Lunelli: "Abuso di alcol, problema reale. Serve cultura del bere"
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TRENTO - «L'abuso di alcol tra i giovani è sicuramente un problema reale: bisogna porre la giusta attenzione a un fenomeno che sta sfuggendo di mano al mondo adulto. Ma l'approccio proibizionista non è la soluzione ». Camilla Lunelli, erede 34enne della famiglia che produce le etichette di Cantina Ferrari, è prudente nel criticare l'emendamento approvato in Finanziaria da Piazza Dante, stroncato dai rappresentanti degli esercenti. Il giudizio, però, è franco: «La storia insegna che la strada dei divieti non ha mai funzionato. Il problema c'è e il dibattito è importante, ma serve una profonda educazione, anche perché queste leggi vengono difficilmente applicate».
La ricetta suggerita è quella della sinergia: «Famiglia e scuola devono imprimere una consapevolezza radicale nei giovani e sensibilizzare sui problemi connessi all'abuso, ma non è corretto demonizzare un aspetto che, da sempre, è parte integrante della cultura italiana e, in particolare, del nostro territorio». A riprova che il proibizionismo non porta lontano, Camilla Lunelli cita un aneddoto della sua adolescenza: «Il quarto anno delle superiori l'ho passato in Canada, dove la 'drinking law' prevede il divieto di bere sotto i 19 anni. Io ne avevo 17 e per i miei coetanei canadesi l'unico obiettivo del sabato sera era ubriacarsi perché illegale, proibio, quindi circondato da un fascino irresistibile ». Motivazione che, invece, era del tutto estranea alla giovane Lunelli, abituata al buon bere sin dall'infanzia: «A me il dito di vino lo hanno sempre dato, anche da bambina - ammette - ma non ci si ubriaca con i prodotti di qualità. Io ho due figlie molto piccole, di due anni e mezzo e sei mesi, e a Lisa, la maggiore, faccio solo annusare il calice. Ma propendo per un avvicinamento graduale che porti a capire il piacere e il peso culturale del vino, evitando che nasca una curiosità morbosa».
Un primo approccio, spiega, potrebbe essere didattico-pedagogico. «A visitare la cantina di famiglia vengono ogni anno diverse classi di superiori e medie, ma anche elementari. L'ambiente ha un grande fascino: buio, freddo anche d'estate, suggestivo con questi lunghi corridoi pieni di bottiglie che fermentano. Alla fine per i ragazzi non c'è la degustazione, ma è interessante scoprire da dove nascono le bollicine senza che, per questo, nasca la voglia di attaccarsi alla bottiglia». Si. Sen.