Pordenone: con la birra in mano prima di entrare in classe
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Staff di docenti per affrontare le situazioni di difficoltà Nel programma della Prefettura anche la Consulta studenti
IL GAZZETTINO 28 Febbraio 2010
Ragazzi nell'età dello sviluppo con già in mano una lattina di birra per sentirsi "grandi", per mostrarsi "ganzi" pensando di essere più intriganti. Una situazione che pesa sulla groppa delle istituzioni e sulla coscienza della famiglie, tanto che si è deciso di colpire al cuore del problema intervenendo nelle scuole. «A volte ragazzi che escono dalla scuola media hanno già in mano la bottiglia come del resto la sigaretta - sostiene Franca Majolino, docente alla Media Centro storico - anche se vediamo che i primi anni delle superiori sono i più critici per quanto riguarda l'uso dell'alcol». Lo scenario è confermato da Riccardo Favaro, presidente della Consulta studentesca. «L'età si sta abbassando: già a 13 anni ci sono le prime balle, complici i media che fanno passare il messaggio che l'alcol crea valore aggiunto. Ma l'alcol non è un amico. Sono tanti i ragazzini, invece a pensare il contrario».
Perché già nell'adolescenza ci si attacca al primo bicchiere per "sballare"? «Le casistiche sono diverse - fa notate Favaro - c'è chi beve per sconfiggere la timidezza, chi per farsi notare dall'altro sesso, pensando di sembrare più interessante. Altra cosa è l'uso sicuro e responsabile del vino a tavola». La Consulta parteciperà all'offensiva all'alcol lanciata dalla Prefettura assieme all'Ass6, Forze dell'ordine e Ascom per sensibilizzare i giovani sulla normativa. Come dire: prima l'informazione capillare nelle scuole, con incontri mirati e poi si passa alle sanzioni. «I giovani - ha affermato il presidente della Consulta - sono sensibili più che a conferenze con la presentazione di dati, a eventi che li coinvolgano in prima persona come spettacoli teatrali sulla scia di quello che la Consulta ha promosso al Concordia in sinergia con la comunità di San Patrignano. Bisogna colpire nella mentalità dei giovanissimi».
Non tutti sono favorevoli a iniziative a largo respiro. «Più che interventi plateali - riferisce Adriana Sonego, preside dell'Itis "Kennedy" - per affrontare il serio problema dell'alcol è necessario un dialogo continuo con gli studenti e i genitori. A questo proposito nel nostro istituto ci sono docenti competenti che affrontano periodicamente il problema. Quando poi si intuisce che un giovane è dipendente dall'alcol, si interviene prontamente».
«Ho iniziato a parlare della problematica diciotto anni fa nella scuola - aggiunge la docente Franca Majolino - il problema è rimasto. Ora i ragazzini si avvicinano alla birra poiché ha un costo più accessibile. E' difficile, tuttavia, individuare chi beve, poiché raramente è visibile nel tempo scuola. Di certo, diviene un'urgenza l'educazione alla salute a più livelli». L'attenzione verso l'uso di alcol nei minori si fa alta nelle scuole alberghiere dove vengono studiate le tipologie di cocktail, tra cui i "virgin" che traslano gli ingredienti alcolici in altrettanti mix senza sostanze inebrianti. La volontà, condivisa dall'Ascom, è di far passare anche questi nuovi drink attraverso l'allettante tendenza del momento a cui i giovani sono attratti come le calamite.