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Bevitori moderati e alcolisti: considerazioni

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Chi beve moderato e chi è un alcolista

Gli astemi come il popolo degli erranti: perseguitati, derisi, evitati. Sarà anche un paradosso ma alla verità ci assomiglia. Le società

cercano la norma e vi schiacciano chi è fuori dal coro, ma la norma, come è noto, non è la normalità. L'alcol non va demonizzato, per carità.

Ma proporlo come una cura per le coronarie e la digestione pare davvero un eccesso.
A fronte di un paio di benefici la letteratura alcologica conosce almeno una cinquantina di problemi psico-fisici che l'alcol può comportare

a chi vi si affeziona troppo. Ma l'ubriacatura non è la condizione di chi beve, ci mancherebbe. Ma è vero che gli alcolisti prima di

diventare tali, erano bevitori moderati e non certo astemi. Quindi la prevenzione va fatta su chi beve moderatamente, anche se su questa

misura le idee sono variegate e talora contorte.
Il bevitore definito moderato che ritiene di avere il controllo sull'alcol dovrebbe smettere di assumerne anche un millilitro per 20 giorni

una o due volte l'anno. Quasi facendo un test di volontà. Se ci riesce può continuare a bere, sennò ha un problema col bere e non lo sa o lo

sta sottovalutando.
L'alcol è una sostanza psicoattiva. Non richiamiamo le droghe come termine di paragone sennò i degustatori, i sommelier e gli amanti della

grappa serale saltano sulla sedia. Eppure, senza esagerare, quando l'alcol prende piede e "copre" alcune difficoltà personali, toglierselo di

dosso diventa un'impresa. Talvolta ci si ammala e quando ciò succede è perché lo si è sottovalutato o ci si è sopravalutati.
Chi beve si disinibisce, acquista loquela, coraggio, osa, si diverte; in una parola si scioglie. Poco male, direte. Il fatto è che dovremmo

tutti essere in grado di compiere questi cambiamenti da soli e da sobri. Se per socializzare devo bere ho un problema. Non è un dramma, ma è bene saperlo. Solo il codice della strada pone paletti chiari sull'uso di alcolici alla guida. Chi sbaglia oltrepassando la soglia consentita

paga. E salato. Per il resto bere sembra un vezzo di cui non dolersi, né preoccuparsi.
C'è chi per temprare i neonati e impostarli da "veri uomini" gli fa assaggiare piccole quantità di vino. Fidelizzazione precoce: purtroppo,

probabilmente, questi bambini saranno predisposti al bere, ma anche a coprire le proprie emozioni, a tenerle contratte, dentro di loro.

Tranne a sbronzarsi. In vino veritas, recita un antico detto. Se la verità salta fuori da brilli, allora tra noi e noi c'è un divario di

parecchie centinaia di chilometri. Un altro problema.
L'alcoldipendenza è una patologia seria, con mille implicazioni. Ha forse una base genetica e questa predisposizione può essere o no

slatentizzata dalle abitudini acquisite in famiglia, a contatto con genitori che usano il vino come l'acqua, la birra come una bibita

dissetante ed i superalcolici come un digestivo.
Il cosiddetto "bere sociale" è una diga a gruviera dove passa di tutto e il peggio del tutto. Il craving alcolico sono le rapide che

d'improvviso scuotono un fiume che sembrava placido. Il pendio fulmineo del suo letto, la corrente che spinge l'acqua, le rocce e i sassi che

la tramutano in schiuma sono le circostanze inaspettate ma frequenti nella vita di un bevitore sociale che dietro l'incremento del bere

maschera i disagi più vari.
Il bevitore incallito o "umido" è l'alcolista classico. Quello che secondo alcune scuole di pensiero lo fa precipitare o ricadere è

l'alcolista "asciutto", un partner persino astemio ma patologico che con le sue dinamiche malsane, le colpevolizzazioni e l'incoerenza

dissociante volta per volta vanifica ogni possibilità dell'etilista di tirarsi fuori dalle sue sbornie.
Le patologie alcolcorrelate ogni anno uccidono circa 250 mila persone. Le cure sono lunghe e costose, anche perché l'alcolista deborda spesso in psicopatologie conclamate e in altre forme tossicomaniche. Ma con l'industria vinicola campa circa un milione di persone. Bere si, ma ricordando che l'alcol non è un elisir di lunga vita

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)