Gioco d'azzardo online, il boom italiano
Gioco d'azzardo online, il boom italiano
Di Federico Guerrini
C'è un solo settore, in Rete, che può competere, per crescita, numero di utenti e volume di affari, con quello del porno: il
gioco online a soldi, sia che si tratti di giochi di puro azzardo o con qualche componente di abilità. Su Facebook spopola il
poker creato dalla software house Zynga e perfino Google, a quanto sembra, sta lavorando a un suo portale chiamato Google
Games, legato ad accordi proprio con Zynga. Un settore talmente in crescita che l'Unione europea sta lavorando a un Libro
verde che dovrebbe regolamentarlo a livello comunitario, uniformando la gestione da parte degli Stati.
Negli Usa, dove il gioco d'azzardo on-line è stato bandito quattro anni fa, il Congresso, pressato dal bisogno di fare cassa
e trovare nuovi introiti, sta meditando di tornare sui suoi passi e legalizzare l'azzardo su Internet. In Italia, da quando,
con il Decreto Abruzzo, per raccogliere fondi per i terremotati, il settore è stato liberalizzato e gli appassionati non sono
stati più costretti a operare illegalmente giocando sui siti stranieri, il fenomeno è esploso. Nel 2010, secondo le stime,
verranno raccolti attorno ai cinque miliardi di euro, a fronte dei 3,7 miliardi del 2009 e del miliardo e quattrocento
milioni del 2008.
E tra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo, sono in arrivo altre novità che daranno nuovo impulso alla raccolta:
l'avvio del cash game, ovvero il poker giocato non in modalità torneo, in cui si vincono (o perdono) subito soldi veri, con
puntate fino a mille euro per sessione di gioco, e l'assegnazione di 200 nuove concessioni a soggetti vecchi e nuovi operanti
nel ramo. Lo Stato, tramite i Monopoli, trattiene circa il 3 per cento della raccolta (la percentuale esatta varia da gioco a
gioco): per il 2009 questo significa un gettito di circa 140 milioni di euro.
Sempre più italiani si fanno contagiare dalla febbre del gioco, che in molti intendono come una forma di intrattenimento,
simile al recarsi a teatro o al cinema.
"In media i consumatori adottano un comportamento piuttosto razionale", afferma Andrea Rangone, uno dei curatori del rapporto
2010 dell'Osservatorio sul Gioco Online della Ict School of Management del Politecnico di Milano, "nel 2009, i conti
movimentanti almeno una volta sono stati 2,8 milioni: di questi, due terzi di questi hanno movimentato ogni mese meno di 100
euro, che scendono venti se si tiene conto delle rivincite". Dal rapporto dell'Osservatorio emerge una forte polarizzazione
dei giocatori, il 5 per cento dei quali movimenta cifre mensili superiori ai 1.500 euro, mentre la movimentazione media è di
400 euro a sottolineare come il mercato sia spaccato in due: tanti giocatori che puntano poco e pochi che puntano moltissimo.
"Sul piano tecnologico", continua Rangone, "si prospetta uno scenario molto interessante, con l'arrivo delle tv con accesso
diretto a Internet, per cui si prospettano modalità di interazione e gioco nuove. In passato c'erano già stati dei tentativi
di portare il poker in televisione, ma non avevano avuto successo; oggi però la situazione è diversa: in molte case pc e
televisione sono già collegate insieme tramite la rete Wi-Fi".
Al quadro rassicurante dipinto dall'Osservatorio milanese, si contrappone la percezione di chi sta in trincea contro i due
principali effetti collaterali del diffondersi del gioco on-line: dipendenza e impoverimento delle famiglie.
"Oggi si può giocare dovunque, a qualsiasi ora", spiega Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta Antiusura,
esperto del fenomeno, "questo fa sì che il giocatore perda la cognizione del tempo, e accelera la dipendenza, rimuovendo
qualsiasi ostacolo che un tempo poteva frenare il giocatore". Secondo un rapporto presentato a inizio luglio da Bwin-Gioco
Digitale, uno dei principali operatori del settore, in Italia ci sono 673.000 persone (il 2,7 per cento dei giocatori totali)
malate di ludopatia, una patologia assimilabile per sintomi ed effetti alla tossicodipendenza. Altri tre milioni di giocatori
risultano a rischio. "È un percorso a centri concentrici", prosegue Fiasco, "non c'è solo la dipendenza vera e propria: ci
sono tante famiglie che non pagano le utenze domestiche o mandano i figli con i vestiti sdruciti a scuola per puntare al
gioco: questi come li classifichiamo?".
Secondo una ricerca del Conagga, il Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d'azzardo, le fasce più esposte al pericolo
del gioco compulsivo sono precari, pensionati e disoccupati. "Ma è un problema che riguarda tutti gli strati sociali",
racconta il dottor Rolando De Luca, responsabile del Centro di Terapia di Campoformido (Ud) per giocatori d'azzardo e le loro
famiglie, che cura ogni settimana 220 persone provenienti da tutto il Triveneto, "tutti coloro che si sono trovati esposti a
un evento traumatico nella propria vita e sono stati più vulnerabili al richiamo del gioco". "L'on-line è l'azzardo del
futuro", continua De Luca, "rappresenta un salto di qualità. Prima c'è stata la colonizzazione del territorio, a colpi di
pubblicità: ora viene colonizzato anche l'interno delle famiglie e i più esposti sono i giovani: quanti casi abbiamo, di
ragazzi che hanno sperperato un patrimonio usando la carta di credito del padre. E il futuro, col diffondersi dei giochi per
cellulari e sulle tv digitali, si prospetta ancora più nero".
Per chi cade è affetto ludopatia, non è semplice capire a chi rivolgersi: "In Italia mancano gli spazi di terapia", sottlinea
Fiasco, "alcune Asl cominciano ora a offrire il servizio, ma hanno in cura poche migliaia persone, una goccia nel mare. In
teoria il servizio sarebbe a carico dei Sert, ma non avendo lo Stato riconosciuto ufficialmente il gioco d'azzardo come
patologia equivalente all'alcool, in regime di tagli alla sanità, è facile che gli amministratori non mettano a disposizione
i fondi per questo tipo di servizio. Ci sono invece parecchi privati che hanno fiutato il business e si stanno inserendo".