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Le Opinioni

ho incominciato ad andare a dormire insieme al cane nella sua cuccia. Lui si metteva davanti come per proteggermi...

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ho incominciato ad andare a dormire insieme al cane nella sua cuccia. Lui si metteva davanti come per proteggermi...

2013-03-11 ho incominciato ad andare a dormire insieme al cane nella sua cuccia. Lui si metteva davanti come per proteggermi...

Sono Aurelio, ho 55 anni ... Vi racconto la storia della mia vita a grandi linee, dai primi ricordi ad adesso.

I primi quattro anni della mia vita li ho vissuti in una piccola frazione di montagna del cuneese; la mia famiglia era composta dai genitori, mia sorella ed io.

Nell'anno 1963 ci trasferiamo in pianura in una cascina in mezzo alla campagna, la casa più vicina era distante circa 500 metri.

Mia sorella, finite le scuole elementari si trasferisce in una famiglia distante da casa mia circa 15 km a fare la bambinaia, la vedevo soltanto la domenica.

I miei genitori facendo gli agricoltori stavano fuori casa parecchio tempo, io ero solo a casa e stavo quasi sempre insieme al cane.

Vi racconto l'affetto che c'era tra me e lui: quando c'era da irrigare il terreno di notte, i miei genitori andavano sempre in due; io da solo avevo paura; le prime volte stavo nella stalla con le mucche poi ho incominciato ad andar a dormire insieme al cane nella sua cuccia. Lui si metteva davanti come per proteggermi. Le notti che dormivo in stanza abbaiava come per farmi andare a dormire con lui. Io amo tutti gli animali: forse ho cominciato d'allora?

A quei tempi si mangiavano ortaggi, conigli, galline cioè roba che c'era in casa. Anche il vino veniva fatto in casa. In questa cascina c'era anche una giornata di vigna. Sul tavolo di cucina il vino non mancava mai, l'acqua bevevi quella del rubinetto. Alcune volte la si metteva in bottiglia con della polverina per farla frizzante. Quando c'era qualche parente che ci veniva a trovare anche a me veniva dato un bicchierino di vino con la torta fatta da mia mamma. Erano gli anni della scuola elementare.

Gli anni passano: comincio le scuole medie, la scuola mi piace e vado abbastanza bene; sto per finire l'anno della terza media e due dei miei professori cercano di convincere i miei genitori a farmi continuare ma purtroppo è stato inutile; circa quindici giorni finita la scuola mi ritrovo in fabbrica con 10 ore giornaliere da lavorare: avevo solo 14 anni. In più il sabato, a volte la domenica, nel periodo estivo aiutavo i miei genitori in campagna. Comincio anche ad avvicinarmi all'alcol stando insieme a compagni di lavoro più adulti di me, voglio essere alla pari e in poco tempo brucio un po' le tappe. I miei amici sono quasi tutti più adulti di me e oltre essermi avvicinato all'alcol vengo anche indotto a fare sesso (iniziazione) con donne che vendono l'amore. A quei tempi era una prassi: questi miei amici sono stati portati da altri, loro portano me ed io ho portato altri e così via.

Fino ai 20 anni sono stati anni spensierati, portavo i soldi a casa ma ne tenevo anche per me, cominciando a vestirmi con abiti firmati, ad andare in discoteca, conoscere nuove persone e nuovi luoghi.

Nel 1976 compio 18 anni, il pensiero che più mi assillava era prendere la patente e comperarmi l'automobile. A quei tempi aver certi tipi di automobile voleva dir tanto soprattutto davanti alle ragazze. Riesco con sacrifici e un prestito dal datore di lavoro a comprarmi la Mini Cooper rossa con il tettuccio nero, era di seconda mano ma era bellissima, era fornita di radio e stereo 8. Ricordo una canzone che mi piaceva tanto, era Linda dei Pooh. Quello che sto per raccontarvi sono i fine settimana estivi più belli della mia vita. Adesso se ci penso mi sembra di sentire il profumo e il timbro di voce calmo e dolce delle ragazze francesi con cui ho diviso una serata, una giornata insieme. Vi spiego come: partendo dal primo paese dopo Limone cioè Tenda fino a Fontan (gli altri paesi compresi fra questi non li cito onde evitare errori di ortografia). In queste montagne della Valle Roya c'erano colonie studio per ragazzi, ragazze provenienti da Parigi, Marsiglia, Tolone ecc. Nei fine settimana venivano organizzate delle feste con bar e l'orchestra che suonava. Si ballava e si beveva. Allora si ballavano i lenti abbracciati e se andava bene per tutti e due ti accarezzavi e ti baciavi, ricordo i brividi che correvano lungo la schiena. Fine anno 1976 conosco M. aveva solo 13 anni ma era già una signorina, in futuro diventerà mia moglie.

