Dipartimento Politiche Antidroga: consumo di cannabis
Dipartimento Politiche Antidroga: consumo di cannabis
Il consumo di cannabis distrugge i neuroni e riduce lo spessore della corteccia cerebrale. E' quanto emerso da uno studio
condotto dall'Unita' operativa di neuroscienze del dipartimento Dipendenze Ulss 20 di Verona che ha sottoposto 40 giovani,
consumatori di cannabis, a risonanza magnetica. I risultati di questa ricerca sono contenuti nel volume "Elementi di
Neuroscienze e Dipendenze. Manuale per operatori dei Dipartimenti delle Dipendenze", a cura di Giovanni Serpelloni e
Francesco Bricolo, presentato questa mattina nel corso della conferenza stampa di apertura del 2?
congresso internazionale "Neuroscience of addiction. Neurobiologia, neuroimaging e aspetti educativi nelle dipendenze",
organizzato dal Dipartimento Dipendenze Ulss 20 di Verona in collaborazione con il Dipartimento Politiche Antidroga. Nello
stesso volume sono contenuti i risultati di un progetto nel corso del quale i ricercatori hanno mappato le aree corticali che
si attivano durante il craving (desiderio della droga) e il resisting (tentativo di resistere al desiderio). "Grazie alle
moderne tecniche di neuroimmagine, attraverso apparecchi di risonanza magnetica ad alto campo - ha spiegato Giovanni
Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga - e' stato infatti possibile descrivere come l'uso di droghe sia
associato anche ad un'anomala organizzazione funzionale del cervello". In base alla forza espressa dalle diverse aree
cerebrali, infatti, a seconda delle fasi, craving e resisting, ci sara' rispettivamente il controllo del comportamento
assuntivo (astinenza) o la ricerca attiva della sostanza (dipendenza). Un gruppo di tossicodipendenti e' stato sottoposto a
risonanza magnetica funzionale (fMRI) nel corso della quale sono stati indotti desiderio o rifiuto delle droghe, attraverso
determinate immagini. "E' stato cosi' possibile mostrare come la tossicodipendenza abbia una spiegazione neuro-anatomica di
alterato funzionamento cerebrale, indotto da una modifica nella connettivita' funzionale che mantiene la dipendenza dalla
sostanza". L'obiettivo di questi studi, hanno spiegato in conclusione i curatori del volume, e' quello di acquisire
importanti informazioni sui meccanismi fisiopatologici della tossicodipendenza ed arrivare cosi' a realizzare percorsi
diagnostici mirati e piu' efficaci. "Un approfondimento ed un orientamento verso le neuroscienze, nel campo delle
tossicodipendenze, ha lo scopo quindi di aiutare l'operatore sanitario nel quotidiano rapporto con i pazienti - ha
sottolineato Serpelloni - Sapere cosa succede durante lo scatenamento del craving e quali funzioni cerebrali vengono
coinvolte e alterate - ha concluso - aumenta infatti il grado di autocoscienza sia nel paziente che nel terapeuta, per una
piu' corretta ed efficace gestione del problema".