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Le Opinioni

Ci ho messo davvero tanto a capire che si può essere delle belle persone anche senza essere perfetti, solo adesso mi sto permettendo di entrare in contatto con i miei sentimenti e con quelli delle persone che mi stanno vicino...

2014-05-12 Ci ho messo davvero tanto a capire che si può essere delle belle persone anche senza essere perfetti. CUFRAD OPINIONI ESPERIENZE TESTIMONIANZE. LA MIA OPINIONE SUL CUFRAD, LA MIA ESPERIENZA AL CUFRAD, LA MIA TESTIMONIANZA SUL CUFRAD. DROGA ALCOL ALCOLISMO TOSSICODIPENDENZA FAMIGLIA.

Ci ho messo davvero tanto a capire che si può essere delle belle persone anche senza essere perfetti, solo adesso mi sto permettendo di entrare in contatto con i miei sentimenti e con quelli delle persone che mi stanno vicino...

Mi chiamo P., ho 50 anni e mi sono trovato ad essere in comunità a questa età perché la mia vita è stata segnata da cose alla quali non ero pronto a reagire, che non sapevo come interpretare...
Io credo che uno dei punti salienti della mia storia sia stato quando ero bambino, in particolar modo la separazione dei miei genitori che mi ha lasciato una situazione affettiva veramente difficile: mio padre era lontano e mia madre, pur prendendosi cura di me e mio fratello, era una persona che aveva una grandissima difficoltà nella relazione affettiva, ad essere cioè un modello di affetto per noi, a trasmettercelo; lo faceva magari all'atto pratico preoccupandosi che noi avessimo da mangiare, che facessimo le ferie d'estate, ma per il resto era veramente lontana... era una persona della quale avere anche paura, perché purtroppo stava male.
Non era una questione di essere dei buoni o dei cattivi genitori, era una persona che aveva dei problemi che probabilmente non riusciva neanche a riconoscere e che io e mio fratello abbiamo subito in una maniera molto forte.

Mi sono ritrovato quindi ad essere un adolescente con delle grosse difficoltà ad avere relazioni con i miei coetanei e anche con gli adulti, proprio perché da un parte c'era un modello di padre distante, di tipo abbandonico, dall'altra quello di una madre rigida, anaffettiva.
E quando sei bambino e ti trovi in una situazione come questa è facile pensare che sia un po' colpa tua... pensi: "cosa ho fatto di male?"... inconsciamente pensi di non andare bene... io ho cercato di fare di tutto per andare bene, ma questo non serviva perché non era una questione di "non andare bene".

Con tutti questi problemi che all'epoca non capivo e per i quali non avevo un supporto, più o meno alla fine degli anni '70, anni in cui la tossicodipendenza era un mondo misterioso, entrai in contatto con le sostanze...con le droghe pesanti.
Mi son ritrovato a vivere un'adolescenza profondamente segnata dalla ricerca delle droghe.
C'erano anche dei contatti con le ragazze, con gli amici, con gli adulti ma questi venivano sempre in secondo piano rispetto al bisogno di rifugiarmi nella droga che era diventata la mia casa sicura, quella in cui potevo stare senza sentire dolore, senza sentirmi in difficoltà.

Poco dopo il militare ho trascorso un periodo in una comunità, dove ho imparato alcune cose e dove la mia tossicodipendenza continua è finita.
Tuttavia è rimasta sempre una grandissima fragilità caratteriale ed emotiva a dispetto di quello che facevo vedere: ero una persona che realizzava grandi progetti sia sul piano lavorativo, che in ambito affettivo, che nell'autonomia di vita (sono andato via di casa molto giovane e non ci sono mai più tornato e ho avuto anche lavori importanti) ma sempre con un'insicurezza, una fragilità di fondo che mi portava a dover essere sempre perfetto...ma siccome non è assolutamente possibile essere perfetti, quando qualcosa andava male io lo vivevo come un fallimento profondissimo che non riuscivo ad accettare e ogni volta avevo delle ricadute nelle sostanze.
Le ricadute purtroppo sono devastanti perché prima di quel momento c'è nella tua testa la possibilità di vivere in modo migliore, di cambiare, di ambire a cose diverse... così, per non sentire quanto stavo fallendo usando di nuovo le sostanze, ne usavo sempre di più andando incontro ad overdose e ad altre situazioni tragiche...

Intorno ai 30 anni c'è stata una svolta nella mia vita, ho deciso di lasciare la città nella quale vivevo e un lavoro importante di rappresentanza che stavo svolgendo perché sentivo che probabilmente sarei morto se avessi continuato così e mi sono affidato ad un percorso terapeutico molto breve.
Da lì ho ricominciato a fare sport, ho aperto una ditta tutta mia, ho avuto dei riconoscimenti e ho conosciuto la donna che sarebbe diventata mia moglie e dalla quale ho avuto poco dopo il matrimonio il primo figlio.
Tuttavia non riuscivo a riconoscere all'interno del rapporto con mia moglie quanta affettività distorta ci fosse, quanti bisogni io avessi che non riuscivo a colmare né con il lavoro, né con l'iperattività sportiva, né con il matrimonio.
Quindi dopo parecchi anni di astinenza, di vita sana, ho accumulato talmente tanta incapacità di stare nella mia pelle, talmente tanta sofferenza, che sono andato incontro di nuovo ad una ricaduta che ho faticato a fermare; la fermavo, tornavo a fare una vita normale ma qualcosa si era rotto e le ricadute diventavano sempre più frequenti.
Poi c'è stata la separazione con mia moglie che mi ha mandato a pezzi perché significava ripetere quel modello per i miei figli (nel frattempo avevamo avuto anche una figlia) che io avevo vissuto da bambino, quindi proiettare su di loro quello che per me era stato dolorosissimo...e così un altro fallimento, un fallimento per cui ho perso la testa e per cui ho commesso anche un reato.
Forse questa è stata in parte la mia salvezza perché ha interrotto bruscamente tutto questo ciclo di ricadute, di dolore, di ripresa e di nuovo di ricadute.
Sono arrivato qua al CUFRAD, inizialmente assolutamente non consenziente; poi, con il tempo, mi sono reso conto che potevo recuperare delle cose della mia vita, potevo recuperare il rapporto con i miei figli, potevo recuperare parte della mia dignità, potevo sperare ancora in altre relazioni umane...
Ho fatto una parte di percorso dimenticandomi però di mettere mano a qualcosa che era altrettanto importante e cioè il bisogno di essere più umano, più imperfetto rispetto a quanto pretendevo sempre da me.
Infatti mi sono trovato poi nella vita reale con delle aspettative molto alte sia su me stesso che su quello che avrei trovato intorno e quando queste aspettative sono fallite ho avuto un'altra ricaduta molto pesante.
Sono ritornato qua in comunità senza capire bene cosa avrei dovuto fare, con una grandissima resistenza e con un senso di vergogna...ritrovarmi qua, dopo il percorso che avevo fatto in cui mi ero visto come uno capace, come uno bravo...
Ci ho messo davvero tanto tempo a capire che si può essere delle belle persone anche senza essere perfetti, lo sto sperimentando solo adesso, mi sto permettendo di entrare in contatto con i miei sentimenti e con quelli delle persone che mi stanno vicino, di sentire "con la pancia" quello che gli altri dicono, di sentirlo dentro, di sentire quanto mi smuove... questo forse è il senso più profondo per me di quello che sto facendo ora.