Mefedrone: dalla letteratura nuove evidenze su diffusione ed effetti
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È di questi giorni la notizia relativa al sequestro di un laboratorio a Treviso che smerciava mefedrone con il conseguente
arresto dei responsabili: due giovani di 19 e 22 anni. Dopo mesi di indagini la squadra mobile di Treviso ha provveduto agli
arresti e al sequestro dell'appartamento affittato in piano centro per lavorare lo stupefacente.
Il mefedrone è una droga stimolante appartenente al gruppo dei catinoni sintetici, utilizzata in ambito ricreazionale. Viene
commercializzato principalmente via Internet e venduto come sale da bagno, fertilizzante, etichettato come "non per uso
umano" ma promozionato come droga. È noto alle cronache per la correlazione con numerosi casi di intossicazione acuta
avvenuti nel corso dell'ultimo anno nel Nord Europa, con esito anche fatale, in seguito alla sua assunzione.
La diffusione di questa droga, principalmente tra i giovani e l'osservazione di effetti tossici gravi, ne ha comportato un
interesse della comunità scientifica tale da veder la comparsa in breve tempo, di numerosi studi tra cui una recentissima
pubblicazione della rivista Addiction, di Adam Winstockdel del King's College di Londra e coautori tra cui Fabrizio Schifano
della University of Hertfordshire del Regno Unito. Lo studio è stato progettato con il fine di ottenere dei dati indicativi
sull'uso di mefedrone e gli effetti tra gli utilizzatori nella scena dance del Regno Unito, attraverso dei questionari online
anonimi. Dei 2295 partecipanti risultati di età media pari a 25 anni, 947 (41,3%) riportava di aver assunto almeno una volta,
nell'ultimo mese dall'intervista, il mefedrone, molecola che si rivelava come la sesta in ordine di frequenza d'uso dopo il
tabacco, l'alcol, la cannabis la cocaina e l'MDMA (ecstasy).
La maggior parte degli utilizzatori di mefedrone erano maschi e circa la metà riportavano l'uso di dosi tra i 0,5 e 1 grammo
di mefedrone ad ogni sessione con il 22% circa che arrivava a dosi anche superiori. La via di assunzione principale si è
rivelata essere quella intranasale (sniffo) associata anche ad un potenziale elevato di sviluppare dipendenza: il 54,6% di
coloro che usavano anche cocaina, riportavano che la qualità dello "sballo" ottenuto con mefedrone sniffato era migliore, e
il potenziale di abuso può considerarsi simile a quello provocato dalla cocaina. Gli effetti dell'uso di mefedrone riportati
erano i tipici degli stimolanti, quali palpitazioni, eccessiva sudorazione, ma anche mal di testa, nausea e un aumento del
drive sessuale.
La diffusione e la gravità degli effetti associati all'uso del mefedrone hanno portato ad un lungo processo di valutazione
della pericolosità per la salute pubblica, tanto che recentemente è stato definitivamente messo al bando dalla Commissione
Europea con il conseguente invito per tutti i paesi dell'Unione ad intraprendere misure restrittive per questa molecola. L'
Italia, anticipando i tempi, aveva attivato un processo che ha permesso, con Decreto legge del 16 giugno 2010 del Ministero
della Salute, sostenuto anche dal Dipartimento Politiche Antidroga, di rendere il mefedrone illegale e vietarne la
circolazione, inserendolo nella Tabella I del D.P.R. 309/90 per le sostanze stupefacenti.