Tumore: il fumo come fattore di rischio
Stili di vita: il fumo
Nei paesi sviluppati, la percentuale di morti per tutti i tumori, attribuibili al fumo di tabacco, varia tra il 25% e il 30%. In particolare la percentuale di decessi per tumore del polmone dovuti al fumo è circa 90% negli uomini e 70% nelle donne, mentre per i tumori dell’esofago, della laringe e della cavità orale l’effetto attribuibile al fumo di tabacco, sia da solo che in combinazione con il consumo di bevande alcoliche, è di oltre il 50% in entrambi i sessi. Inoltre, buona parte dei tumori della vescica e del pancreas, e una percentuale minore di tumori del rene, dello stomaco, della cervice, e della leucemia mieloide sono stati associati all’abitudine al fumo di tabacco.
Lo sviluppo dei tumori è un processo che richiede molti anni e quindi i tumori osservati oggi sono stati causati dal tabacco fumato negli anni passati (diverse decadi).
Tuttavia, la cessazione dell’abitudine al fumo riduce rapidamente il rischio di tumore ed il beneficio che si ottiene è evidente entro 5 anni dalla cessazione ed è progressivamente più marcato con il passare del tempo. Smettere di fumare prima che si manifesti il tumore o alcune delle altre malattie riduce di molto il rischio di sviluppare queste malattie.
Oltre ai tumori, il fumo di tabacco causa anche molte altre malattie; le più note sono la bronchite cronica, l’infarto ed in generale, le malattie cardiovascolari, l’asma, una ridotta fecondità ed una riduzione dello sviluppo fetale nel caso in cui la donna in gravidanza sia una fumatrice.
Il tasso di mortalità, per soggetti di mezza età (50-55 anni) che hanno fumato sigarette per almeno 15-20 anni, è 3 volte più elevato di quello dei soggetti che non hanno mai fumato. Circa la metà dei fumatori abituali che hanno iniziato a fumare in giovane età, muore a causa della propria abitudine. Complessivamente, un fumatore perde circa 15 anni di vita.
Decidere di smettere di fumare in qualsiasi momento della propria vita riduce di molto il rischio che si manifesti tumore o alcune delle altre malattie.
Il fumo di sigaro e di pipa, analogamente al fumo di sigarette, è responsabile dei tumori della cavità orale e dell’orofaringe.
Esistono, inoltre, forti evidenze scientifiche che anche il tabacco succhiato, masticato o inalato sia associato con un aumento di rischio di tumori del cavo orale, sia pur in misura minore.
E’ stato stimato, che nel mondo, il fumo di tabacco uccida circa 4-5 milioni di persone l’anno, e che tale numero di morti nel 2030 sarà pari a 10 milioni. Inoltre, se l’attuale prevalenza di abitudine al fumo persiste, ci dovremmo aspettare, alla fine del XXI secolo, circa 1 miliardo di morti nella popolazione mondiale a causa del fumo di tabacco (nel XX secolo sono stati circa 100 milioni).
Il fumo attivo potenzia l’effetto di esposizioni a cancerogeni polmonari nel luogo di lavoro. Questo è molto ben dimostrato per gli esposti ad amianto, ma probabilmente vale anche per gli esposti ad altri cancerogeni. Tra i tumori polmonari che si verificano nei fumatori esposti a cancerogeni nell’ambiente di lavoro è spesso impossibile distinguere gli effetti dell’una e dell’altra esposizione cancerogena.
I non fumatori che respirano il fumo prodotto da altri (fumo “passivo “ o fumo involontario), inalano gli stessi cancerogeni dei fumatori attivi ad una dose minore e sono a rischio tumorale.
La maggior parte dei lavori riportati dalla letteratura scientifica sul fumo passivo che confrontavano soggetti non-fumatori ma con partner fumatore a soggetti non-fumatori il cui coniuge era un non-fumatore, hanno stimato un aumento del rischio di tumore del polmone tra le persone esposte al fumo passivo.
Una recente meta-analisi (rianalisi degli studi precedenti utilizzando criteri comuni) sul fumo passivo, dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha evidenziato un incremento di rischio del 25% nelle donne non-fumatrici e del 35% negli uomini non-fumatori i cui coniugi fumavano. Si può quindi stimare che tra un quarto e un quinto dei cancri polmonari che si manifestano in esposti a fumo passivo siano attribuibili a questo. In Italia, questo corrisponde a circa un migliaio di casi di cancro polmonare all’anno.
Esistono, inoltre, molti studi sulla valutazione del rischio di tumore del polmone tra non-fumatori esposti al fumo passivo sul posto di lavoro. Una recente meta-analisi dello IARC riportava un rischio di tumore del polmone di circa 20% più elevato nelle donne non-fumatrici esposte al fumo passivo sul posto di lavoro.
Nelle donne che fumano durante la gravidanza aumenta il rischio di avere un bambino nato morto, un neonato sotto peso e con un successivo sviluppo neurologico compromesso.
I figli di genitori che fumano hanno un rischio maggiore di contrarre infezioni delle vie respiratorie, di avere un’asma severa e di incorrere in una morte improvvisa.
L’associazione, tra il rischio di tumore del polmone e il fumo passivo evidenziata da molti studi epidemiologici, è confermata anche da una plausibilità biologica. Infatti, l’urina dei non-fumatori, esposti al fumo passivo, contiene concentrazioni di cancerogeni specifici del tabacco pari a circa 1% - 5% delle concentrazioni trovate nella urina dei fumatori attivi.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.tumori.net/it3/fattoridirischio.php?page=sv_fumo
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)