Mio nonno mi dava un bicchiere di vino a pranzo e uno a cena, e io gli tenevo compagnia...
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Buongiorno a tutti, mi chiamo R. La mia storia di alcolismo comincia in tenera età: fin da giovane, infatti, mio nonno mi dava un bicchiere di vino a pranzo e uno a cena e io gli tenevo compagnia.
Ma non è certamente l'aver iniziato così presto a bere qualche bicchiere che mi ha portato ad abusare di questa sostanza. Gli eventi e le situazioni alla base di questa dipendenza, sono da ricondurre in gran parte ai problemi presenti in famiglia, in particolare nel rapporto tra mia madre e mio padre, sempre in conflitto e con litigi continui, e nel mio rapporto con loro, in quanto, specie durante l'adolescenza, sentivo una totale mancanza di affetto e di vicinanza.
Cercavo, quindi, di trovare una soluzione per assopire i dolori emotivi, le carenze affettive e l'alcol era la riposta più semplice e più immediata. Il vino mi piaceva, lo bevevo in molte occasioni, soprattutto quando uscivo con amici anche se non mancavano i momenti in cui bevevo di nascosto.
Con il passare degli anni, mano a mano che diventavo più grande, oltre al vino ho iniziato con gli aperitivi, non solo prima dei pasti ma anche di mattina, per cominciare la giornata. Ero arrivato al punto che non riuscivo ad ingranare senza aver bevuto qualcosa. In più, non mi facevo mancare la birra tutti i pomeriggi, e con una tale dose di alcol in corpo, finivo per esser in stato di ubriachezza praticamente tutti i giorni.
Quando ho iniziato a lavorare, la situazione non è cambiata, anzi, si può dire che è andata peggiorando. Nel tragitto che mi portava da casa al posto di lavoro, ero solito fermarmi in diversi bar della zona.
Non mi hanno certo fermato i vari ricoveri ospedalieri che ho dovuto affrontare nel corso degli anni. Una volta terminate le cure e uscito di lì, riprendevo a bere senza pormi alcun tipo di problema.
Successivamente, non riuscendo più a gestire questo tipo di situazione, che mi aveva portato anche a perdere più lavori, sono entrato in una comunità dove sono rimasto per 2 anni e devo ammettere che è stata una bella esperienza, che mi ha aiutato a rimanere pulito per diverso tempo.
Alcuni anni dopo però sono ricaduto ed allora sono entrato al CUFRAD, inserendomi fin da subito nel gruppo di cura a "media protezione". Nel primo anno, il percorso è andato in modo positivo, con una buona integrazione con i compagni di gruppo. Dopo un anno ho provato ad uscire perchè volevo cercare un nuovo lavoro, ma poco dopo sono rientrato e, dopo aver passato un po' di tempo sempre in media protezione, ho trascorso 1 anno anche in bassa protezione, godendo di più libertà e autonomia, e passando dei piacevoli momenti con gli operatori e con i compagni di gruppo.In questo momento mi trovo bene, c'è sintonia con il gruppo e c'è un senso di aiuto comune con cui cercherò di superare la sofferenza taciuta e la rabbia che hanno caratterizzato tutta la mia vita passata.