Schiava dell'alcol: «Bevevo per affrontare i colloqui con gli insegnanti dei miei figli»
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CODROIPO. Hanno iniziato bevendo di nascosto, all'inizio era solo un bicchiere ogni tanto, poi le cose sono cambiate. «Il vino mi dava la forza che non avevo: quella per affrontare i colloqui con i professori dei miei figli» dice un'alcolista. «Io così riuscivo a tener testa alle discussioni con i parenti» racconta un'altra. Schiave dell'alcol. Una dipendenza che giorno dopo giorno cresce. Donne e uomini, che prendono coscienza del loro problema e decidono di dire basta. Ai gruppi di alcolisti anonimi (A.A.) si presentano così: «Io sono Mario, Bruno, Elisabetta, Francesco... e sono un alcolista». Consapevoli di avere una "malattia", loro la definiscono così, hanno voglia di ricominciare. E si ritrovano ogni martedì (dalle 20 alle 22) e sabato (dalle 17 alle 19), a Codroipo, nella ex casa del Custode delle scuole, in via Europa Unita. Sono una decina, seduti attorno a un tavolo parlano, riflettono. «Perché solo chi ha lo stesso problema può capire», sottolineano tutti. Alcolisti anonimi è un'associazione di uomini e donne che mettono in comune l'esperienza e la forza per risolvere il problema. L'unico requisito per farne parte è il desiderio di smettere di bere. «Ho perso la moglie e anche il lavoro - rivela uno del gruppo - ero diventato aggressivo, la prima cosa che cercavo appena sveglio era il vino». Ma perché s'inizia? «Io ero timida - racconta quella che oggi è la "segretaria" di A.A. di Codroipo - e non riuscivo mai a dire di "no". Così mi sono ritrovata con due figli da crescere, un lavoro e due anziani da accudire. Avevo bisogno di qualcosa che mi tirasse su». Tra una storia e l'altra c'è chi prepara il caffè per tutti «perché qui è come stare in famiglia» spiegano con la tazzina in mano. Il gruppo è fondamentale per ritrovare la sobrietà. C'è anche chi ha smesso di frequentarlo e ammette di esserci ricascato: «Un giorno mi sono scolata una bottiglia intera - ammette una di loro -. Ho dovuto ricominciare da capo. La cosa più brutta è stata vedere la vergogna negli occhi delle mie figlie». Festeggiano due compleanni, quello della nascita e quello del giorno in cui hanno deciso di dire "no" all'alcol. «Mangiamo la torta assieme - dice un'alcolista - e con noi invitiamo i familiari». Ragionano in termini di 24 ore. «Io oggi non bevo, domani chissà» dicono. Non per poco impegno ma perché, spiegano, è più facile fare un passo alla volta. Per resistere alle tentazioni, spiegano, «pensiamo allo sforzo fatto e ci passa la voglia anche di allungare il braccio verso il bicchiere» argomentano». E la gente? «Ci guarda con rispetto, anche se non capisce il nostro passato». Valentina Pagani