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Giovani a rischio alcolismo: un'analisi

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Prime sbornie a soli 12 anni Lezioni per sfuggire all'alcol

Il primo bicchiere? In Italia un ragazzino lo beve a 11 anni. E un progetto di educazione alla salute e di prevenzione all'uso precoce di alcol, proposto da tre anni alle scuole medie Cavalchini Moro, ci dice che anche Villafranca non è esente dal fenomeno.  Alcuni ragazzi tra i 12 e i 13 anni già bevono birra e mix alcolici a base di vodka o bacardi che comprano nei supermercati, dove non incontrano alcuna difficoltà ad acquistarli, nonostante la legge vieti di venderli a ragazzi sotto i 16 anni. Bevono per vincere la timidezza, per far parte del gruppo e per disinibirsi e compiere azioni che altrimenti non compirebbero. Ma niente panico. L'importante è avere coscienza del fenomeno, perché le soluzioni preventive ci sono. Le hanno apprese i genitori degli studenti delle medie che mercoledì sera hanno assistito alla presentazione del progetto, che si chiama «Che piacere...», proposto dal Rotary club locale e sostenuto economicamente anche dal Comune. All'istituto Cavalchini-Moro, un'equipe di psicologi guidato dal professor Franco Pajno Ferrara, dell'università di Verona, da qualche anno incontra le classi seconde e terze delle medie. Dapprima consegnano ai ragazzi un questionario, che resta anonimo e raccoglie informazioni su come passano il sabato sera: se fanno uso di alcol, di quanto denaro dispongono e su cosa pensano degli alcolici e degli adulti attorno a loro che ne fanno uso. La seconda fase consiste in un incontro con una psicologa che li mette a confronto gli uni con gli altri, instaurando un'atmosfera informale e non giudicante, che li invoglia a raccontare le loro esperienze personali, a ricercare le motivazioni che li inducono a bere e a prendere coscienza degli effetti. Rimangono, infine, con un interrogativo: a fronte delle conseguenze e di temporanei momenti di «sballo», è un'esperienza da ripetere? Gli alunni, coordinati dai professori Ivo Mondini e Roberto Furri, sono una piccola parte dei 30mila adolescenti coinvolti in tutta Italia in questa iniziativa di prevenzione primaria, volta cioè a evitare l'insorgere di patologie. L'obiettivo è quello di spostare l'età di inizio di assunzione degli alcolici a 18 anni. Più giovani sono i consumatori di alcol, infatti, maggiore è il rischio di sviluppare dipendenze. Ma per gli adolescenti la questione è più grave: l'alcol provoca gravi alterazioni sul cervello che non ha raggiunto la piena maturazione. Le strutture cerebrali ed epatiche non sanno ancora metabolizzare e rischiano di essere lesionate, tanto da scatenare una predisposizione a sviluppare anche altri tipi di dipendenze, dal gioco alla droga. «Anche un solo ragazzino che in età adolescenziale e preadolescenziale decide di non bere alcolici è un buon risultato», spiega l'equipe di psicologhe. «Al termine del progetto abbiamo notato che lo 0,6 per cento di ragazzini coinvolti adotta pratiche più sane. Non diamo nozioni da educatore. Spingiamo su altri versanti, per far capire che c'è divertimento anche di altra natura e per far prendere coscienza del fenomeno. Diciamo ai ragazzi di tenere su le antenne e se dicono che anche i genitori lo fanno spieghiamo che per i giovani è diverso».  Il coinvolgimento nelle attività è importante: i ragazzi ad esempio sono invitati ad analizzare pubblicità che fanno leva proprio sulle loro fasce d'età. Ogni anno, inoltre, gli studenti coinvolti nel progetto partecipano a un concorso per formulare uno slogan efficace contro l'abuso di alcol e nel 2012 ha vinto la classe seconda D delle Cavalchini Moro, con il motto «Smetto perché mi rispetto», dimostrando di aver centrato l'obiettivo educativo.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)