Uno dei problemi con cui convivo da sempre è la dipendenza affettiva che mi ha distrutto fisicamente e psicologicamente portandomi ad essere solo con me stesso.
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Sono T., e mi trovo al CUFRAD per alcolismo e per problemi di dipendenza in genere.
Uno dei problemi con cui convivo da sempre è la dipendenza affettiva che mi ha distrutto fisicamente e psicologicamente portandomi ad essere solo con me stesso.
Fin da piccolo mi sono sentito solo: mi ricordo che da bambino spesso mia madre di notte mi lasciava a casa da solo per andare a ballare con una sua amica.
Mi diceva: "Ti voglio bene, torno presto!" e mi lasciava in quella stanza al buio, in quel letto solo con i miei pensieri, le mie paure, le mie lacrime.
Quanto ho pianto in quel letto dove vedevo solo il lupo nero, le mie paure di bambino... Quanta rabbia... Il giorno dopo tutto era di nuovo come prima: mia madre era tornata a casa e lei tornava ad essere il mio unico amore.
Poi sono cresciuto e, diventando adulto, ho amato altre donne, ma le ho perse tutte...
L'amore più importante della mia vita l'ho avuto a 30 anni: un amore così soffocante che mi ha portato a non vivere più: mi distruggeva, mi rendeva possessivo, geloso, non vedevo né il brutto né il bello della donna che mi era accanto.
Ero solo nella mia disperazione, nella mia voglia di amare così forte che mi soffocava.
L'Amore che questa donna mi dava non mi bastava mai: per me era troppo poco rispetto a quanto gliene davo io... Mi sono accorto solo molto tempo dopo che io ho sempre dato troppo amore per paura di rimanere da solo come quando ero bambino in quel letto, in quella casa che ho odiato tanto. Un giorno la mia compagna mi dice: "Non ti amo più".
Io non potevo accettare questo e allora decido di tentare il suicidio...le mando una trentina di messaggi e assumo una scatola di psicofarmaci... non volevo farla finita davvero: volevo che lei corresse da me.
Da lì in poi la mia vita è stata un disastro: ho iniziato a bere, sono stato in carcere, ho vissuto per strada.
Ora penso che tutto questo sia stato un modo per farmi male per non essere riuscito ad amare come avrei voluto.
Ora mi ritrovo senza una famiglia, senza moglie, senza figli: ancora adesso soffro molto quando mi accorgo che gli altri mi danno di meno rispetto a quanto dò io.
Mi arrabbio con me stesso e , come ho sempre fatto, giustifico sempre tutti: ho trascorso una vita a giustificare gli altri per paura di rimanere da solo. Dopo questi mesi di cura al CUFRAD, facendo un lavoro terapeutico, ho capito che devo imparare ad accettare gli altri così come sono e sto cercando, anche se a fatica, di non soffocare più le persone a cui voglio bene.