento e le persona in questione si ritroverà non più padrona della sua vita.
- Dott. Parisi, come si può uscire dal tunnel dell'alcolismo?
"Intanto chiedere aiuto, e questo non sempre avviene perché ammettere un problema di alcolismo non è semplice, spesso si arriva alla

consapevolezza con grande ritardo, quanto già ci sono danni rilevanti. Spesso sono i familiari ad accorgersene, ma anche in questo caso, per un fatto di vergogna, anche la famiglia tende a "lavare i panni sporchi" al suo interno, e intanto il problema rimane. Quando finalmente si arriva a chiedere aiuto, ci sono i servizi sanitari, i Sert, che offrono tutta una serie di trattamenti multi professionali, nel senso che il medico psichiatra, lo psicologo, il pedagogista ecc., lavorano insieme affrontando il problema, sia dal punto di vista farmacologico, più utile in fase acuta, che da quello psico-socio-educativo. Ci sono diversi farmaci da utilizzare, ma solo per la risoluzione delle fasi iniziali, non dobbiamo sottovalutare la prevenzione delle ricadute perchè, come per tutte le sostanze che danno dipendenza, il problema non è solo risolvere la fase acuta, ma tenersi lontani dalle sostanze. Il disulfiram, per esempio, è un principio attivo che provoca malesseri quando si assume alcol, ma è un farmaco che determina l'accumulo di una sostanza molto tossica per l'organismo, e in caso di grandi consumi di alcol, ci sono stati casi di morte dei pazienti, quindi se uno ha deciso di smettere, questo farmaco aiuta nelle prime e più difficili fasi del trattamento. Una cosa è certa chi ha avuto problemi con l'alcol, dovrà astenersi dal suo consumo per tutta la vita. Ci sono poi i farmaci che si usano per l'astinenza, cioè quando dopo avere bevuto per molti anni e sviluppato una dipendenza, si cessa di bere totalmente o si riduce il consumo; in questi casi si utilizza il GHB che è uno sciroppo, e le benzodiazepine, comunemente usate per i disturbi d'ansia ma utili nei disturbi di astinenza alcolica. A questi dobbiamo aggiungere quei farmaci che possono aiutare a ridurre la "voglia irrefrenabile" di bere: uno è lo stesso GHB, l'altro è l'Acamprosato di uso recente. Il percorso riabilitativo continua poi con il supporto psicologico, psicoterapeutico, con il reinserimento sociale e lavorativo e comprende anche attività mirate alla prevenzione delle ricadute. A questo noi associamo il discorso dei Club Alcologici Territoriali, che su base volontaria, sono gruppi di auto mutuo aiuto, ora comunità multifamiliari, in cui si riuniscono settimanalmente famiglie con problemi di alcol, tutti insieme, alcolisti e familiari, a differenza degli alcolisti anonimi, dove le riunioni sono per tipo di gruppo. Il trattamento viene fatto a tutta la famiglia e se l'alcolista è solo o la famiglia non vuole partecipare, si trova una famiglia sostitutiva. Il Club Alcologico Territoriale, non ha un tempo, vi si può partecipare per tutta la vita e questo è molto importante per evitare le ricadute."
- Dr. Dell'Aera, come si diagnostica l'alcolismo, quando preoccuparsi?
"Ci sono leggende metropolitane tra cui quella che se vai in comunità è l'ultima spiaggia, hai toccato il fondo. Tutte balle, nelle

dipendenza non c'è fondo, il fondo è la morte e di morti ce ne sono già troppi. E' un lungo percorso dove sta dentro tutto, le comunità, la

psicoterapia, il farmaco, i CAT, noi abbiamo una sottocultura del "o questo o quello", sono problemi complessi che richiedono un'alta

professionalità, non basta da sola la specializzazione in psichiatria, ci sono delle scuole di perfezionamento per questi problemi. Al di la

delle fasi avanzate, quelle da emergenza pronto soccorso, io credo che quando una persona, nella sua vita, comincia a polarizzarsi su di una

cosa, sostanza o abitudine che sia, sta cambiando, e per accorgersi di questo cambiamento bisogna prestare molta attenzione. Molto spesso non ci si accorge del cambiamento di chi ci sta accanto, credo che fare diagnosi, sia comprendere che c'è un cambiamento, che sta sorgendo un problema, e che lo si sta risolvendo a modo proprio, che si ha uno stile di vita diverso. L'alcol che è una delle droghe più disoneste che esistano, prima che provochi problemi di cirrosi epatica possono passare anni, ma intanto i danni sono terribili. Su questo problema, l' attenzione deve essere di tutti, e mi sento di ringraziare Dedalo per la sensibilità che ha dimostrato con il forum di oggi su un problema che è molto diffuso, ad Enna sono morte due persone lo scorso anno, 42 e 48 anni, convinte che bevendo solo birra non ci si potesse ammalare di cirrosi epatica. Balle! Ad Enna tutto questo è passato inosservato, se fossero morti per eroina avremmo avuto interviste e telegiornali, invece nulla. E' diventato tutto usuale, consueto, abitudinario, questo è il concetto di normalità che ci sta devastando. Porre più attenzione significa rivolgersi ai Sert prima possibile, una cosa è trattare subito una persona che ha un consumo problematico di alcol, altra cosa è trattare una persona che beve da 5, 6, 7 anni".
- Signor Armenio, Lei è un ex alcolista, come ha cominciato e come ne è uscito?
"Sono Stefano Armenio, sono di Assoro,ho 50 anni, e una brutta esperienza di 25 anni con l'alcol.
Ho iniziato a 20 anni circa, le serate con gli amici, le feste, ma non avevo coscienza del bere, poi a 25 anni mi sono sposato e dopo alcuni

anni ho divorziato, non per l'alcol, ma anche questo ha contribuito. Non capivo allora che ero dipendente dall'alcol, sapevo solo che volevo

bere, cercavo l'amico per farmi offrire un bicchiere, intanto la situazione economica peggiorava come anche il lavoro, ero diventato un

barbone e non mi vergogno a dirlo. Poi un giorno, grazie a due miei nipoti che mi hanno messo con le spalle al muro, ho capito che avevo

bisogno di aiuto e mi sono rivolto al Sert, ora sono 7 anni che non tocco alcol. E' stata dura, ho ascoltato i consigli che mi davano fin dal

primo momento, e in questo percorso sono cominciati i primi progressi, ora faccio parte del C.A.T. e aiuto gli altri. Durante il trattamento,

mi sono reso conto che qualcosa cambiava intorno a me, venivo aiutato anche quando ero assente, la mia famiglia c'era, e gli amici che al bar ridevano sentendomi chiedere una gazzosa, oggi mi guardano con rispetto, ho riacquistato la fiducia in me stesso, ho ripreso il mio lavoro di elettrotecnico, ho riallacciato le relazioni esterne, sono orgoglioso di quello che ho fatto. Vorrei dire a quelli che ci ascoltano che è importante ammettere di avere bisogno di aiuto e ancora più importante farsi aiutare".
Fatima Pastorelli


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)