Osservazioni sulla psicologia del giocatore patologico
Disegno di legge Parpiglia sulla ludopatia: osservazioni sulla psicologia del giocatore patologico
TERMOLI. La dipendenza da gioco è un fenomeno sempre più dilagante, non più relegato all’interno dei casinò ma ha di fatto invaso tabaccherie e luoghi d’intrattenimento trasformati in piccole Las Vegas, succursali delle grandi case da gioco, dove variano le cifre ma l’esperienza è la stessa: perdere tutto nella speranza di ottenere di più. Non da meno il gioco online, la ricevitoria virtuale dove si gioca da soli senza essere visti e quindi senza il timore dello stigma sociale.
Il gioco è in stretta relazione con l’Eros e quindi con le emozioni, ma in questo caso la dimensione non è ricreativa ma raggiunge la sfera della drammaticità.
Il gioco d’azzardo patologico(GAP)è classificato dal DSM(manuale diagnostico/statistico dei disturbi mentali)come”disordered gambling”(gioco problematico)posizionato nell’area delle dipendenze, addiction, per la similarita’ tra questo e le dipendenze da alcol e altre sostanze d’abuso. L’origine è da ricercarsi nell’interazione sfavorevole genetico-biologico-ambientale.
Un giocatore patologico presenta sintomi e segnali comportamentali tra cui emerge il pensiero ossessivo del gioco come costante della sua vita quotidiana fino ad interferire con il lavoro, gli interessi abituali e le relazioni familiari e sociali; egli mostra una spiccata tendenza a minimizzare la propensione al gioco e i suoi effetti negativi; rifiuta l’idea di essere dipendente dal gioco e tende a mentire a familiari ed amici sul reale importo delle perdite, chiede prestiti, vende beni di famiglia.
Il giocatore d’azzardo intrattiene un particolare rapporto con la “Sorte”, vivendo nell’illusione di poter controllare e dominare il gioco pur trattandosi di una situazione chiaramente gestita dal caso.
La propensione al gioco può essere esasperata da periodi di difficoltà e stress in ambito lavorativo o affettivo; questi sono i casi in cui il gioco diventa una forma di compensazione temporanea ma che ben presto si rivela di gran lunga peggiore del male iniziale, determinando disturbi d’ansia, depressione, fino al l’ideazione suicidaria nei casi più complessi.
Non si diventa giocatori problematici dall’oggi al domani; come tutto ciò che produce dipendenza, occorre un periodo di latenza prima di ritrovarsi invischiati nella trappola del gioco e della sua violenza emozionale.
Rossella Maresca-Psicologa Clinica
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.termolionline.it/221296/disegno-di-legge-parpiglia-sulla-ludopatia-osservazioni-sulla-psicologia-del-giocatore-patologico/
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)