Salute: cibo sano 'scudo' contro malattie,i bimbi lo imparano a scuola
Salute: cibo sano 'scudo' contro malattie,i bimbi lo imparano a scuola
Una corretta alimentazione come 'scudo' contro le malattie croniche. E' il principio base adottato dal progetto nazionale
'Scuola e Salute', portato avanti dal ministero dell'Istruzione e da quello della Salute nel quadro del programma 'Guadagnare
salute', che entra nelle classi italiane per educare i bambini ad avere un buon rapporto col cibo e a fare scelte sane a
tavola. L'iniziativa, che si occuperà anche di prevenzione del fumo e delle altre dipendenze, di promozione dell'esercizio
fisico e dell'igiene orale, mira dunque a diffondere stili di vita salutari fin dall'infanzia, con un lavoro condiviso fra
insegnanti e operatori sanitari."L'Organizzazione mondiale della sanità - spiega all'Adnkronos Salute Rosa Bianco
Finocchiaro, responsabile scientifico del progetto 'Scuola e salute' - stima che l'86% delle morti in tutto il mondo avvenga
a causa di malattie croniche, i cui fattori di rischio principali sono appunto la cattiva alimentazione, il fumo, l'alcol e
la sedentarietà. Circa 250 referenti sanitari e scolastici delle varie Regioni italiane hanno seguito i nostri corsi di
formazione per essere in grado di preparare le nuove generazioni al raggiungimento di quel livello indispensabile di
consapevolezza necessaria a fare, da adulti, le scelte che si ritengono più opportune. Si può anche diventare obesi - spiega
l'esperta - ma sempre sapendo a cosa si va incontro". Questo soprattutto in una società che "con la globalizzazione, l'enorme
diffusione della pubblicità e delle strategie di marketing, la televisione sempre accesa, ci mostra il cibo in ogni forma e
colore, in ogni momento della nostra giornata". "La nostra infanzia, fin dall'allattamento materno - continua Bianco
Finocchiaro - è connotata dal cibo e la nostra memoria storica è ricca di ricordi legati all'alimentazione. Oggi si mangia
poca frutta e verdura, ciò è dovuto al fatto che i nostri nonni o bisnonni, in una situazione di povertà, miravano a far
mangiare ai loro figli cibi di origine animale: carne, uova, pesce", considerati all'inizio dello scorso secolo come 'beni di
lusso'. "Ecco perché oggi la frutta e la verdura vengono presentate in modo anonimo sulle tavole italiane - dice l'esperta -
spesso come ultime portate. L'idea è quella di rivoluzionare questa visione a partire dalle mense scolastiche: una bella
insalata di frutta dai mille colori, invitante per i bambini", al posto di una semplice mela o di una banana. "Una crudité di
verdura come antipasto - afferma - al posto del pane o dei grissini. Laboratori di lavoro in cui i bambini possono maneggiare
i cibi che spesso non gradiscono, come ad esempio il pesce: deliscandolo e pulendolo con le sue mani, diventa per il piccolo
un alimento positivo". Il progetto 'Scuola e salute' ha già dato vita a diverse iniziative regionali, "tutte declinate -
assicura la responsabile scientifica del programma - in base alle esigenze delle singole realtà. Ma abbiamo messo in
connessione i referenti scolastici e delle Asl proprio per evitare la parcellizzazione di queste iniziative ed è stata creata
una rete sul web per condividere e parlare dei risultati ottenuti. Cosa che faremo anche a novembre per un incontro a Roma
con le varie istituzioni coinvolte".Fra le iniziative messe in campo nel quadro del progetto, quella della Toscana: "in 30
scuole elementari, medie e superiori - racconta Emanuela Balocchini, referente del programma 'E vai con la frutta' -
all'interno dei distributori automatici sono stati sostituiti gli snack con frutta, acqua e yogurt, con l'obiettivo di
incentivare il consumo di alimenti sani. Durante l'anno scolastico 2010-2011 il progetto entrerà nel vivo e, grazie al
confronto con altri 30 istituti che fungeranno da 'controllo' potremo valutare i risultati ottenuti. Sono coinvolte anche
altre Regioni, come Campania, Puglia, Marche e Sicilia e il ministero della Salute si occuperà di analizzare i dati e di
trarre le conclusioni sul progetto, eventualmente da diffondere in altre zone d'Italia".