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Drug and Alcohol Dependence: le terapie contro la tubercolosi limitano l'efficacia della buprenorfina

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Le terapie contro la tubercolosi limitano l’efficacia della buprenorfina

Una serie di studi, realizzati nelle università americane di San Francisco, Salt Lake City, New Haven e Seattle, ha esaminato le interazioni farmacocinetiche e farmacodinamiche tra la buprenorfina, un parziale agonista degli oppioidi sempre più utilizzato nel trattamento della dipendenza da oppioidi, e due farmaci antitubercolotici, il rifampin e il rifabutin.
Lo spunto della ricerca è nato dalla constatazione che la tubercolosi è una delle maggiori cause di morbidità e mortalità tra i malati di HIV/AIDS e la sua incidenza ha avuto un considerevole aumento tra gli individui con dipendenza da oppioidi e dunque sussiste la possibilità di interazioni tra farmaci per il trattamento delle diverse patologie che ne modificano l’efficacia. I soggetti dipendenti da oppioidi, selezionati per la ricerca e trattati con dosi stabili di buprenorfina (o naloxone, un altro agonista degli oppioidi) sono stati sottoposti a due esami del sangue: il primo per determinare la farmacocinetica della buprenorfina e il secondo dopo 15 giorni di trattamento con 600 mg al giorno di rifampin o 300 mg al giorno di rifabutin. Dall'analisi dei risultati è emerso che la somministrazione del rifampin ha prodotto significative riduzioni delle concetrazioni di buprenorfina nel sangue e un inizio di sintomi da astinenza da oppiacei nel 50% dei partecipanti. Mentre la somministrazione del rifabutin nei soggetti mantenuti in trattamento con buprenorfina ha provocato significative diminuzioni delle concentrazioni di buprenofrina nel sangue ma nessun sintomo di astinenza. Dalla comparazione con i dati di letteratura, è emerso che la buprenorfina non ha alcun effetto rilevante sulla farmacocinetica del rifampin mentre è associata con una più bassa espressione del rifabutin. Il rifampin è, dunque, un più potente induttore del metabolismo della buprenorfina rispetto al rifabutin, con conseguenze avverse nella farmacocinetica e nella farmacodinamica che richiedono dunque un aumento delle dosi di buprenorfina per prevenire i sintomi dell'astinenza.
I risultati dello studio, concludono gli autori, dimostrano la necessità di proseguire con ricerche inerenti le interazioni tra diversi farmaci, nell'ambito del trattamento della dipendenza da oppioidi, per ridurre gli eventi avversi e garantire l'efficacia delle terapie.

 


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)