Anno 1977 parto militare nel battaglione Carabinieri di Moncalieri. L'anno passa e vengo a casa e su insistenza di mia sorella cambio lavoro, vado a lavorare con loro (lei e mio cognato). Il lavoro consisteva nella compravendita di ortaggi e frutta: si comprava al mercato generale di Torino dai contadini del posto e, nella zona della Liguria, Albenga, Ceriale, la si rivendeva a negozi, ristoranti ecc. Faccio questo lavoro per 10 anni, non lo voglio commentare.

Arriva l'anno 1981 mi sposo perché M. è incinta di 6 mesi, era il 14 febbraio giorno di San Valentino. Il 24 maggio arriva la prima bambina, passano 5 anni e nasce la seconda bambina. Le bambine crescono ma le vedo poco, sempre per causa del lavoro che faccio. Di questo mi son pentito amaramente parecchie volte, sono i primi errori che ho fatto con le mie figlie.

Agosto 1990 nel giro di pochi giorni cambio lavoro, non è il massimo ma mi accontento. Era il boom delle Mountain Bike: tramite un amico conosco un artigiano di Fossano che le costruisce in parte. Una sera mi dice che l'autista che aveva si era licenziato, non ci penso due volte e gli chiedo se mi prende a lavorare nella sua azienda. Circa una settimana dopo ero alle sue dipendenze; si trattava di portare telai, forcelle, manubri ecc ad altre aziende per il montaggio. Ero quasi sempre fuori con il camion Torino, Alessandria, Milano e se avevo qualche mezza giornata libera riordinavo il magazzino. Non avevo orari, mangiavo fuori e ogni tanto mi fermavo in qualche autogrill per bere qualcosa, allora i controlli erano poco severi.

Anno 1992, mese di settembre mi viene detto che nel comune di Verzuolo si fa un corso per operaio autista bus. Mi iscrivo all'autoscuola per la patente, ce la metto tutta per arrivare in tempo, bisogna dare tre esami teoria, guida e il K. Studio a casa, vado a scuola di sera e arrivo in tempo: metà dicembre avevo la patente e il K in mano. Il concorso va bene: 7 gennaio 1993 comincio a lavorare in comune, lavoro con persone del posto che conoscono tutto e tutti mi accolgono con affetto (mi conoscevano già un po'), mi mettono a mio agio. Vengo avviato nel lavoro gestione dei cimiteri, il bus non centrava, questo lavoro consiste nello svolgere funerali, esumazioni e tumulazioni traslazioni, pulizia generale, qualche giorno che avevo poco da fare mi aggregavo a loro. Pian piano comincio a frequentare bar, cantine di certi conoscenti, poi si portava da bere da casa vino del migliore che uno possedeva, magari due salami, del pane e si faceva uno spuntino. A poco a poco diventa una cosa normale, anche nei cimiteri si portava da bere soprattutto quando si facevano dei lavori non tanto piacevoli si doveva bere. Ero ancora giovane e l'alcol lo reggevo bene.

Gli anni passano, le figlie frequentano la scuola con profitto, tutto fila abbastanza bene, riesco a fare dei lavoretti di qua e di là e quasi mi esce un altro stipendio, compriamo l'alloggio dove abitavamo già e lo ristrutturiamo come piace a noi, siamo andati in Argentina 15 giorni per il gemellaggio con la città di Orroyto con visita ad altre città, 10 giorni a Cuba e due volte a Roma.

In questi anni conosco persone di un altro rango: imprenditori, avvocati, professori e ne divento amico, persone che il denaro non gli manca; io anche essendo un operaio vengo trattato alla pari senza nessun pregiudizio, poi quando si va a divertirsi tutto va bene. Si frequentano birrerie, locali notturni, club privé e si beve birra, vino, alcolici, superalcolici, sempre roba di un certo valore. Queste uscite non venivano combinate uno o due giorni prima, ma nel giro di poche ore eravamo tutti riuniti.

