Il gioco d'azzardo: una droga autorizzata
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Il gioco d'azzardo: una droga autorizzata
Paradossalmente il gioco d'azzardo lo si può considerare una sorta di termometro della crisi, in tempi di ristrettezze si registrano sensibili aumenti in merito all'acquisto di biglietti fortunati e maggior propensione nel partecipare ai concorsi settimanali quali tra i più conosciuti il Lotto ed il Superenalotto, insieme a questi ultimi un importante primato lo si può senza dubbio assegnare al gioco del poker on-line.
Il poker è diventato nel giro degli ultimi cinque anni il gioco preferito dagli italiani, grazie alla grande diffusione in rete, alle trasmissioni televisive che insegnano quelli che potremmo definire "i comportamenti ed i trucchi del vero giocatore", grazie anche alla capillare installazione di postazioni per il gioco - i videopoker - autorizzate all'interno di aree di servizio ed esercizi commerciali quali rivenditori di tabacchi e bar.
Non è più necessario cercare una sala giochi per tentare la fortuna, anzi, sembra quasi che sia la fortuna al contrario, a spalancare le braccia quasi in ogni angolo della città all' aspirante giocatore. Se si contano anche i casinò on-line, la possibilità di guadagnarsi "il podio del vero vincitore" è pressochè immediata, non esiste infatti il bisogno di sostare per ore in luoghi pubblici, bastano un computer, una carta di credito, un collegamento internet e che il gioco abbia inizio. La comodità di poter 24 ore su 24 entrare in contatto con il gioco on-line in qualsiasi latitudine dell'emisfero terrestre (purchè coperto da connessione Internet) rende il tutto estremamente pericoloso, poiché il giocatore non ha freni, è sempre più invogliato nel tentare la fortuna.
Molte persone giocano d'azzardo perchè sono avide e vogliono ottenere molto per poco, vogliono avere qualcosa che in realtà con gli sforzi di tutti i giorni non sono in grado di avere, è facile tuttavia in tempo di crisi cadere nelle spire della ludopatia, il giocare patologico può essere scatenato infatti da molti fattori: primo tra tutti quello di potersi concedere quel qualcosa in più che potrebbe apparentemente cambiare la propria routine, che per molti è quella di condurre una vita fatta di sacrifici per arrivare a fine mese con la copertura economica equivalente ad uno stipendio che non basta più.
Il calcio d'inizio chiaramente è dato anche da una e soltanto una vincita, il potenziale giocatore compulsivo è continuamente intento a rivivere le esperienze trascorse di gioco ed a valutare e pianificare nel dettaglio le mosse che andrà ad attuare nelle partite successive per favorire una vincita. E' chiaro che non sempre si ha fortuna in questo ambito e che sono più i casi in cui si verificano perdite che quelli in cui si realizzano vincite, ed è così che ogni giocata diviene una estenuante rincorsa alle proprie perdite verificatesi nel tempo, volendo recuperare ciò che si è investito per pareggiare il conto con la promessa poi di non cadere più in quella che si è identificata una trappola. Il vero problema però, è che la vera trappola risulta essere proprio quest'ultima: voler pareggiare un conto che ben presto si dimostrerà il più salato che si sia mai pagato nella vita.
Stando ai dati della Banca d'Italia dal 2003 al 2010 la raccolta complessiva del settore in Italia è aumentata da 15 miliardi di euro a più di 60 e nel 2011 è continuata a crescere senza subire battute d'arresto. L’Italia, secondo l’ultimo rapporto di Libera, è la prima nazione in Europa per il gioco d’azzardo sia legale che illegale e la Basilicata è tra i primi posti nell'indebitamento da gioco. Il "Gratta e vinci" nonostante i divieti vigenti viene acquistato da un numero sempre maggiore di adolescenti, entrando a far parte addirittura di una delle voci riguardanti le loro spese mensili, insieme alle ricariche del telefono cellulare e spesso alle sigarette. Molti giovani dai 15 ai 17 anni spendono mediamente dai 20 ai 60 euro mensili in gratta e vinci.
Il gioco diventa una vera e propria droga e rubare sia in casa che fuori è ciò che si è disposti a fare pur di assecondare questa patologia, che ad oggi sappiamo essere appunto una vera patologia. Quattro italiani su dieci giocano d'azzardo e lo Stato imperterritamente continua a non controllare l'origine ed il flusso che genera tanta ricchezza alle proprie casse e tanti problemi alle famiglie; spesso per i debiti o per reati commessi "l'ultima carta" che i giocatori sono costretti a giocare è quella del suicidio.
E' intollerabile e degno di un sonoro ammonimento il fatto che non ci sia un controllo sulla frequenza dei giochi e sulla quantità di denaro investita, basterebbe e sarebbe l'unica via d'uscita, come accade per i tabacchi imporre l'obbligatorietà di esibire il proprio codice fiscale o tessera sanitaria, da inserire in un apposito lettore per avere accesso o divieto all' acquisto di biglietti, per avere accesso ai casinò on-line, per tentare la sorte alle slot machine.
Il gioco d'azzardo autorizzato si traduce in questo modo in meccanismo autorizzato complice dei conti sempre più in rosso degli italiani, in pratica autorizzata e fuori controllo che crea dipendenza. È vero che in alcuni giochi si investono pochi soldi, ma se vogliamo essere coerenti, dobbiamo chiederci: in base a quale criterio possiamo tracciare una linea dicendo, "fino a questa cifra non è azzardo, ma da qui in poi è una cosa immorale"?
Come è accaduto per il tabacco, nei confronti però dei produttori, c'è da attendersi a breve che vengano richiesti cospicui risarcimenti allo Stato Italiano per i problemi scaturiti dal gioco autorizzato, a fronte di un volutamente mancato controllo.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)