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Istituto Superiore di Sanità: alcol e gravidanza, basta evitare di bere per pochi mesi per proteggere il bambino

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Alcol e gravidanza: basta evitare di bere per pochi mesi per proteggere il bambino


Ogni anno, in media, in Italia oltre 560.000 donne diventano madri. E molte di esse, soprattutto alla prima gravidanza, spesso ci chiedono: come dobbiamo comportarci nei confronti dell’alcol? Se sono incinta devo smettere assolutamente di bere? O un bicchiere ogni tanto è ammesso nella mia dieta? E ancora: è importante non assumere più alcol già quando si è nei primissimi mesi di attesa?

Dietro queste domande ci sono dei comportamenti che, secondo una ricerca commissionata da AssoBirra, parlano di uno zoccolo duro di circa 8 su 10 che non bevono o smettono di bere alcol appena apprendono della gravidanza, mentre il 17% riduce i consumi di bevande alcoliche, ma non li elimina del tutto, e un 4% mantiene le stesse abitudini pre-gravidanza.

Inoltre i rischi legati al consumo di alcol in gravidanza costituiscono un argomento delicato e non del tutto noto, specialmente in Italia. Il feto, infatti, non ha difese rispetto all’alcol assunto dalla madre. Questa sostanza può interferire con il suo sviluppo provocando l’insorgere delle cosiddette patologie fetali alcol correlate, che possono provocare danni permanenti e irreversibili come anormalità della crescita, ritardo mentale e alterazioni somatiche. Tali patologie, a seconda della loro combinazione e gravità vengono distinte in FAS (sindrome fetale alcolica), FAE (difetti alla nascita alcol correlati) e FASD (disordini collegati all’uso dell’alcol in gravidanza).

In una ricerca pubblicata a settembre 2011, l’Istituto Superiore di Sanità ha rivelato che il 7,6% dei neonati italiani sono stati esposti durante la gravidanza all’alcol materno. E sebbene ancora oggi la scienza non possa dirci con certezza se esista o meno una quantità minima di alcol sicura in gravidanza, si ritiene prudenziale evitare completamente il consumo di una sostanza, l’alcol appunto, che potrebbe creare problemi al sistema nervoso centrale del nascituro, con conseguenti rischi di ritardo mentale o di disturbi comportamentali.

Per questo è importante una campagna supportata dagli operatori sanitari più autorevoli e competenti - i ginecologi e ostetrici, indicati dalle donne italiane come la realtà più autorevole in grado d’incidere sulle loro decisioni in materia - che orienti le future mamme verso le giuste scelte comportamentali in materia di alcol.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)