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La dipendenza come "relazione emotiva"

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La "dipendenza" è una relazione emotiva
Il Dott. Gianfranco Mansi, Responsabile del Servizio Tossicodipendenze di Andria, affronta il tema delle varie dipendenze, offrendoci una

panoramica globale del fenomeno sempre più dilagante
Attualmente la questione legata alle "dipendenze", come evidente sintomo di malessere sociale, oltre ad esser un fenomeno sempre più in

crescita tra giovani e non, è tema di interesse generale, poiché contrariamente a quanto si pensa, vige ancora molta disinformazione a

riguardo.
Innanzitutto è opportuno classificare le varie dipendenze in due grandi categorie che le racchiudono, ovvero le "Dipendenze Tossicologiche"

che classicamente si conoscono come tali (da eroina, cocaina, cannabis, alcol) e le "Dipendenze Comportamentali" le quali non presuppongono l'utilizzo di una sostanza ma si basano su un'abitudine errata (dipendenze da gioco d'azzardo, slot machine, videogames, o sex addiction).
Il SERT - Servizio Tossicodipendenze -, (storicamente nato per contrastare la dipendenza da eroina negli anni '90, periodo in cui la sostanza

stessa era fonte di emergenza sociale; oggi invece ampiamente sostituita dalla cocaina), ci spiega il Dott. Mansi, Responsabile del Servizio

Tossicodipendenze di Andria, è stato per l'appunto rinominato col nome di "Dipartimento di Dipendenze Patologiche", proprio per far luce ai

cittadini sulla natura del servizio stesso, il quale non tenta di fornire unicamente terapie per le dipendenze tossicologiche, ma anche e

soprattutto per quelle comportamentali.
Rimanendo nell'ambito delle tossicodipendenze, un'altra sostanza che subdolamente si diffonde tra giovani e adolescenti, è l'alcol che

potremmo ben definire un vero e proprio Killer sociale, data la capacità con cui velatamente si insidia.
I giovani in particolar modo, ne sono sempre più attratti poiché sperimentando sulla propria pelle i suoi effetti eccitanti, e riponendo

perciò in esso una fiducia sbagliata, comprendono erroneamente che trattasi del modo più semplice per relazionarsi e socializzare magari più

facilmente con l'atro sesso. Ignari dei rischi legati alla sua dipendenza, non affatto marginali.
Dominante è il fenomeno dell'happy hour (l'ora felice, che in Italia è sinonimo del classico aperitivo) associato alla consumazione

spasmodica di bevande alcoliche accompagnate da stuzzichini vari (spesso a fronte di una maggiorazione del prezzo delle bevande stesse).
Il breve momento di pausa da concedersi in compagnia, viene speso in larga misura nei locali o più propriamente nei bar, i quali dispensano,

senza indugio, anche le innovative mini bevande a basso contenuto alcolico (3-4%). Trappola letale per gli adolescenti, in quanto da un punto di vista statistico, su 100 ragazzi un buon 40% assumerà gradazioni alcoliche sempre maggiori, con i rischi annessi e connessi al suo utilizzo.
Basti pensare che attualmente le patologie alcol correlate raggiungono il 95% dei decessi rispetto a quelli causati direttamente o

indirettamente dall'uso delle altre sostanze (cocaina, cannabis) malgrado l'alcolismo sia già considerato di per se una malattia. -"Circa

30.000 persone all'anno, in Italia, muoiono per malattie legate all'abuso dell'alcol, (sostanza tossicologica sistemica) il quale

raggiungendo un po' tutte le componenti del nostro organismo, è non solo un neurotossico ma un vero e proprio killer del sistema

cardiovascolare e linfatico, il che comporta un aumento non trascurabile di tumori e problematiche a livello di Sistema Nervoso Centrale e

periferico (come neuriti periferiche, invecchiamenti precoci, ulcere, cirrosi epatiche)" afferma il Dott. Mansi.
"Alle strutture Asl purtroppo, giunge solo la punta di questo iceberg, dove il danno è ormai organico e non si può far altro che ridurlo."

Puntualizza . -"Una vera prevenzione dovrebbe esser fatta, come già tempo fa accadeva, proprio nei luoghi in cui ha origine il problema. In

questo caso nei bar e locali, nei quali si conducono veri e propri confronti aperti con l'obiettivo di aumentare il senso critico verso

questa sostanza spesso sottovalutata, in quanto anche una gradazione poco superiore allo 0,5 % nel nostro organismo, riduce del 30 % i

riflessi, con tutti i rischi che ne conseguono (si pensi alla guida in stato d'ebbrezza e ai pericoli da essa derivanti)." Aggiunge,

sostenendo inoltre che sono proprio le droghe blande come fumo, nicotina e alcol, ad avere un potere tossicomanico superiore e quindi

maggiormente pericolose rispetto alle cosiddette droghe pesanti. Questo perché, ci spiega, più facilmente e subdolamente creano dipendenza.

Una volta assunte, non mutano particolarmente l'atteggiamento psico comportamentale del soggetto, ma si legano a fattori emotivi e sensazioni personali che inducono il giovane o l'adulto a considerare la sigaretta o il cocktail che sia, l'elemento da cui trarre sicurezza personale.

