Nell'infanzia abbandoni ed abusi fino all'adozione... Poi ho contattato mia madre naturale: perché te ne sei andata? ero giovane... E rivedo me stesso: anch'io ero molto giovane ed ora mia figlia è in adozione
Nell'infanzia abbandoni ed abusi fino all'adozione... Poi ho contattato mia madre naturale: perché te ne sei andata? ero giovane... E rivedo me stesso: ero molto giovane ed ora mia figlia è in adozione Mi è crollato il mondo addosso ... vedo in me il riflesso degli errori di mia madre ma... CUFRAD OPINIONI ESPERIENZE TESTIMONIANZE. LA MIA OPINIONE SUL CUFRAD, LA MIA ESPERIENZA AL CUFRAD, LA MIA TESTIMONIANZA SUL CUFRAD. DROGA ALCOL ALCOLISMO TOSSICODIPENDENZA FAMIGLIA.
Mi chiamo A. La mia infanzia è costellata da abbandoni ed abusi, fino all'adozione quando ormai avevo 16 anni.
Qualche mese fa ho contattato mia madre naturale, non so neanche perché, forse solo per vedere che effetto mi faceva vederla, non avevo bene le idee chiare, ma volevo farlo.
L'ho incontrata, ma le sue condizioni di salute non sono buone (sta aspettando di fare un intervento chirurgico alle corde vocali in un quadro clinico un po' preoccupante).
Questa notizia mi ha preso in contropiede, mi sentivo da un lato in obbligo (in fondo sono sempre suo figlio) e dall'altro mi faceva piacere, dopo tanto tempo, condividere con lei qualcosa e mostrarle quanto sono cambiato.
Durante un colloquio con l'operatrice su questo argomento, sono riuscito a comprendere qual'era la motivazione che mi ha spinto ad incontrarla: volevo una spiegazione, volevo chiederle perché è scappata abbandonandomi e non cercandomi per tutto questo tempo.
Inconsciamente volevo ancora delle conferme da lei, volevo mostrarle le mie fragilità che sono derivate soprattutto dal suo abbandono ed oscillavo tra questi sentimenti contrastanti.
Una domenica, mentre ero in verifica, sono andato da lei e le ho fatto questa fatidica domanda "perché te ne sei andata?".
Non sapevo che risposta mi avrebbe dato, ma ero certo che qualunque motivazione mi avesse fornito, per me non sarebbe mai stata sufficiente per colmare anni di domande e di ferite.
La sua risposta è stata disarmante: "ero giovane".
Mi ha spiegato che i suoi genitori l'hanno mandata via di casa molto presto, a 16 anni, e lei si è aggrappata alla relazione con mio padre nonostante lui la picchiasse; mi ha spiegato che era il suo unico punto di riferimento.
In un momento di silenzio ero tentato di andarmene, non mi era bastata la sua risposta che aveva risvegliato in me altre mille domande.
Il lunedì successivo ho raccontato, seppur a fatica, le mie sensazioni in merito a questa risposta e, come collegamento immediato, mi sono reso conto di aver fatto gli stessi errori con i miei figli: anch'io mi sono sposato molto giovane ed ora mia figlia è in adozione, mentre mio figlio riesco ancora sporadicamente a vederlo.
Mi è crollato il mondo addosso perché ho immaginato che mia figlia, quando sarà più grande, potrà farmi la stessa domanda.
Ora sto cercando di districarmi tra i miei mille conflitti interni: se da una parte posso capire la sua giovane età, dall'altra comunque non riesco ancora a farmene una ragione.
Ero conscio, dopo i colloqui, che qualunque risposta non mi avrebbe soddisfatto, ma pensavo che mi avrebbe scatenato rabbia o rassegnazione, invece mi trovo a vedere il riflesso dei miei errori in lei.
Durante il colloquio sono stato rassicurato su questa mia paura "essere la sua fotocopia" perché io, a differenza di mia madre, sono consapevole, ho ricevuto aiuto a comprendere i miei errori e, forte di questa mia esperienza, sono sicuro che riuscirò, quando sarà l'occasione, a fornire a mia figlia maggiore empatia e risponderò ad ogni sua domanda, perché ora so come si sta quando ti crolla il mondo addosso.