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Alcol: l'assunzione di elevate quantità causa necroinfiammazione e fibrosi epatica nei ratti

I modelli animali di esposizione all'alcol consentono di comprendere più a fondo i meccanismi di insorgenza delle patologie correlate, grazie alle similitudini tra la fisiologia di alcuni animali e quella umana. E' il caso del modello utilizzato da un team di ricercatori cinesi che ha sottoposto un campione di ratti alla somministrazione forzata di alcol per valutare se e come il bere fino all'ubriacatura e l'esposizione crescente ed esponenziale all'alcol influenzino lo sviluppo di patologie del fegato. Obiettivi dello studio erano di stabilire se il modello di assunzione dell'alcol nei ratti influenzi lo sviluppo dei disturbi epatici e di esaminare la relazione di questi disturbi con le alterazioni del meccanismo biochimico che promuove l'epatotossicità.Per i test sono stati analizzati il decorso temporale per la formazione di eicosanoidi da ciclossigenasi, lo stress ossidativo, la produzione di stress nitrosativo, l'espressione del fattore 1 di induzione di ipossia, la citochinesi, la necroinfiammazione del tessuto epativo e la fibrosi, in un arco temporale di 16 settimane. In questo modello di ubriacatura ed esposizione crescente ed esponenziale all'alcol, la steatosi epatica, la necrosi, l'infiammazione e la fibrosi sono aumentate, così come i livelli degli altri disturbi presi in esame.
I dati emersi sostengono l'ipotesi che un'accresciuta produzione di eicosanoidi da ciclossigenasi, lo stress ossidativo e quello nitrosativo, il fattore 1 di induzione dell'ipossia e lo squilibrio tra la citochinesi pro e anti infiammatoria giocano un ruolo importante nella patogenesi dei disturbi epatici alcolici.Con questo modello animale dunque, sono stati osservati effetti quali fegato grasso,necrosi, infiammazione e fiborsi caratteristiche patologiche osservabili anche nei disturbi epatici alcol correlati nell'uomo



(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)