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Treviso: ragazzini intossicati dall' "erba del diavolo"

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Gli esami non hanno rivelato traccia di oppiacei e cannabinoidi. Ma la verità è venuta fuori lo stesso. I due 15enni che lunedì erano stati colti da malore dopo aver fumato uno spinello ai giardinetti di Sant'Andrea, non si erano fatti di hashish o marijuana, ma di Datura stramonium, altrimenti detta erba del diavolo. Si tratta di una pianta velenosissima, i cui effetti vengono amplificati dall'assunzione di alcol, come in effetti è accaduto. Secondo la ricostruzione della Squadra mobile trevigiana, i ragazzini, dopo la scuola, avevano bevuto alcuni spritz e poi si erano diretti ai giardini per fumarsi con calma lo spinello al cui interno erano stati inseriti dei semi di stramonio. Poi ognuno è andato per la sua strada, ma entrambi si sono ritrovati all'ospedale: il primo ha avuto una crisi convulsiva alla stazione dei treni; il compare è finito in preda a tremende allucinazioni fra le pareti di casa.
Neanche male: la potente combinazione di agenti tossici presente nei semi della pianta può portare alla paralisi della muscolatura respiratoria, al coma e alla morte. La casistica riporta il decesso di tre giovani in Francia nel 1992 e di uno in Svizzera nel 1998. Mentre in tempi più recenti (2004) uno studente di giurisprudenza dell'università di Ferrara finì in coma dopo essersi mangiato una bistecca cosparsa di semi.
Lo stramonio, nonostante la sua evidente pericolosità, non è inserito nella tabella degli stupefacenti. È una specie che si trova in natura un po' ovunque: nei prati incolti, vicino ai ruderi o ai margini delle strade e in passato le sue proprietà narcotico-allucinogene venivano utilizzate da streghe e sciamani per rituali magico-spirituali.
«Nonostante tutto c'è ancora chi, rifiutando di considerare l'estrema tossicità dello stramonio, ne sperimenta gli effetti - dice il dirigente della Mobile, Riccardo Tumminia - Ma parliamoci chiaro: i ragazzi sanno benissimo cos'è e a cosa vanno incontro. Sono casomai i genitori ad esserne all'oscuro. E noi vogliamo sollevare il problema per mettere proprio i genitori a conoscenza di questo pericolo».