Infatti, analizzando quanto accade nei giovani tra i 13-14 anni, la sigaretta assume quella connotazione di crescita e maturità illusoria che

consacra la convinzione di aver acquisito nella società, un gradino sociale più avanzato.
Aprendo brevemente il capitolo "Dipendenze Comportamentali", nelle quali l'oggetto della dipendenza è spesso lecita ma sfocia in seguito in

un atteggiamento patologico, un fenomeno dilagante che non conosce ceto sociale, è quello del gioco.
L'erronea credenza che una schedina o una partita alle slot machine, sia una possibilità concreta di recupero delle difficoltà economiche

sempre più diffuse al giorno d'oggi, si radica in modo quasi prepotente nella convinzione umana. Il giocatore d'azzardo è continuamente

assorbito dalla speranza di una vincita che lo ripaghi e che riempia in un certo qual modo, quel vuoto che lo induce a trovar rimedio nel

gioco, divenendone dipendente. Anche azioni fraudolente come il trucco delle stesse macchinette, risultano essere la conseguenza per alcuni versi più drammatica della dipendenza dal gioco. Altrettanto dicasi per i giocatori di poker, i quali spesso sono costretti a far fronte a situazioni debitorie.
"E' quello che spesso riscontriamo nei servizi pubblici poiché abbiamo aderito via internet ad un sistema di responsività verso questo tipo

di patologia" ci spiega il Dott. Mansi -"Presso i servizi giungono segnalazioni sempre più trasversali dal punto di vista dei ceti sociali,

ma allarmanti poiché il danno è ormai in parte irreparabile. Il danno in questo senso può essere la situazione debitoria della persona, quasi

sempre in rotta di collisione coi famigliari, spinta a presentarsi al servizio, il più delle volte sotto minaccia".
Ma la Asl non è la sola a dare risposte concrete ai disagi sociali.
"Stanno sorgendo collaborazioni sempre più efficaci con le altre strutture sanitarie" aggiunge -"come ad esempio col Dipartimento di Salute

Mentale per la cura dei disturbi da sex addiction, o quelli propriamente alimentari come bulimia e anoressia, che permettono di uscire dalla

credenza basata sull'idea che laddove sussiste una patologia, la Asl è l'unica a fornire aiuto o tentativo di cura a malattie magari

inveterate nel tempo, i cui margini sono perciò ristretti".
Insomma una collaborazione tra le varie strutture, senza trascurare però l'importanza di un valido sostegno da parte della famiglia in

primis, e di agenzie educative ed informative, quali possono essere la scuola e la Parrocchia.
Uscire dal tunnel di una dipendenza, tossicologica o comportamentale che sia, non è semplice. Ma il discorso non è tanto incentrato sull'

interruzione del comportamento anomalo o dell'assunzione di sostanze stupefacenti. Il vero traguardo da raggiungere è quello di evitare di

ricadere nel suo vortice. Comprendere perciò i motivi per i quali si ricade, cogliendo i sintomi che possono preannunciare un eventuale

rischio di ricaduta.
"Personalmente credo sia fallimentare la sola terapia sintomatologica" Sostiene il Dott. Mansi. "Bisogna fondamentalmente capire che la

dipendenza, qualunque sia la sua natura, è una relazione emotiva. Prima di provvedere ad interrompere questo legame, bisogna formulare il

progetto di una nuova relazione emotiva da intraprendere; questo perché si può facilmente incappare in sentimenti quali assenza di

gratificazione e malinconia che riconducono alla mente il vecchio legame emotivo sospeso, che rimarrà nonostante tutto una relazione, seppur sbagliata". Per quanto sofferente possa esser stato il legame, non sarà mai dimenticato. Ed è questo un primo passo verso un tentativo che eviti una sospensione solo temporanea.
"A questo proposito siamo sempre più impegnati in progetti di riabilitazione e di reinserimento sociale, per far si che il tossicodipendente

in questo caso, possa esser in grado di reinserirsi nel mondo del lavoro e nella società, si mostri costante nel perseguire l'obiettivo, sia affidabile e intenzionato ad uscire da una situazione apparentemente inveterata". Aggiunge il Dott. Mansi spiegandoci inoltre come la "dipendenza dal servizio" possa esser considerata anch'essa una forma di dipendenza. -"Molte persone che si affidano a noi, temono di abbandonare il servizio poiché trovano nella figura del medico, o dello psicologo una presenza rassicurante". Tra gli obiettivi finali infatti, vi è quello di aiutare la persona bisognosa, a raggiungere l'indipendenza anche dal servizio stesso, poiché nel cammino riabilitativo sorge sempre, per chi finalmente è riuscito a trovar un proprio equilibrio, la difficoltà di accettare di procedere da solo.
Insomma un valido sostegno per chi comprende di non poter far molto se affidato completamente a se stesso. La dipendenza, qualunque essa sia, ha il potere di creare una falsa illusione di felicità e attirare in un vortice senza apparente via d'uscita, che subdolamente trascina l'uomo sempre più in basso, assorbendolo totalmente e convincendolo a rinunciare a tutto ciò che lo circonda, affetti compresi. Il raggiungimento della consapevolezza di avere un problema o di vivere un disagio la cui presenza irrompente influisce in modo negativo sulla vita quotidiana, e il relativo non timore nel chiedere aiuto, è decisamente il primo passo verso il traguardo della completa indipendenza.

Solo se ci crediamo... c'è sempre una soluzione a tutto.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)