Mia moglie ogni tanto andava a ballare con le sue amiche o compagne di lavoro e le mie figlie con i loro amici, cioè a casa nostra ognuno faceva i cavoli che voleva. Sul lavoro le cose vanno benissimo: ho piena fiducia degli abitanti, dei colleghi, degli amministratori e mi rendo conto che sono fortunato.

Vado un po' avanti con gli anni: arrivo ai 50 anni, sembra una meta raggiunta aver dato e aver avuto ma purtroppo comincia il declino. L'alcol, la bevanda che mi dava coraggio e sicurezza non lo sopporto più come prima e il matrimonio mi sta scappando di mano. A mia moglie piace la C3, andiamo a comprarla, la più bella, l'esclusiva 1400, ma non basta questo a salvare il matrimonio. Poi comincia il vero declino: sospensione patente, separazione, ricovero in ospedale, lavoro, di nuovo ricovero per caduta dal balcone, due operazioni alla testa, e adesso eccomi qua. Sbaglio, prima di venire qua sono stato ricoverato a Torino per crisi di epilessia. Pensavo "un mese e me ne ritorno a casa", invece era già tutto predisposto: io dovevo entrare in comunità. In quel periodo quasi non toccavo più l'alcol, erano i medicinali sbagliati e in più presi male ma ormai si era deciso così.

La canzone a me cara di Claudio Baglioni (La vita è adesso) non ha più futuro. Avevo come una rete attorno a me, come un bambino nel grembo della madre e questa rete mi è stata tolta, era tenuta in piedi da mia sorella, da un'operatrice del Ser.T, dai miei amici e dai colleghi di lavoro. Devo vivere in sintonia con me stesso, vedere le cose belle senza alcol, accettare sconfitte e riprendermi da solo; dicono che la speranza è l'ultima a morire, la mia sta morendo a poco a poco.

In questa comunità, passato un periodo di ambientamento, cerco di concentrarmi sugli incontri tenuti dagli operatori, cogliere le cose migliori e farne tesoro da tenere sempre con me nei momenti difficili. Quelle poche volte che sono capitate incomprensioni con gli operatori o con i miei compagni di gruppo mi allontano onde evitare attriti spesso inutili. Ogni tanto mi viene da dire qualcosa, prendo un quaderno e lo scrivo, due o tre giorni dopo rileggo la frase e capita che cambio opinione.

Quando sono arrivato qui vengo destinato ad un gruppo di "alta protezione" dove ci sono certe restrizioni: sigarette contate, poche telefonate, verifiche non lo so, non le ho mai richieste. Queste regole le accetto, quello di cui più soffro è quella che mi sembra la mancanza di libertà. In una giornata come tante altre cerco dei motivi validi che mi portino a una vita migliore: vedere cambiamenti nella natura, nuove invenzioni tecnologiche, vedere bambini giocare, nuove autovetture, nuove motociclette, nuove canzoni. A proposito di canzoni, prima le ascoltavo come ritmo, come melodia e perché mi piaceva chi le cantava, adesso le ascolto più come parole e mi accorgo che quasi tutte ti insegnano qualcosa, mi riferisco soprattutto alle canzoni di Claudio Baglioni.

Avrei bisogno di raggiungere un po' di serenità interiore, stare meglio con me stesso, l'ho desiderata giorno dopo giorno e adesso non ci credo più di tanto. A tutto questo si aggiunge il carattere pessimista che ho, non riesco a immaginarmi in futuro momenti felici con la mia famiglia.

Mentre scrivo fuori nevica ... i ricordi dei giorni passati sulla neve a sciare affiorano, mi fanno stare male, devo cercare di farmeli scivolare via.

Un giorno un mio compagno del gruppo di "alta protezione" mi dice: "Il tuo nome mi è rimasto subito impresso nella mente." Domando: "come mai?" "Perché hai gli occhi che ridono sempre". Purtroppo hanno smesso di ridere.

Una dottoressa di Torino, dove sono stato ricoverato, con la quale mi sento qualche volta al telefono, mi raccomanda sempre di stare tranquillo, di non avere fretta, la meta che devo raggiungere è una strada piena di curve, salite, discese, mettici pazienza, impegno e vedrai che ce la farai.

Adesso devo vivere il presente e pensare al futuro, senza mai dimenticare gli sbagli che ho fatto.