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Drug use and Nightlife: more than just dance music

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"Drug use and Nightlife: more than just dance music"

Un'intervista, su un campione di 775 persone, in merito ai differenti modi scelti per il divertimento notturno, ha avuto lo scopo di

indagare la correlazione esistente tra gamma di musica preferita, tipologia di locale o luogo scelto per il divertimento e tipo di sostanza

utilizzata. L'inchiesta sulla relazione esistente tra uso di sostanze e musica si è quasi sempre concentrata su consumatori di Mdma e

stimolanti e musica elettronica, in contesti rave o simili. La ricerca, svoltasi in Belgio, tenta di allargare il campo anche ad altri luoghi

normalmente frequentati dai giovani. Così, viene fuori che i frequentatori di goa-party sono quelli tra i quali il consumo di droghe illegali

è maggiore, ma anche che subito dopo vi sono gli amanti della musica dance ed i frequentatori di club e discoteche in genere. Gli

intervistati che vanno spesso nei pub mostrano una frequenza di consumo di alcol e droghe illegali più alta, mentre quelli che frequentano

festival rock sono risultati essere coloro i quali mostrano una minor probabilità di avere utilizzato una droga illegale lo scorso anno ed in

particolare di usare cocaina meno assiduamente di quelli cui piace andare in altri ambienti. Per quanto appaia ovvio rilevare come i giovani

che escono la sera non possono semplicemente essere classificati in una categoria, scegliendo differenti contesti e musica per il proprio

divertimento, lo studio, ancora una volta, sottolinea l'importanza dell'attività di prevenzione che coinvolge i vari luoghi ricreazionali

notturni, e permette di tarare l'intervento in base alle specifiche condotte di consumo nei vari setting indagati. Queste conclusioni, pur

costituendo il risultato dello studio, smentiscono le dichiarazioni di chi, con intento puramente moralistico, si lancia in crociate

allarmistiche nei confronti di alcuni stili musicali "naturalmente" propedeutici all'uso di sostanze. E' noto, anche a livello teorico, che

le tre variabili set, setting e sostanza, utilizzabili per descrivere un'esperienza di consumo, sono dotate di reciproca influenza. Lo

studio, però, oltre a considerare la tipologia di sostanza utilizzata in setting differenti, apre la discussione sull'evoluzione degli stili

di consumo in atto, utile per progettare un efficace azione d'intervento.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)