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Università Cattolica di Campobasso: consumo di alcol e patologie cardiache

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Gli alcolici a «double face» Aiutano o stressano il cuore? La verità è nella moderazione
Il dilemma se gli alcolici fanno bene o male a prescindere da"quanto" alcol si assume non ha evidentemente molto senso. Ricercatori dell'

Università Cattolica del Sacro Cuore di Campobasso, hanno cercato di stabilire mediante una serie di meta-analisi se la mortalità per infarto

e ictus nei bevitori, sia sani che già cardiovasculopatici, è diversa da quella degli astemi.
Nei sani con moderato introito alcolico (1-3 bicchieri di vino, o equivalenti), una prima meta-analisi (13 studi per un totale di 201.308

soggetti) ha dimostrato che il rischio di accidenti cardiovascolari rispetto agli astemi è ridotto in media del 32% (23-41%). Pure con la

birra (15 studi, 208.036 soggetti) si registra una riduzione per altro minore del rischio (22%, intervallo 14-30%). Una seconda meta-analisi

(10 studi, 176.042 soggetti) ha confermato l'effetto protettivo di 1-2 bicchieri (pari a circa 150-200 ml di vino). Aumentando l'introito

fino a 4 bicchieri, la protezione persiste ancora, senza però raggiungere la significatività statistica. Con più di 5-6 bicchieri al giorno,

infine, il rischio cardiovascolare invece che diminuire mostra di crescere.
Poiché negli etilisti è maggiore il rischio di epatopatie e di incidenti stradali, per verificare se prevalgono i "pro" o i "contro" dell'

introito alcolico i ricercatori del Sacro Cuore hanno valutato pure la mortalità complessiva e non solo cardiovascolare sia di bevitori che

di astemi. Dalla meta-analisi di 34 studi prospettici, per un totale di un milione di soggetti e 95 mila eventi mortali, è emerso che anche

il rischio di "mortalità per tutte le cause" è minore nei bevitori fino a 2 bicchieri al giorno, mentre aumenta in chi ne assume 3-4, senza

differenza tra i 2 sessi. Anche correggendo i dati in funzione di variabili potenzialmente confondenti (età, fumo, censo, dieta ecc), la

riduzione della mortalità complessiva dovuta al bere moderato nei sani supera il 15% e nei pazienti con pregressi infarto o ictus (8 studi,

16.351 pazienti) il 20%. Al contrario, il cosiddetto "binge drinking" (l'eccesso tipico della baldoria) si associa ad un rischio aumentato di

malattie vascolari. I ricercatori concludono che il bere moderato va considerato protettivo in chi è sano e non va sconsigliato pertanto al

paziente con infarto o ictus in anamnesi.
Tuttavia quest'ultimo, se è astemio, non andrebbe forzato ad assumere alcolici, ma sarebbe comunque corretto informarlo che il vino a dosi

moderate non gli nuocerebbe. Superare le dosi "protettive" sopra indicate va invece sconsigliato a tutti, a vantaggio sia del cuore che di

altri distretti. "Chi si modera di rado si perde" - diceva più di 2000 anni fa Confucio- anche senza il supporto di meta-analisi che dovevano

ancora essere. inventate.