L'effetto della droga: realtà o immaginazione?
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L'effetto della droga: realtà o immaginazione?
Sciamani che dopo aver ingerito un estratto vegetale comunicano con Dio. Miracolo? No, questa illusione è una delle conseguenze dell'
assunzione di sostanze psicotrope. Immagini bizzarre, suoni distorti, visione di cose o persone inesistenti: sono questi alcuni degli effetti
di un allucinogeno che altera la percezione della realtà. Un nuovo studio brasiliano descrive in che modo il cervello, sottoposto a sostanze
psichedeliche, interpreti come equivalenti pura realtà e mera immaginazione. Stupefacente? Battuta scontata.
L'esperimento, pubblicato recentemente su "Human Brain Mapping", è stato condotto da Draulio de Araujo e dai sui colleghi del Brain
Institute, della Federal University of Rio Grande do Norte di Natal, e prende in esame un gruppo di volontari sottoposti a prove di realtà e
immaginazione. Ma in che modo? Prima e dopo aver assunto ayahuasca, un infuso di erbe utilizzato dalla popolazione Amazzone per scopi
religiosi e curativi. Prima di tutto: perché dopo aver bevuto un infuso di erbe naturali dovrebbe cambiare qualcosa? Beh, perché l'infuso
delle erbe in questione contiene ingredienti come Psychotria viridis e Banisteriopsis caapi: un arbusto e una liana. E fin qui non c'è niente
di strano. Se non fosse che la loro peculiarità è di contenere nel primo caso DMT, ovvero dimetiltriptamina, che ha proprietà allucinogene, e
nel secondo prodotti chimici che agiscono come gli IMAO, inibitori delle monoamino ossidasi (tipologia di farmaci antidepressivi).
La DMT e gli allucinogeni in generale tendono ad agire sui recettori del neurotrasmettitore serotonina mimando il meccanismo d'azione degli
antidepressivi SSRI. Vista l'importanza della serotonina per il comportamento emotivo, l'attenzione, il livello di piacere, di benessere e
molto altro, sono intuibili le conseguenze di una modifica ai meccanismi di questo sistema. Gli IMAO, invece, sono antidepressivi meno
diffusi che hanno una particolarità: inducono un effetto stimolante dovuto al blocco della distruzione dei neurotrasmettori eccitatori:
monoamine come la serotonina e la noradrenalina. Quest'ultimo aspetto è illustrato molto bene da J.C. Callaway e dai i suoi colleghi, che
mostrano la farmacocinetica dell'ayahuasca in un loro studio del 1999.
Ecco che questo spiega il perché della distorsione della realtà, ma non dice come mai il cervello "drogato" non distingue tra percezione
reale e immaginazione. L'esperimento, però, lo chiarisce. Ai soggetti è chiesto di fissare immagini di persone o animali e in una successiva
fase di immaginare di continuare a vedere quelle stesse immagini. Questo prima e dopo aver ingerito ayahuasca. Il tutto sotto costante
monitoraggio della fRMI. Se nella prima condizione del test con soggetti "incontaminati" non succede nulla di inatteso, i risultati della
fRMI dopo l'assunzione di ayahuasca sono davvero sorprendenti. Infatti la corteccia visiva primaria (BA17) è attivata pressoché allo stesso
modo sia quando gli individui guardano realmente le immagini, sia nel momento in cui le "vedono" soltanto nella loro mente. E non solo: l'
ayahuasca aumenta il livello di coinvolgimento corticale anche di altre aree non visive, ma correlate per esempio alla memoria, all'
immaginazione e ai processi intenzionali. Questo incremento del carico di lavoro cerebrale potrebbe "spiazzare" il cervello, spingendolo a
interpretare l'immaginazione ai limiti della realtà.
Normalmente il potere dell'immaginazione, soprattutto per i fenomeni visivi, non è comparabile, come livello di attivazione corticale nelle
aree sensoriali, alla reale percezione. Ma se una sostanza allucinogena colmasse questo gap? Ovviamente non è tutto così semplice. Michael
Brammer, direttore del Brain Image Analysis Unit del King's College di Londra, confessa che "le cose sarebbero facili se bastasse la fRMI per
mappare precisamente ogni punto dell'attività cerebrale", ma lui stesso afferma che "lo studio sembra rivelare dati solidi". Anche Robin
Carhart-Harris, dell'Imperial College di Londra, ha già provato esperimenti di fRMI simili, usando il funghetto allucinogeno psilocybin. Un
ulteriore studio molto attinente, seppur datato, proviene da un altro psicologo: Erik Hoffman, della University of Iowa. Nel 2005 registrò,
grazie all'elettroencefalogramma (EEG), l'attività cerebrale di 12 soggetti volontari sottoposti ad ayahuasca. Risultati: forte incremento
delle onde alfa e theta nel lobo occipitale e frontale. Dati che confermano la correlazione tra ayahuasca e uno stato di alterazione della
coscienza. Questo apre un interessante discorso: come le sostanze psicodislettiche possano aumentare la consapevolezza per il subconscio
tendendo a farlo emergere rispetto alla condizione di normalità.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)