Anche andando a lavorare avevo sempre l'alcol dietro: svuotavo le bottiglie di the e mettevo la birra. In camera mia avevo sempre la scorta di alcol... gli amici non li avevo più ... era la bottiglia la mia amica ...
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Mi chiamo Tony, ho 30 anni, arrivo dallo Sri Lanka e sono alcolista da quando ho 14 anni.
Vorrei parlare dell'alcol ai ragazzi d'oggi, vorrei inviar loro un messaggio cioè di stare attenti perchè l'alcol può provocare calcoli renali, mal di testa, problemi al fegato, problemi alla vescica, problemi al cervello, depressione, solitudine e molti altri.
Quando ero piccolo mia madre biologica mi lasciò dalle suore di Gambola in orfanotrofio all'età di 3 anni.
Lì arrivò una famiglia che mi adottò e mi portò a casa loro. Mi accolsero bene, con tanti regali e tante altre cose.C'era soltanto una cosa che mi dava fastidio ed era la gelosia per mia sorella maggiore pechè davano più attenzioni a lei ed io mi sentivo inferiore e solo.
A 14 anni feci una scuola per diventare elettricista con dei compagni che vedevo anche fuori da scuola perchè uscivamo insieme la sera.
Ero il ragazzo che pagava sempre per tutti e per questo venivo cercato, finchè un giorno mia madre si scocciò di vedere questo sfruttamento nei miei confronti e mi tenne in casa: potevo solo uscire per andare a lavorare.
Ma anche andando solo a lavorare avevo sempre l'alcol dietro: svuotavo le bottiglie di the e mettevo la birra. In camera mia avevo sempre la scorta di alcol. In quei tempi gli amici non li avevo più, ma era la bottiglia la mia amica.
I miei genitori si sono rivolti a delle persone per farmi curare perchè non ce la facevano più.
In una clinica dove mi hanno ricoverato prendevo i medicinali, facevo i gruppi. Mi trovavo bene, ma dopo 2-3 mesi mi hanno mandato via perchè mi hanno incolpato di aver rubato del materiale che si utilizzava per fare dei laboratori creativi.
Poi mi hanno trasferito in una comunità. Qui c'erano problemi con un ragazzo, alle volte ci siamo picchiati, così mi hanno trasferito all'ospedale di Borgomanero.
Sono stato lì per un po' di mesi e poi mi hanno portato al CUFRAD.
Quando sono arrivato qui, come capita a molti, ero disorientato, ero anche vivace, dispettoso e non andavo d'accordo con gli altri; però facevo dei lavoretti da elettricista, imbiancavo i muri, facevo lavoretti di giardinaggio.
Piani piano con l'aiuto degli operatori la situazione è migliorata: ora mi sento più maturo, mi prendo le mie responsabilità e quindi gli operatori si fidano di più di me, ma anche i compagni di gruppo che si aprono con me, mi raccontano le loro cose.
Ma soprattutto ho imparato che ce la posso fare da solo senza essere più schiavo dell'alcol.