Bevevo per reagire alla paura di affrontare la vita.
Bevevo per reagire alla paura di affrontare la vita.
Da bambino sono vissuto in un ambiente dove regnava il silenzio e le mie fragilità caratteriali si sono accentuate perchè ho dovuto schiacciare le mie emozioni, il mio relazionarmi, la gioia di essere bambino.
La paura di relazionarmi in famiglia si manifesta anche all'esterno e gli abusi che ho subito da due conoscenti hanno accentuato le mie paure.
Ho sempre avuto paura del giudizio altrui, di essere inferiore, di non essere capito.
Ho cercato di schiacciare le mie frustrazioni lavorando anche 14-15 ore al giorno, ma l'alcol ha iniziato a far parte della mia vita già dall'età di tredici anni.
All'inizio era un modo per cercare di essere grande, di non sentirmi inferiore, ma piano piano è entrato a far parte della mia vita fino ad arrivare ad avere una vera e propria dipendenza.
Negli ultimi tempi ero obbligato a bere ogni 30-40 minuti, altrimenti avevo le crisi di astinenza che mi portavano a sudorazioni, tremori e ansia.
Dopo il ricovero in ospedale ho incominciato la mia esperienza comunitaria che mi ha aiutato ad esternare ed elaborare tutti i miei vissuti che avevo sempre nascosto a tutti.
Oggi che sono nella fase di reinserimento posso dire che il lavoro svolto in comunità è stato duro e doloroso, ma oggi posso iniziare a dire che mi inizio a conoscere e che mi voglio bene.
Ho imparato ad apprezzare le piccole cose, ad esternare le mie emozioni sia positive che negative, a sentire i miei stati d'animo.
Ho imparato a condividere le mie gioie e i miei dolori utilizzando la “terapia” del dialogo, fino ad arrivare ad essere in grado di apprezzare anche i momenti di solitudine.
So che la strada sarà ancora lunga e difficile, perchè dovrò sempre guardarmi dietro per elaborare le mie frustrazioni, per non ricadere nella tentazione dell'alcol che trovi ovunque.
Insomma ho imparato a godere la vita, ho ritrovato la voglia di vivere lucido perchè non voglio più sopravvivere in compagnia della bottiglia.