Chi può dire a me non succederà mai?
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La mia vita è stata per molto tempo tranquilla e serena.
La mia infanzia è stato un periodo molto felice; sono sempre stato un bambino giocherellone e coccolato da mia madre e da mio padre.
La mia è sempre stata una bella famiglia e molto presente nei miei confronti.
Giocavo sempre con i miei fratelli e con le mie sorelle ma qualche volta gli facevo dei dispetti: al mio fratello più grande rompevo sempre le macchinine perché lui aveva sempre quelle più belle e a mia sorella versavo spesso l'acqua del secchio per lavare i pavimenti e lei si arrabbiava molto con me; mi rincorreva con lo spazzolone ma poi scoppiavamo a ridere.
Ne combinavo di tutti i colori, così i miei genitori mi mettevano in punizione.
Il mio castigo consisteva nel non poter più prendere la bicicletta per andare in cortile, ma poi li convincevo giurando di non fare più marachelle.
Gli anni successivi sono trascorsi normalmente, ho finito gli studi e di solito uscivo con i miei amici in vespa.
Ero un bravo ragazzo.
Dopo la scuola ho iniziato a lavorare come manovale con mio cognato e in quegli anni ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie.
Ci siamo sposati e abbiamo avuto un bambino.
Per un po' di tempo tutto è andato avanti tranquillamente, ma poi non ho più potuto lavorare come muratore, così ho iniziato a fare abusivamente il venditore ambulante; non ero in regola, ma avrei fatto di tutto per dar da mangiare a mio figlio e a mia moglie.
Fortunatamente in un secondo momento sono stato assunto in una fabbrica dove il lavoro era pesante ma io lo svolgevo bene.
Tuttavia anche questa fabbrica ha fallito e siamo stati tutti licenziati.
Da quel momento il rapporto con mia moglie cominciò a non andare bene.
Io amavo mio figlio e mia moglie più della mia vita, ero un marito e un papà molto felice, e quando io e mia moglie ci siamo lasciati, per me è stato come avere una spada conficcata nel cuore.
Mi sentivo morire e non credevo ai miei occhi.
Mi sono addirittura inginocchiato ai suoi piedi a piangere per pregarla di non distruggere la nostra famiglia, almeno per il bene di nostro figlio; ma purtroppo la storia finì.
Dopo questi eventi ho cominciato a soffrire di ansia e non facevo che pensare a mia moglie e a mio figlio.
Era il mio chiodo fisso.
Ho cominciato a fare brutti pensieri, addirittura immaginavo di suicidarmi.
Mia madre aveva molta paura che io potessi fare qualche sciocchezza, ma forse il Signore mi ha illuminato la mente e non è successo niente.
Ho continuato a vedere mio figlio una volta alla settimana come aveva deciso il tribunale: infatti, dato che lui era piccolo, doveva stare con la madre.
Proprio in questo periodo ho iniziato a bere.
Bevevo per dimenticare tutto, ma andava bene solo per poco tempo, il mattino, quando mi alzavo, avevo l'impressione che loro fossero con me, ma non era così, ed era tutto come prima.
E così bevevo... bevevo... ho sofferto davvero tanto.