Giovani e nuove dipendenze: considerazioni del prof. Giuseppe Borgherini
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di Daniela Boresi
VENEZIA - Hanno coniato pure un nome per la sindrome che sta dilagando: Facebook addiction disorder, che altri non è se non
un succedaneo dell'Internet addiction disorder che tradotto in parole povere sta a significare quella dipendenza che colpisce
chi non riesce più ad allontanarsi dai social network.
Facebook in testa, appunto. I medici che al policlinico Gemelli hanno addirittura aperto un ambulatorio per aiutare questi
nuovi dipendenti, assicurano che su 10 "navigatori" due sono irrimediabilmente dipendenti. Più vicina a noi c'è l'esperienza
del professor Giuseppe Borgherini, che a Villa Parco dei Tigli nel Padovano, ha una specifica sezione per dipendenze, da
alcol, droga, gioco e ora anche Internet. Qualche decina di ragazzini l'anno che a Nordest complessivamente subiscono pesanti
danni dalla loro passione, ma diverse migliaia coloro che, pur non avendo subito danni, hanno pesantemente condizionato la
propria vita.
«Il dipendente è una persona legata a qualcosa che condiziona la sua sopravvivenza, e la possibilità di venire meno a questo
legame crea angoscia e paura, - sottolinea Borgherini - Si può dipendere dalle persone, dalle sostanze che ingannano il
cervello dando una sensazione di forte ricompensa, vedi cocaina, o dai social network che ci regalano la frenesia di avere
tanti contatti e sentire una sorta di onnipotenza nel poter accedere velocemente a così tante relazioni». Il risultato è
devastante: una vita reale sostituita da rapporti virtuali che tengono legati al video ore e ore, anche 10-11 consecutive.
«Più passa il tempo, più nelle persone più fragili vengono trascurate le relazioni personali e i parametri di vita normale,
come lavoro o il sonno e questo mette in tilt il sistema nervoso. - continua lo psichiatra -. Diventa patologia quando, pur
avendo numerosi contatti, non si riesce ad operare delle restrizioni, s'instaura un corto circuito e ci si ritrova in
situazione che possono provocare danni anche pesanti».
In clinica arrivano di solito persone sotto i 40 anni, con discreto livello culturale, dimestichezza col mezzo informatico di
cui fanno un punto di orgoglio. Di solito a dare l'allarme è un parente, preoccupato dallo stato di prostrazione e di
stanchezza. «Dalla trascuratezza della prole e degli affetti - aggiunge Borgherini. O perchè fanno un uso smodato di
antidolorifici, per il mal di testa, o di psicofarmaci. Abbiamo un centro che si occupa di dipendenza e gioco d'azzardo
patologico, e vediamo le vittime di ogni dipendenza, dalla droga all'alcol, da Internet ai videogiochi. E proprio in questo
ultimo ambito abbiamo lanciato un allarme perchè a breve entreranno in commercio macchine molto pericolose, accattivanti e
con montepremi elevati avranno una diffusione capillare e questo significa che le persone più fragili potranno diventarne
facili preda».
Una volta entrati nella spirale non è facile uscirne: si passa attraverso un controllo farmacologico per ritmo sonno-sveglia
- ricorda Borgherini - Sedute di psico-educazione dove si spiegano i problemi legati ad un abuso di Internet. Poi un gruppo
dove si cerca di attenuare la spinta a questo genere di piacere, non ultimo l'aiuto delle famiglie.