Tutto ebbe inizio negli anni '90 con la perdita di mia madre, morta all'età di 50 anni. Un giorno mio padre fu colto da un infarto improvviso: il mondo mi crollò addosso e a quel punto caddi ancora di più nell'abuso di alcol.
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2013-07-25 Tutto ebbe inizio negli anni '90 con la perdita di mia madre, morta all'età di 50 anni. Un giorno, al mio rientro a casa dal lavoro, mio padre fu colto da un infarto improvviso: il mondo mi crollò addosso e a quel punto caddi ancora di più nell'abuso di alcol.
Mi chiamo Stefano, ho 41 anni e sono qui al CUFRAD per problemi di alcol. Qui mi trovo bene: l'inserimento presso questa Struttura è stato veloce e ho dialogato quasi subito con i miei compagni di gruppo. All'inizio ero un po' spaesato, ma con il passare dei giorni e grazie agli operatori ed agli stessi compagni mi sono abituato in fretta.
Vorrei raccontare la mia esperienza personale che mi ha portato all'abuso di alcol. Ho iniziato all'età di vent'anni ad abusare della sostanza, ma in modo più sconcertante verso i 28-29 anni. Iniziavo la mattina presto per finire la sera con in corpo circa 20 birre.
Il mio stato d'animo nel corso della giornata era effervescente: l'alcol mi rendeva più forte in tutto e per tutto, mi dava quella sensazione di benessere psicofisico, ma non sapevo a cosa sarei andato incontro.
Tutto ebbe inizio negli anni '90 con la perdita di mia madre, morta all'età di 50 anni. In quel momento ero giovane, avevo da poco concluso il servizio militare e vedevo l'alcol come un divertimento e soprattutto come mezzo per dimenticare la perdita materna.
Avevo da poco tempo conosciuto una ragazza di cui ero molto innamorato: ci vedevamo ogni weekend, o io andavo a Genova da lei o lei veniva a Torino da me.
Durante la settimana lavoravo normalmente alla Fiat facendo i tre turni. Non bevevo mai prima di andare al lavoro perché sapevo a cosa sarei potuto andare incontro. Quando uscivo da lavoro rientravo a casa per mangiare, fare una doccia ed una pennichella per poi uscire in compagnia ed andare a girovagare per bar, pub e simili.
Tutto questo durò per diversi anni con il progressivo aumentare di assunzione di sostanze alcoliche. Negli anni 2000-2001 il lavoro cominciò a vacillare; iniziò il periodo nero con i primi segnali di spegnimento, di perdita, i primi esuberi e tagli nei turni fino ad arrivare alla cassa integrazione. In quegli anni la mia ragazza ed io avevamo fatto alcuni progetti matrimoniali ma alla fine non se ne fece nulla.
Un giorno, al mio rientro a casa dal lavoro, mio padre fu colto da un infarto improvviso: il mondo mi crollò addosso e a quel punto caddì ancora di più nell'abuso di alcol. Lui fu operato di cuore e gli fu messo un by pass. A quel momento dovetti aiutare mio padre in ogni cosa. Io continuavo a bere sempre di più finchè un giorno, dopo varie riunioni lavorative e dopo vari tira e molla, la Fiat decise di mettermi in cassa integrazione per 2 anni fino a lasciarmi poi a casa definitivamente. A quel punto l'alcol ebbe il sopravvento su di me: non potevo più farne a meno mattino, pomeriggio e sera; me lo portavo addirittura a letto, non riuscivo a resistere senza di lui. Mi chiudevo in me stesso e scrivevo ciò che pensavo in quei momenti.
La mia vita ha vissuto momenti negativi, brutti a partire dalla perdita di mia madre, la persona che mi ha fatto scoprire cosa sia la vita nel bene enel male, ma con educazione, persona splendida da ricordare per tutta la vita. Ora sento la sua mancanza , era una persona incredibile, onesta, ecc. Ora al mondo sono rimasto solo. Voglio bene a mio papà, ma mai come a mia mamma.
Nel frattempo la salute di mio papà si complicava sempre di più vedendomi in quelle condizioni. Fu poi ricoverato d'urgenza all'ospedale per l'ennesimo malore al cuore: i medici mi confidarono che mio papà aveva i giorni contati. Io non mangiavo più nulla; passavo le mie giornate esclusivamente con l'alcol come sostegno morale e fisico finchè una buia e fredda notte torinese caddi a terra in casa privo di sensi (per fortuna non ero solo); il mio amico chiamò d'urgenza il 118 e fui accompagnato in ospedale dove, al piano superiore, era ricoverato mio padre. Venni ricoverato per circa un mese e dopo varie analisi mi fu diagnosticata una pancreatite acuta; il primario mi parlò chiaramente dicendomi " o smetti di bere o vai incontro alla morte". Il 3 gennaio venni trasferito in una Casa di cura per disintossicarmi dall'alcol finchè il 05 gennaio 2012 mi fu comunicata la morte di mio padre. Non ebbi modo di sfogarmi perché ero sedato da molte medicine, ma ero conscio della perdita paterna. In quei 6 mesi mi furono vicine due persone: mia zia Anna alla quale devo tutto e Desy a cui sono molto legato sentimentalmente. Devo ringraziare molto la clinica: mi ricordo che pesavo 95-96 kg quando arrivai su una sedia a rotelle e ne pesavo 70 all'uscita.
Ora sto bene e tutte le analisi risultano negative. Sono al CUFRAD e qui ho trovato una nuova vita. Devo ringraziare tutti gli operatori per come mi hanno accolto. Ogni mattina svolgo varie mansioni passando dalla cucina alle pulizie generali e a momenti di svago come l'attività fisica in palestra o il calcetto. Quando mi è possibile vado a trovare mio padre al cimitero e non tocco alcol, e non ne sento l'esigenza.