Belluno: gli Alcolisti Anonimi si raccontano
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«Non c'è nessuna differenza fra chi non beve da 20 anni o da un giorno. La differenza la fa il primo bicchiere». E per gli alcolisti anonimi e i loro famigliari che ieri si sono ritrovati al centro Giovanni XXIII per ricordare i 30 anni di attività in città, a segnare la differenza fra una vita buttata e la serenità ritrovata è la partecipazione ai gruppi: «Ho trovato l'aiuto che cercavo quando sono arrivata da voi» dice Francesca, un nome di fantasia per garantire l'anonimato suo e di quanti sono intervenuti alla giornata di celebrazione raccontando la loro esperienza. Una scelta coraggiosa quella di parlare in pubblico, motivata dal fatto di far sapere al maggior numero di persone l'esistenza di un aiuto per sconfiggere la dipendenza dall'alcol.
Più di 100 le persone presenti: famiglie intere, coppie unite in un cammino impegnativo, certo, ma durante il quale nessuno si sente solo.
Emozionante la modalità con cui gli alcolisti si sono presentati: «Mi chiamo Giovanni e sono un alcolista».
Ciao, Giovanni, rispondeva l'intera sala. A fronte di testimonianza particolarmente toccante, allora la sala applaudiva. È successo con Pina: «Sono qui con il mio compagno e ho ancora tanta voglia di camminare insieme a lui». E Mauro: «Solo dopo anni ho accettato quanto mi diceva mia moglie: che per me l'alcool era un problema». «Per me è stata una liberazione sapere che il mio alcolismo era una malattia e non una depravazione - ha detto Veronica - non ho più provato vergogna e da allora per me sono tutti anni di vita nuova. Un giorno alla volta».