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Tabacco e TBC: 40 milioni di morti nei prossimi 40 anni

Circa un quinto della popolazione mondiale fuma tabacco e il dato è destinato a crescere nei prossimi anni soprattutto tra le popolazioni più

povere dove non esistono ancora leggi che impongono il divieto di fumo. Secondo uno studio realizzato dall'Università della California

(UCSF), il fumo di sigaretta causerà, nei prossimi 40 anni, 18 milioni di casi in più di tubercolosi e 40 milioni di morti correlate.
A sostenerlo è la prima firma dello studio, pubblicato sul British Medical Journal, il dott. Sanjay Basu, il quale in una nota stampa ha

spiegato come il tabacco aumenti il rischio di contrarre la tubercolosi, malattia che a sua volta, può rivelarsi mortale perché debilita

fortemente le difese immunitarie. Il fumo attivo e passivo infatti faciliterebbe la diffusione della tubercolosi e il passaggio da infezione

a malattia vera e propria.
Il Centro per la Ricerca sul Tabacco dell'Università della California, da anni sostiene che il controllo dell'uso di tabacco coincide con il

controllo della tubercolosi. Poiché uno degli obiettivi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è l'abbattimento dei casi di

tubercolosi, si è deciso di intervenire sui casi in cui l'infezione è presente per cercare di evitarne la diffusione partendo, per la prima

volta, proprio dal fattore "fumo di sigaretta" come variabile principale.
Usando un modello matematico, da una stima della popolazione di fumatori in ognuna delle regioni dell'OMS e calcolando il numero di casi di

infezione da TBC e dei decessi direttamente e indirettamente correlati, è emersa una proiezione dal 2010 al 2050 di circa 18 milioni di casi

di tubercolosi e 40 milioni di decessi correlati, attribuibili proprio al fumo di sigaretta.
Servono grandi sforzi quindi, concludono i ricercatori, per ridurre dell'1% ogni anno i tassi di fumo di tabacco fino all'eradicazione

totale; fattore che si prevede ridurrebbe nel 2050, il numero di decessi a circa 27 milioni di casi in meno.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)