Milano: arriva il chip anti-alcol per i dipendenti comunali
Milano: arriva il chip anti-alcol per i dipendenti comunali
Registrerà chi beve anche nella pausa pranzo: niente birra e vino per chi paga con il badge personale
di ILARIA CARRA
Il Comune annuncia più controlli anti-alcol sui propri dipendenti. E per farlo, da domani introdurrà un nuovo badge con un
chip innovativo, sia per timbrare mattina e sera, ma, soprattutto, da usare nei bar convenzionati nei quali i lavoratori
pranzano a prezzi scontati. E che individuerà le categorie che non possono bere in servizio. L'intento di Palazzo Marino è di
impedire, difatti, che la maggior parte di loro, quegli 11mila lavoratori (su 17mila) che sono più a stretto contatto con il
pubblico e dai quali potrebbero dipendere eventuali infortuni a se stessi e a terze persone, bevano durante l'orario di
lavoro.
La tolleranza sarà zero (come il livello di alcol consentito nel sangue): se saranno sorpresi al lavoro dopo aver bevuto un
bicchiere di vino, rischieranno la sospensione, una multa da 516 fino a oltre 2.500 euro, un procedimento disciplinare e,
solo i recidivi, persino il licenziamento. Vigili, educatrici degli asili nidi e delle scuole materne, autisti e chi ha un
permesso di guida di un'auto pubblica (in tanti se lo sono fatto togliere apposta, in vista di questa ondata proibizionista),
operatori socio-sanitari, i vigilanti nei musei civici.
Undicimila dipendenti che, a differenza degli altri, non avranno una banda verde sul proprio tesserino, che vuol dire via
libera all'alcol. Il meccanismo di controllo funziona così. I dipendenti comunali non hanno i ticket per il pranzo ma prezzi
scontati in circa 900 bar e locali milanesi. Non pagano in contanti, ma alla cassa forniscono il badge e automaticamente il
conto viene scalato dallo stipendio. Ecco, in undicimila non potranno più prendere birra, vino o altri alcolici nel menù
convenzionato, dal loro scontrino verrà fuori, difatti, "No alcol" e la cassiera si dovrà regolare. Se li vorranno, saranno
obbligati a pagarli in un conto a parte (e dunque più cari perché fuori dagli sconti del menù).
Un escamotage con il quale forse il Comune risparmierà qualcosa, e si adegua anche alla normativa nazionale (la 125 del
2001). Ma soprattutto si solleverà da ogni responsabilità qualora in servizio il dipendente alticcio combinasse qualche
guaio. Aggirando il divieto, però, c'è da stare in guardia. «I dipendenti comunali possono essere sottoposti a controlli
alcolimetrici periodici da parte del medico competente o dei medici del lavoro delle Asl di competenza», dice la scheda
informativa distribuita al personale. Controlli a campione, e a sorpresa. E, in più, l'amministrazione terrà d'occhio ancor
di più la detenzione di alcolici e superalcolici sul posto di lavoro.
Non si può bere, salvo chi può, in sostanza è la filosofia di fondo. Dello stop all'alcol nel menù dei dipendenti comunali si
parla da un paio d'anni: all'annuncio i sindacati insorsero, e anche oggi non esultano. «Fa sorridere come provvedimento -
critica Roberto Miglio del sindacato autonomo Csa di Palazzo Marino - così rischiamo di passare tutti per degli ubriaconi».